Bentornati all’inferno. Se per caso, durante le ferie, avevate staccato cellulari, portatili e tablet per sfuggire al lavoro – quelli che ce l’hanno, il lavoro – ora è tempo di riconnettersi. Anch’io, che non sono mai sconnesso, stamattina avevo programmato tutto: sveglia, colazione leggera, quasi virtuale, una manciata di ansiolitici e poi via, verso nuove avventure. Anzitutto, dovevo mandare sette bozze elettroniche sette a un’enciclopedia fatta in Norvegia per un editore tedesco, ma delegando l’editing a una redazione in India. Si accede al sistema, si caricano le bozze stampate, corrette e scannate, si rassicura il redattore o la redattrice indiana – per anni ho creduto che Amartya Sen fosse un’attrice di Bollywood – e si tira un primo respiro di sollievo. Ah, la globalizzazione.
A quel punto ti accorgi che sono già le undici, e che il tecnico dell’azienda leader, il quale doveva venirti a cambiare il modem alle nove, si è guardato bene da presentarsi all’appuntamento, richiesto da loro. Eppure, gente seria: non come quelli che reclamizzano in Rai la costruzione di un Boeing 707 in formato 1/1, in 357mila comodi fascicoli, e poi scopri che è la pubblicità di un aceto balsamico. Allora ti attacchi al telefono e, dopo la solita ridda di musichette, voci-guida e menu da tastiera parli con tre call center: a Durazzo, Albania (extracomunitario); a Milano (che è ancora Italia: o no?); a Costanza (Romania, Ue). Nessuno sa risponderti una beata cippa, ma tutti invocano le procedure. Che, si sa, devono essere dure: altrimenti si chiamerebbero procemolli.
Infine, devi spedire a un editore le bozze di un libro sulle quali hai sprecato l’intero mese d’agosto: a pagina 97 ci sono ancora le macchie di sugo di Ferragosto, le pagine da 150 a 165, ancora umide d’acqua di mare, hai dovuto asciugarle con il phon. Telefoni sconsolato al corriere perché mandi qualcuno a ritirarle, e pensi fra te e te, vergognandoti, che gli addetti al ritiro sono comunque meglio degli installatori di elettrodomestici, ai quali, resti fra noi, io ormai faccio credere di essere armato. Districandoti fra comandi incomprensibili riesci inopinatamente a parlare con il call center, combini il ritiro e poi ti metti un po’ inquieto ad aspettare.
A un certo punto decidi: quando suonano, aprirai con una mano in tasca. Come se fossi armato.