Un detenuto si toglie la vita e in carcere scoppia la protesta. È accaduto la notte scorsa nel penitenziario Don Bosco di Pisa, dove un 21enne immigrato si è suicidato impiccandosi con un lenzuolo. Il gesto ha suscitato le proteste degli altri detenuti che, secondo le prime informazioni, si sono asserragliati in uno dei piani dell’istituto. All’esterno del carcere si sono raccolti mezzi della polizia penitenziaria, della polizia di stato, dei carabinieri e della guardia di finanza. “Fin troppo facile, ora, dire che l’avevamo previsto e preferisco sottrarmi al gioco delle profezie”, commenta Angelo Urso, segretario della Uilpa Polizia penitenziaria.
Già da tempo i carcerati protestavano contro le condizioni di vivibilità all’interno della struttura. Il suicidio di un giovane tunisino è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La protesta, al momento rientrata, è durata per quasi tre ore, dall’1.45 alle 4.30. Sono stati lanciati oggetti, suppellettili ed è anche stato dato fuoco ad alcune lenzuola e cuscini, rendendo necessario l’intervento con estintori. All’interno sono intervenuti gli agenti della polizia penitenziaria mentre gli uomini delle altre forze dell’ordine sono rimaste fuori dall’istituto. Nel frattempo sono state interrotte le visite dei familiari dei reclusi programmate per oggi. Davanti al carcere sostano diversi di loro che, parlando con i cronisti presenti, hanno parlato di condizioni difficili di reclusione nel carcere pisano. “Non hanno neanche i piatti dove mangiare”, ha raccontato la sorella di un detenuto.
Secondo la Uil Pubblica amministrazione “i vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e persino il Ministro Orlando avrebbero potuto e dovuto prevedere e prevenire gran parte delle più gravi criticità che stanno continuando a interessare le carceri”. Urso racconta che disordini oggi si sono verificati anche al carcere di Viterbo, dove un poliziotto penitenziario aggredito da un detenuto è dovuto ricorrere al soccorso del 118. “È del tutto evidente come la situazione sia fuori controllo, al di là dei facili proclami – dice il sindacalista – e il vertice dipartimentale non sia più in grado (qualora lo fosse mai stato) di gestirla”. Così si annunciano “clamorose iniziative di sensibilizzazione” a partire dalle celebrazioni del bicentenario della polizia penitenziaria.
Un altro suicidio a Torino, il 39esimo nel 2017 – Nel carcere Lorusso e Cotugno di Torino un uomo di origini sinti di 37 anni si è suicidato. Si trovava ristretto al terzo piano del padiglione C e avrebbe terminato la pena nel 2019. Si è impiccato con un lenzuolo alle grate del bagno della cella dove era rinchiuso. A denunciare l’episodio avvenuto questa mattina è l’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) per voce del suo segretario generale, Leo Beneduci. “Si tratta del 39esimo detenuto suicida in un carcere dal l’inizio dell’anno – dice Beneduci – e le cause, inutile negarlo, sono legate ad una carenza nell’organico del personale di Polizia Penitenziaria che a Torino è pari a circa 200 unità su 1080 previste“. “Per tali motivi e per i rischi che la collettività si troverà costretta a subire in ragione delle diminuite condizioni di sicurezza provocate dall’attuale dissesto penitenziario – conclude Beneduci – ribadiamo la richiesta di istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta”.