Incontri e telefonate, formali e non, si sprecano in questi giorni per cercare di uscire dall’impasse per definire le forze che sosterranno il rettore di Palermo. Il nome più accreditato per fare da vice a Micari, è allo stato quello dell’europarlamentare Giovanni La Via, esponente di spicco di Ap nell’isola e fedelissimo del ministro
La poltrona da vicepresidente della Sicilia per un suo uomo. Nel day after dell’ufficializzazione della candidatura di Fabrizio Micari a governatore, filtrano i particolari dell’accordo che Angelino Alfano è pronto a stringere per allearsi col Pd. Dopo che ieri sera la segreteria regionale del Pd ha benedetto la candidatura del rettore di Palermo, infatti, si attende che anche Alternativa Popolare ufficializzi il suo appoggio. Fonti parlamentari di area di centro – citate dall’Adnkronos – fanno sapere che gli alfaniani vogliono soltanto la garanzia di un loro nome per la poltrona da vice di Micari. Concessione che i democratici sono pronti a fare.
Anche perché l’ha rifiutata Rosario Crocetta, il governatore uscente che oggi è volato a Roma per vedere il segretario democratico Matteo Renzi. Un faccia a faccia per rivendicare una volta di più le primarie, alle quali il presidente uscente da statuto sarebbe candidato autonomamente. Crocetta ha sempre chiesto di essere messo alla prova degli elettori della coalizione. In ogni caso per conoscere l’esito dell’incontro tra Renzi e Crocetta bisognerà probabilmente aspettare la conferenza stampa annunciata dal governatore per mercoledì, anche perché è già in campagna elettorale, con il Megafono.
In ogni caso anche per Micari si sprecano incontri e telefonate, formali e non, per cercare di uscire dall’impasse. Il nome più accreditato per fare da vice a Micari, è allo stato quello dell’europarlamentare Giovanni La Via, esponente di spicco di Ap nell’isola e fedelissimo di Alfano. Si tratta di un uomo di assoluta fiducia di Giuseppe Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura e proconsole di Alfano nella sua Sicilia, attualmente a processo per turbativa d’asta e corruzione elettorale
Il nodo del vicepresidente è solo l’ultimo “tassello locale” per completare un’intesa politica che a livello nazionale è già chiusa. Nel frattempo, però, sul candidato di Ap e Pd piovono le polemiche dell’opposizione forzista. Il motivo? La sua decisione di non dimettersi da rettore dell’Ateneo palermitano durante la campagna elettorale. “Il rettore di un’Università non è l’amministratore delegato di una società privata. Se non si dimettesse oggi perderebbe totalmente la sua credibilità, una credibilità che in questo momento ha anche da parte mia, ma la mia stima per lui se non si dimettesse diventerebbe zero“, attacca Gianfranco Miccichè, commissario di Forza Italia sull’isola.