Cantò Milano e George Brassens, fu maestro di cabaret, satira e comicità. Fondatore de “I Gufi”, fece della canzone popolare lombarda un culto e alternò al palcoscenico l’impegno sociale e politico. Se ne è andato a 79 anni Nanni Svampa, morto a Varese, la sua “seconda casa”.
Tratto da ‘Nanni 70 – I peggiori 70 anni della mia vita’
Nato a Milano nel 1938, Svampa si era trasferito a Porto Valtravaglia, sul lago Maggiore. Venendo adottato così da una provincia che ha dato i natali, tra gli altri, anche a Dario Fo e dove la canzone e la comicità si respirano nell’aria. Svampa debutta sulle scene milanesi in due riviste goliardiche bocconiane nel 1959. A metà degli anni Sessanta fonda il gruppo di cabaret teatrale ‘I Gufi’ con Roberto Brivio, Gianni Magni e Lino Patruno.
Negli stessi anni si dedica a due spettacoli sulla canzone in lingua milanese, in scena al Piccolo Teatro e di cui firma anche testi e regia. Con ‘Nanni Svampa canta Brassens’, del 1968, la sua fama si diffonde anche fuori dalla Lombardia. Insieme a Fabrizio de André, diventa il riferimento italiano per le melodie del maestro francese della canzone d’autore. Negli anni Settanta alterna l’impegno sociale e politico con la ricerca sui canti tradizionali della sua terra. Dagli anni Ottanta avvia anche una carriera da attore per il cinema e la televisione, con ruoli soprattutto da caratterista. Considerato l’ultimo grande esponente della canzone in dialetto, che ha ormai smesso di risuonare nelle osterie meneghine mescolata a battute e canti popolari, Svampa ha continuato a lavorare fino all’ultimo tra teatri e locali.