Sono indagati tutti i vertici e le accuse mosse dalla procura spaziano dall’associazione per delinquere, alla truffa, via ostacolo all’attività della Banca d’Italia e false dichiarazioni nel prospetto informativo depositato alla Consob. La Banca Popolare di Bari, 70mila soci e 3.500 dipendenti, trema di fronte alle ipotesi avanzate dai pm e ricostruite dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza. E sullo sfondo compare anche una storia di maltrattamenti e mobbing. La documentazione acquisita nel corso delle indagini, secondo quanto apprende l’Adnkronos, “non sarebbero emerse particolari criticità nella gestione della banca” né “ci sarebbe evidenza di azioni commerciali scorrette a sostegno della ricapitalizzazione”.
Sei le persone sotto inchiesta, come si è scoperto dopo l’avviso di proroga delle indagini: il presidente Marco Jacobini, i suoi figli Gianluca e Luigi, rispettivamente condirettore generale e vice, il responsabile della linea contabilità e bilancio Elia Circelli e il dirigente dell’ufficio rischi Antonio Zullo. Assieme a loro, ma solo per maltrattamenti, è indagato anche l’ex amministratore delegato Vincenzo De Bustis, in passato ai vertici anche di Mps, Deutsche Bank Italia e deus ex machina della Banca del Salento, poi diventata Banca 121.
La vicenda all’attenzione dei pm sarebbe nata dalla denuncia di un funzionario, incaricato di mettere a posto le carte nell’ufficio rischi. Il dipendente avrebbe evidenziato ai vertici della banca le irregolarità emerse durante la sua attività, ma queste sue segnalazioni non sarebbero state gradite dai vertici della Popolare, al punto che il funzionario sarebbe stato mobbizzato e licenziato. “Contano i fatti, gli atti, i numeri e la trasparenza – risponde la BpB – Le dichiarazioni rancorose di un dipendente licenziato per giusta causa è bene che siano oggetto di ogni approfondimento da parte della Procura, per consentire poi alla Banca Popolare di Bari di agire nei confronti dell’autore di tali inaccettabili propalazioni”.
I fatti – riporta l’edizione barese de La Repubblica – risalgono al periodo 2013-2016 quando la BpB acquistò Tercas, la Cassa risparmio di Teramo. E proprio a quel periodo si riferiscono le denunce dell’ex funzionario, che ha iniziato a parlare con i magistrati nello scorso dicembre. Nelle stesse settimane, i finanzieri si presentarono nelle tre sedi della Popolare di Bari per sequestrate documenti utili a un’altra indagine contro ignoti affidata ai pm Lydia Giorgio e Federico Perrone Capano, in forza all’Antimafia barese, che cercavano di comprendere se vi era stato un “ostacolo alla vigilanza” nel ” rilascio di linee di credito, in via diretta o indiretta, con l’acquisto di azioni”.
Articolo aggiornato dalla redazione web alle 17.18 del 31/8/2017