Marcella Ribechini, 53 anni, aveva occupato insieme ad altre decine di persone il grattacielo abbandonato della città toscana. Un rogo scoppiato il 2 agosto le aveva procurato ustioni sul 70-80 per cento del corpo. Il sindacato Asia-Usb di cui faceva parte: "Si era avvicinata per chiedere aiuto, ma anche per impegnarsi per gli altri"
E’ morta dopo quasi un mese di agonia Marcella Ribechini, la 53enne rimasta ustionata il 2 agosto nell’incendio di un’abitazione della Torre della Cigna di Livorno, occupata da mesi da quasi 200 persone sfrattate. La Ribechini era ricoverata al Centro grandi ustionati dell’ospedale di Cisanello, a Pisa, dov’era stata
Marcella Ribechini, originaria di Pomarance (in provincia di Pisa), aveva una storia simile a molti di coloro che hanno occupato il grattacielo abbandonato che si trova alla periferia nord della città toscana: aveva perso il lavoro da cieca un anno e aveva occupato, insieme ad altre decine di senzacasa, il palazzo della Cigna. Ma era anche un’attivista di Asia Usb, l’associazione inquilini del sindacato di base, ma ultimamente si era occupata anche della situazione dei venditori ambulanti del centro di Livorno. “Marcella – scrive l’Asia Usb in una nota pubblicata su facebook – si era avvicinata al sindacato e al movimento livornese da qualche anno. Una donna straordinaria che non si fermava di fronte a nulla. La sua voglia di dedicarsi alla militanza sindacale e politica era cresciuta nel tempo”. La Ribechini, raccontano dall’associazione, “si era presentata alla nostra sede perché, dopo aver attraversato un momento difficile, aveva subito uno sfratto per morosità incolpevole sulla propria pelle. Da subito non si era limitata a ‘chiedere’ sostegno, ma aveva deciso di impegnarsi in prima persona per aiutare gli altri. Non certo per carità cristiana. Marcella era una compagna prima di tutto, una compagna che credeva in un progetto di riscatto collettivo. Marcella è un esempio per tutti noi”.