Per lui, dice la figlia, “la politica è finita col Pci“. Anzi, disse lui tempo fa al Fatto, “il partito morì allora”. Allora: cioè quando morì Enrico Berlinguer. Alberto Menichelli, per 15 anni autista e capo-scorta dello storico segretario del Partito comunista italiano, è morto ieri a Roma. Aveva 88 anni. Ex operaio edile romano, Menichelli iniziò a lavorare a Botteghe Oscure dal 1964: prima con Umberto Terracini, poi nella vigilanza. Nel 1969, il giorno dei funerali di Mario Berlinguer, padre di Enrico, il partito mandò Alberto ad accompagnare alla camera ardente l’allora segretario regionale del Lazio che si accingeva di lì a pochi giorni a diventare vice-segretario nazionale. Doveva essere una cosa provvisoria, ma da quel giorno è stato con Enrico Berlinguer per quindici anni. “Quel giorno a Padova mi fece anche uno scherzo – raccontò Menichelli – Stava bene. Eravamo pronti per andare al comizio ma lui non scendeva dalla camera d’albergo. Vado su e non lo trovo. Ritorno giù, trafelato, e lo vedo spuntare nella hall, che rientra da una passeggiata. Mi dice: ‘Stavolta t’ho buggerato'”. Poi il comizio “Sul palco, gli misi l’impermeabile sulle spalle e lui mi sussurrò di prendere i suoi appunti. In albergo era già in coma. Il mio Partito morì allora”.
Dalla morte del segretario del Pci Menichelli non smise mai di organizzare manifestazioni ed eventi per ricordarlo: dalla mostra fotografica itinerante fino al libro, uscito nel 2014 per l’Unità, In Auto con Berlinguer. Ad ogni anniversario della morte del leader comunista Menichelli organizzava la commemorazione ufficiale al cimitero di Prima Porta.
I funerali di Menichelli si terranno lunedi alle 10.30 a Roma, nella Basilica di San Giovanni Bosco nel quartiere romano di Cinecittà. Il feretro verrà condotto successivamente per una breve commemorazione al circolo dell’Associazione Enrico Berlinguer di cui Menichelli era presidente. La camera ardente sarà aperta dalle 8 di lunedì al Policlinico Casilino.