Economia

Resistere, come la crisi sta rivoluzionando la sensibilità e le abitudini di consumo

L'analisi sociologica delle strategie anticrisi di condivisione e recupero che ha dato luogo a "pratiche produttive e collaborative stupefacenti per sopravvivere alla disoccupazione, riappropriarsi del diritto di scegliere e anche vivere in un modo nuovo"

Catering anti-spreco, cene “condivise” in casa di nuovi amici della rete, recupero di cibi invenduti, vacanze con scambi di casa che consentono di risparmiare fino al 58% del budget, mobilità condivisa. Sono le nuove tendenze nate grazie al web, ma sono anche nuovi mezzi per contrastare una crisi economica che sta sgretolando vecchi modelli produttivi e sociali. In che modo? E soprattutto con quali prospettive? Con un pizzico di ottimismo lo racconta Resistere (Donzelli editore, Roma 2017). Il volume è frutto di una ricerca interuniversitaria sul campo, basata su interviste e studi di caso ed è stato curato da Laura Bovone, professore di Sociologia della comunicazione, nonché direttore del Centro per lo studio della moda e della produzione culturale (ModaCult) alla Cattolica di Milano e da Carla Lunghi, docente di Sociologia generale e Sociologia dei processi culturali del medesimo ateneo meneghino.

Attraverso nove saggi, le due sociologhe hanno cercato di far emergere le strategie messe in campo per “resistere” ad una crisi senza precedenti che tocca diversi segmenti del sistema produttivo. Non a caso le ricerche pubblicate spaziano in settori diversi partendo dall’analisi dell’ “Italia al tempo della crisi: lavoro, consumo, partecipazione” (Gisella Accolla ed Emanuela Mora) per arrivare alle “pratiche di riduzione dello spreco alimentare” (Roberta Paltrinieri e Paola Parmiggiani) e alle “reti collaborative di produzione e consumo” (Carla Lunghi). Entra poi su temi come l’housing sociale (Guido Gili e Emanuela Pece), il risparmio energetico (Giorgio Osti, Natalia Magnani, Giovanni Carrosio) e l’ “individualizzazione e condivisione” fra i giovani milanesi (Edda Cecilia Orlandi e Luisa Leonini). Infine si concentra su “destandardizzazione” (Antonella Spanò e Mirella Giannini), creatività nel “reinventare i beni comuni a Roma” (Romana Andò, Antimo Luigi Farro, Simone Maddanu, Alberto Marinelli) e “fare ricerca attraverso il web” (Silvia Mazzucotelli Salice). Tante tessere diverse con cui la raccolta fa emergere un mosaico inedito ed inatteso.

Da un lato, il volume prende atto del fatto che il rallentamento dell’economia ha travolto ogni sicurezza relativa a modi di lavorare e di consumare della modernità con un impatto soprattutto su giovani, donne e stranieri. Da questo scenario, come si legge nelle pagine scritte da Accolla e Mora, è scaturito un “riadattamento nelle abitudini di consumo” che è stato influenzato dalla crisi e da “un progressivo aumento della sensibilità nei confronti dei temi ambientali e più in generale della sostenibilità, così come da una maggiore attenzione, da parte di determinate fasce della popolazione, nei confronti della salvaguardia della salute”. A sostegno di questa tesi, per le due sociologhe ci sono fenomeni concreti come ad esempio l’aumento dell’autoproduzione in agricoltura: “Secondo gli ultimi dati disponibili, il 5,8% degli italiani adulti coltiva un orto (di dimensione media di 160 metri quadri) e un ulteriore 2,4% della popolazione è definibile «hobby farmer»”, individui che coltivano un terreno agricolo (circa 7mila metri quadri) per passione destinando l’89% della produzione alla famiglia. O ancora, nell’ambito dei beni non deperibili, l’incremento del “ricorso all’acquisto dell’usato” per auto, ciclomotori e biciclette passato dal 27,8% degli acquisti del 2006 al 35,1% del 2013. Una piccola rivoluzione possibile soprattutto grazie al web.

Secondo il volume, infatti, è proprio grazie al contributo delle nuove tecnologie, che, i Millennials, colpiti dalla crisi, sono riusciti a reagire reinventandosi “tattiche” o “modi di arrangiarsi”. E, come precisa Bovone, hanno anche sperimentato “pratiche produttive e collaborative stupefacenti per sopravvivere alla disoccupazione, riappropriarsi del diritto di scegliere e anche vivere in un modo nuovo”. Tutto questo perché la “crisi impone di aguzzare l’ingegno e, trattandosi di una crisi globale, suggerisce strategie transculturali”, come si legge nell’introduzione di Bovone, pronta ad intravedere i primi segni della costruzione di un mondo più “conviviale” attraverso una rivoluzione culturale che viene dal basso. Tutto questo grazie a un’epocale mutazione tecnologica che sta decisamente modificando le regole del gioco capitalistico.