L'inchiesta nasce da un esposto del ricercatore Luigi Grasso che ha avuto accesso agli archivi e alle carte del processo. Il procuratore: "Atto dovuto, valuteremo modi e tempi"
Dopo 37 anni dal blitz nel covo delle Brigate rosse a Genova in via Fracchia, la procura locale ha riaperto un fascicolo di indagine per omicidio colposo “in danno di Riccardo Dura“. Nella notte del 28 marzo 1980 quattro brigatisti vennero uccisi dai carabinieri: oltre a Dura, anche Lorenzo Betassa, Pietro Panciarelli e Annamaria Ludmann. L’inchiesta è stata riaperta “per atto dovuto” dopo la presentazione di un esposto, come spiegato all’agenzia Ansa dal procuratore Francesco Cozzi. Che ha aggiunto: “Adesso valuteremo modi e tempi di eventuali accertamenti”.
A presentarsi in procura, come scrive il Secolo XIX che stamane ha anticipato la notizia, è stato Luigi Grasso, ricercatore universitario che nel 1979 venne accusato di terrorismo e negli anni successivi completamente prosciolto. “Quello di Dura è stato un omicidio volontario, venne ucciso con un solo colpo alla nuca” si legge nell’esposto presentato da Grasso.
L’eventuale inchiesta sarà affidata dai magistrati ai poliziotti dell’antiterrorismo. Grasso alla decisione di presentare l’esposto è arrivato dopo una ricerca personale negli archivi giudiziari che gli ha permesso di ottenere il fascicolo di via Fracchia: in cui c’è la ricostruzione dei fatti spiegata da Michele Riccio, il capitano che guidò l’assalto, uomo di fiducia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa al quale era stato affidato il compito di condurre la battaglia contro le Br. Dalla lettura di quei fatti Grasso è arrivato alla conclusione che l’uccisione del brigatista Riccardo Dura è un omicidio volontario.