Quasi cento migranti sbarcati su un’isola minuscola che contra 400 abitanti: in pratica quasi un terzo della popolazione. È una condizione di emergenza quella che sta vivendo in queste ore l’isola di Linosa, 24 miglia a nord da Lampedusa (dal quale dipende a livello amministrativo) e 95 a sud da Porto Empedocle. “Dopo più di 24 ore continuiamo ad essere abbandonati dallo Stato“, dice Carmelo Ardizzone, che sull’isola è il delegato del sindaco di Lampedusa e Linosa Salvatore Martello.
“Qui – continua- non abbiamo un centro d’accoglienza, non abbiamo alcuna struttura, non siamo attrezzati. I migranti hanno dovuto dormire all’aperto tra l’anfiteatro e il nido dove c’è un albero secolare che li protegge dal sole. La prefettura ha chiesto a uno dei tre ristoranti sull’isola di servire colazione pranzo e cena ma per il resto non sappiamo quando verranno a prenderli per portarli a Lampedusa o a Porto Empedocle. Dicono nel pomeriggio, staremo a vedere”.
Il gruppo di migranti (di nazionalità tunisina e algerina, quasi tutti tra i 18 e 24 anni) è arrivato a Linosa con due imbarcazioni diverse: la mattina del 27 agosto sono sbarcate circa settanta persone, mentre poche ore fa ne sono arrivate altri 22. Per la verità all’inizio sembrava che col primo sbarco fossero arrivate sulla minuscola isola solo 54 persone. “Stamattina, però – racconta Ardizzone – ci siamo accordi che erano di più. Gli altri credevano di essere arrivati in Sicilia e quindi sono scappati sulle montagne”. Ovviamente essendo l’isola grande solo 5 chilometri quadrati non è stato difficile rintracciarli per i tre carabinieri in servizio a Linosa (due dei quali vigili da 36 ore). “Qui siamo in condizioni di estrema emergenza“, dicono dalla guardia medica locale. “Sono venuti quasi tutti per andare alla toilette visto che non ci sono altri servizi igienici. Alcuni li abbiamo medicati: hanno ferite superficiali e ustioni. Ma non sappiamo come assisterli oltre”.