C’è stato un accordo diretto tra le milizie libiche implicate nella tratta di “migranti” e il governo italiano. A rivelarlo è un’inchiesta della Associated press pubblicata nelle scorse ore, poi smentita all’agenzia Ansa da fonti della Farnesina: “Il governo italiano non tratta con i trafficanti”, è stata la replica. Intanto in Italia continuano le polemiche politiche dopo che ieri il ministro dell’Interno Marco Minniti aveva dichiarato che, se l’Italia non fosse intervenuta, temeva ci sarebbero stati problemi per “la tenuta democratica del Paese”. A lui ha replicato il ministro della Giustizia Andrea Orlando dalla Festa dell’Unità di Pesaro: “Non credo sia in questione la tenuta democratica del Paese per pochi immigrati rispetto al numero dei nostri abitanti”.

L’Ap ricorda come nel mese di agosto sia drasticamente diminuito il numero degli sbarchi sulle coste italiane: 2.936 rispetto ai 21.294 dell’agosto del 2016. Questo è dovuto, scrive l’Ap, in parte al lavoro della guardia costiera libica, ma “in gran parte anche agli accordi fatti con le due più potenti milizie della città di Sabrata, nell’ovest della Libia, il più importante punto di partenza di migranti soprattutto africani”. “Le milizie, una nota come ‘Al-Ammu’ e l’altra come ‘Brigata 48’, sono guidate da due fratelli della grande famiglia al-Dabashi” e, sempre secondo l’Ap, “almeno cinque funzionari della sicurezza e attivisti di Sabrata hanno detto che i miliziani sono noti per essere trafficanti di migranti”. Una delle fonti ha definito i due fratelli come “i re del traffico” di migranti.

L’inchiesta cita poi Bashir Ibrahim, il portavoce di Al-Ammu, secondo cui “un mese fa le due forze hanno raggiunto un accordo ‘verbale’ con il governo italiano e quello di Sarraj (riconosciuto dall’Onu, ndr) per combattere il traffico”. Ibrahim ha spiegato che la milizia Al-Ammu, “che conta circa 400-500 combattenti”, fa capo al ministero della Difesa del governo di Sarraj, mentre la Brigata 48 al ministero dell’Interno. Ma questa circostanza, sottolinea l’Ap, non è stata ufficialmente confermata dal governo libico. Tuttavia, prosegue l’agenzia americana, “l’integrazione ufficiale delle due milizie nelle forze di sicurezza di Sarraj permetterebbe all’Italia di lavorare direttamente con queste forze perché non sarebbero più considerate milizie o trafficanti ma parte del governo riconosciuto”.

Ancora secondo Ibrahim, dopo l’accordo “le milizie hanno impedito alle barche di migranti di lasciare le coste libiche vicino a Sabrata e ordinato ai trafficanti di bloccare il loro lavoro. In cambio, le milizie hanno ricevuto equipaggiamenti, navi e stipendi”. Ibrahim ha definito la situazione attuale “una tregua” che dipende dal continuo sostegno alla milizia. “Se il sostegno alla brigata di al-Dabashi (come viene anche chiamata la milizia Al-Ammu, ndr) si interrompe, questa non avrà più la capacità di fare questo lavoro e il traffico ricomincerà”, ha detto Ibrahim all’Ap.

Anche i funzionari della sicurezza e gli attivisti di Sabrata intervistati dall’Ap sostengono che “l’Italia ha stretto l’accordo direttamente con le milizie e che funzionari italiani hanno incontrato i leader delle milizie”. Circostanza confermata all’Ap anche da Abdel-Salam Helal Mohammed, direttore generale del dipartimento del ministero dell’Interno libico per la lotta alla migrazione illegale: “Diverse settimane fa, gli italiani hanno incontrato alcuni membri della milizia Al-Ammu a Sabrata e hanno raggiunto un accordo per fermare i trafficanti”. “Da dieci giorni – ha aggiunto – non ci sono più traffici” di migranti.

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