Politica

A chi giova un crac leghista

Sono stato il direttore del La Padania. Sono amico di Matteo Salvini (per quanto non gli abbia risparmiato critiche molto dure, in privato e in pubblico. Anche su questo blog) e sono etichettato a giorni alterni come leghista o grillino: “Ha parlato il grillista”. Manca qualcosa? Se sì, me lo carico. In modo che tutte le carte siano scoperte sul tavolo.

Sono di parte? Se volete sì. Però abbiate la pazienza di leggere fino in fondo e solo a quel punto criticarmi nel merito. Com’è noto, Umberto Bossi e Francesco Belsito, allora rispettivamente segretario e tesoriere della Lega, sono stati condannati in primo grado per truffa ai danni dello Stato. La paura di non trovare più un euro nelle casse del Carroccio ha spinto la procura a chiedere il sequestro cautelativo dei 48 milioni di euro da restituire, in altre parole l’immediata confisca della somma con tanto di blocco dei conti correnti. Fossimo nel gioco del monopoli, Matteo Salvini sarebbe vicino al crac finanziario. In molti staranno pensando: “Bene, così impara a dare addosso ai clandestini, all’Europa, all’euro, ai poveracci eccetera eccetera”. In democrazia, però, non funziona così: le partite politiche si vincono o si perdono nell’urna.

Ma la Lega ha truffato lo Stato, lo dice una sentenza. Vero, lo dice una sentenza di primo grado. La sentenza però non dice né può dire se la Lega, al momento della sentenza definitiva, avrà o meno i soldi. Quindi Salvini, di fatto, deve pagare la truffa ai danni dello Stato adesso. E poco importa se non ci saranno più soldi per fare campagna elettorale o altra attività politica. C’è una sentenza da rispettare. Bene, allora partiamo da qui.

La Lega di Salvini deve pagare in anticipo le malefatte di Bossi e Belsito ai danni dello Stato e per questo rischia il crac. Non capisco perché lo stesso rigore e la stessa prontezza non siano riservati – in via precauzionale – ai padroni del sistema bancario e finanziario che ha truffato cittadini italiani o pezzi di economia italiana. Questo Paese, a norma di legge, consente a ex patron di banche di risultare nullatenenti e quindi di essere immuni ad azioni risarcitorie. Consente a potenti uomini d’affari di essere schermati da scatole cinesi dove il responsabile non si trova mai. Non capisco perché alle banche siano consentite ripartenze societarie dove i debiti vengono “coperti” dallo Stato.

E lo stesso dovremmo dirlo anche per i danni che le casse pubbliche hanno ricevuto da imprudenti valutazioni di agenzie di rating. A me sembra che l’ordine di bloccare i conti della Lega siano un modo per colpire (facilmente) la Casta politica, in generale, e un movimento anti-sistema in particolare. Non è giustizia a orologeria, per carità. E’ altro: è l’avviso tipico del sistema attuale, sterile e innocuo con i player finanziari, forte e “educativo” con la politica. La Lega di Salvini si è messa sui binari di una contestazione al sistema neoliberista e fa più paura della Lega di Bossi. La Lega di Salvini va immobilizzata esattamente come si stanno immobilizzando i cittadini, gli imprenditori e le famiglie. Per fare campagna elettorale, la Lega dovrà indebitarsi con quel sistema che contesta e a cui riserva fendenti pesanti.

La decisione della procura non è scandalosa (ci mancherebbe), è solo pericolosamente sbagliata. Perché la politica e i partiti sono ancora l’unico spazio democratico che argina lo scontento di una crisi che sta consumando diseguaglianze. Bossi e Belsito risarciscano, ma bloccare anticipatamente un movimento rischia di essere la mossa (giusta) che fa perdere la partita.