Il principio è ormai definito: ad ogni sgombero effettuato dovrà corrispondere una soluzione abitativa accettabile. Dopo le polemiche scoppiate a Roma per gli scontri tra la polizia e i migranti che si erano radunati in piazza Indipendenza e che vivevano nel vicino palazzo occupato di via Curtatone, il Ministero dell’Interno è già al lavoro per mettere in pratica la nuova linea che comprende il possibile utilizzo di beni confiscati alla mafia. Nella riunione al Viminale sono state individuate le prime 600 strutture potenzialmente utilizzabili per le emergenze abitative nelle grandi città, ma non mancano le polemiche. Se da una parte infatti erano arrivate le censure allo sgombero di via Curtatone, in primis dal Vaticano, ora è soprattutto la destra politica a criticare il nuovo principio, definito “diritto ad occupare“. “Fratelli d’Italia si batterà in ogni sede contro questa follia del Governo”, ha commentato Giorgia Meloni.
Marco Minniti si è riunito con i suoi collaboratori per un tavolo tecnico sul tema delle occupazioni e dell’emergenza abitativa. “Un primo confronto”, dicono dal Viminale, in attesa di una definizione nel dettaglio dei singoli casi, per evitare il ripetersi delle scene viste a Roma. E per trovare le alternative da offrire alle famiglie che saranno sfrattate dagli edifici occupati, o almeno a quelle che ne hanno diritto. L’ultima idea del Viminale è sfruttare gli edifici confiscati alla mafia, e in quest’ottica sarebbero già state individuate circa 600 strutture, tra le province di Roma, Milano e Napoli. Soluzioni che non sarebbero riservate esclusivamente ai migranti sfrattati, viene precisato, ma a tutte le situazioni di precarietà. Al centro ci sarà il ruolo dei prefetti. Saranno questi ultimi, in cooperazione con i sindaci, a individuare le soluzioni più adatte per assicurare un sereno svolgimento degli sfratti e lo spostamento nelle nuove sistemazioni abitative.
Quello di destinare beni confiscati alla mafia a persone senza casa, “è un caso previsto dalla legge e in parte si fa già, per esempio a Palermo”. Lo ha sottolineato Ennio Mario Sodano, direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. “Questa destinazione è conforme alla legge che dice che i beni possono essere destinati ai Comuni, che hanno una sorta di prelazione, per fini istituzionali o sociali“, ha spiegato Sodano. “A Palermo ne abbiamo destinati circa 400 al disagio sociale e abitativo, facendo un protocollo con il Comune. Altri centinaia sono stati destinati a tal fine tra Puglia e Calabria“, ha detto il direttore citando solo esempi relativi all’ultimo anno. Sodano ha denunciato però anche un problema: servono dei fondi per poter intervenire con lavori e ristrutturazioni.
L’argomento sarà proprio al centro dell’incontro tra il ministro Minniti e Antonio Decaro, in programma la prossima settimana. Il presidente Anci chiede al Governo l’istituzione di due fondi: uno per pagare gli investimenti nella ristrutturazione degli immobili pubblici, come quelli confiscati, che possono essere messi a disposizione ma necessitano di alcuni lavori, e un altro per pagare i dormitori. Martedì è previsto già un primo incontro al Viminale con l’Associazione dei comuni italiani proprio sul tema dell’emergenza abitativa.
Ma non manca anche la polemica politica sull’uso degli immobili sequestrati alla mafia per dare un tetto agli sfrattati. Il centrodestra sostiene che le nuove linee del ministero “in un colpo solo, abrogano de facto i reati derivanti dalla occupazione della proprietà privata altrui e contemporaneamente istituiscono un nuovo diritto, quello ad ottenere una soluzione alternativa all’occupazione stessa”. Le parole sono del deputato di Forza Italia Francesco Paolo Sisto, ma condivise da gran parte della destra. “Nel caso dei beni confiscati, da sindaco preferirei che venissero messi a disposizione delle famiglie italiane in difficoltà e in lista per le case popolari, prima che a chi occupa abusivamente degli immobili”, ha detto all’Adnkronos Ilaria Caprioglio, primo cittadino di Savona.
“La proposta è sbagliata e rischia di scaricare sul Mezzogiorno il grosso del problema dei rifugiati: il 70% degli immobili confiscati alle mafie sono infatti tra Sicilia (6916), Campania (2582) e Calabria (2500). Queste tre Regioni già sopportano una pressione di richiedenti asilo che le ha portate quasi al collasso, non possono reggere questi numeri”, ha dichiarato Mara Carfagna, portavoce del gruppo di Forza Italia alla Camera. Sia per la Lega Nord che per Fratelli d’Italia, la nuova linea del Viminale “è una follia”. “I centri sociali e i movimenti per la casa che fanno affari con la mafia delle occupazioni abusive rivendicano il copyright sulla proposta del Ministero dell’Interno di utilizzare i beni confiscati alla criminalità organizzata: è una nostra idea. C’è altro da aggiungere?, scrive su Facebook Giorgia Meloni.