A far discutere non dovrebbe essere la foto dei migranti in piscina postata su facebook da don Massimo Biancalani, ma le reazioni che questa ha generato: insulti e minacce. Per parte sua, il parroco è certamente colpevole di un reato: quello di misericordia. Esercita il sacerdozio facendo suo il comandamento dell’amore: amerai il prossimo tuo come te stesso. Che questo prossimo sia bianco, nero, italiano o senegalese a Biancalani non è mai importato: “Qui aiutiamo anche i senzatetto italiani” ha ribadito ieri, venerdì, intervenendo in un programma televisivo.
Secondo qualcuno ha sbagliato a esibire il bene fatto verso gli altri (gli stranieri), visto il clima nel quale è avvolto il paese e il pericolo di fornirebbe l’alibi a quelli che parlano alla pancia trasformando lo straniero nel capro espiatorio: il colpevole di tutti i mali. Secondo altri, il vero peccato capitale del don è contenuto nelle parole aggiunte all’immagine: “Loro sono la mia patria, i razzisti e i fascisti i miei nemici!”.
E dove sarebbe lo scandalo? A fronte della violenza verbale che si è scatenata in questa vicenda e di quella espressa quotidianamente da una parte della classe politica italiana, le parole del parroco fanno perfino sorridere perché mettono in luce che sotto la tonaca c’è un uomo, non un santo, con delle idee e capace (forse) di sbagliare nei toni e di arrabbiarsi. Per questo è stato bacchettato da quello stinco di santo di Salvini che ha insignito il sacerdote del patentino di “anti-italiano, anti-leghista e anti-fascista” e ha strumentalizzato il caso per mettere in cattiva luce il Vaticano, colpevole di essere a favore dell’accoglienza.
Come se non bastasse, hanno pensato bene di aggiungersi anche i militanti pistoiesi di Forza Nuova – improvvisamente colti dall’amore cristiano – che hanno annunciato la loro presenza alla messa di domenica. Lo scopo? “Vigilare sull’effettiva dottrina di don Biancalani”. La comitiva nera pare prenderà le sembianze di una commissione della Congregazione per la Dottrina della Fede. Entreranno in cappella indossando il saio nero e il cappuccio in testa. Fedeli a San Benito da Fregene, sognano un paradiso diviso in due: italiani a destra, tutti gli altri a sinistra.
A troneggiare sulla folla – secondo la loro interpretazione delle scritture – è San Pietro, vestito di nero. In mano ha una frusta, mentre con l’altra fa dei brevi cenni per smistare le persone. Con voce potente, grida in continuazione “a destra, a sinistra”, esercitando una scelta morale che anche noi dovremmo fare. Sta infatti a noi riuscire a collegare il caso di questo parroco, Biancalani appunto, con gli sgomberi di Roma fino alla scritta “no ai neri, no all’invasione”, apparsa su un muro a Breno di Borgonovo Val tidone, in provincia di Piacenza, e reagire contro chi sogna un paese dell’apartheid.
Altrimenti, Dio ci salvi.