Tra il drammatico e il surreale, il dibattito sui fatti di piazza Indipendenza è riuscito a riportare in primo piano il tema dell’emergenza abitativa. A saltare subito all’occhio è l’imbarazzante scaricabarile tra governo centrale e i vari livelli d’amministrazione. Una volta, i rappresentanti venivano scelti tra i volenterosi disposti a sporcarsi le mani, oggi tra quelli più bravi a scaricare colpe sugli altri. A noi, ai cittadini, non dovrebbe importare di chi è la colpa- se la vedano gli attori istituzionali- ciò che dovrebbe preoccuparci è l’assenza di uno straccio di strategia su temi delicati come la casa, un’assenza persino più colpevole se si considera la particolare vulnerabilità dei soggetti coinvolti. Lecito, a questo punto, chiedersi cosa abbiano intenzione di fare le istituzioni: intendono proseguire mostrando i denti e facendo finta che non esista alcuna emergenza abitativa, oppure vogliono rimboccarsi le maniche e immaginare una strategia di medio e lungo termine?
Nel 2014 il Guardian pubblicò un’indagine sugli edifici vuoti o abbandonati in Europa: secondo il quotidiano britannico sarebbero ben undici milioni le case non abitate. In questa classifica, l’Italia è seconda, subito dopo la Spagna con 2,7 milioni di alloggi. Cifre, probabilmente, ancora attuali se la sindaca di Roma ha parlato di 200mila alloggi vuoti nella capitale.
Darà un dispiacere a chi ha fatto un investimento di tipo speculativo, ma quegli edifici, ha ragione la Raggi, non possono rimanere vuoti. Nulla di particolarmente rivoluzionario: in Paesi con maggiore equità dell’Italia questo principio vale da sempre. In Olanda, ad esempio, prima del 2010 occupare stabili rimasti vuoti da più di un anno era solo un illecito. Oggi la pratica è reato, ma il proprietario non può comunque ottenere lo sgombero se non dimostra al giudice di avere “piani concreti” di utilizzo: un business plan serio e le licenze in regola.
La ratio è semplice: un edificio vuoto arreca un danno alla collettività perché “droga” il mercato e nelle grandi città, afflitte da carenza cronica di alloggi, spreca preziosa metratura. I proprietari, quindi, non hanno solo diritti – come si crede in Italia – ma anche doveri nei confronti della società. E se il proprietario non avesse piani immediati? La legge olandese offre una possibilità creativa per evitare che lo stabile venga occupato: trasformare l’immobile in un antikraak (anti occupazione in olandese). Il meccanismo è molto semplice: delle agenzie specializzate trovano inquilini temporanei per un edificio in attesa che il proprietario determini la destinazione finale dello stabile. E’ una soluzione legale, economica – raramente si superano i 300€ di affitto al mese – e pragmatica, diventata molto popolare anche in Belgio, Francia, Uk e Spagna. Dagli anni 90 questo sistema ha garantito a studenti e bassi redditi un po’ di ossigeno per poter trovare una sistemazione abitativa permanente.
Non è un sistema impeccabile perché i contratti di antikraak danno ben pochi diritti agli inquilini temporanei, ma in una situazione drammatica come quella italiana, dove i comuni propongono come unguento miracoloso all’emergenza abitativa solo manganello e tolleranza zero, una soluzione simile potrebbe – quanto meno – togliere gente dalla strada. Sembra poco ma in assenza di una soluzione strutturale può rappresentare un buon punto di partenza.