Cronaca

Papa Francesco: “Ho consultato una psicanalista ebrea per sei mesi”. La rivelazione in un libro

Il pontefice ha affidato questa sua inedita confessione a un libro-intervista che sarà pubblicato a breve in Francia. Il volume raccoglie le trascrizioni di ben dodici dialoghi che Bergoglio ha avuto con il sociologo Dominique Wolton e si intitola Politique et société (edizioni L'Observatoire)

Ho consultato una psicanalista ebrea. Per sei mesi sono andato a casa sua una volta alla settimana per chiarire alcune cose”. A rivelarlo è Papa Francesco che ha affidato questa sua inedita confessione a un libro-intervista che sarà pubblicato a breve in Francia. Il volume raccoglie le trascrizioni di ben dodici dialoghi che Bergoglio ha avuto con il sociologo Dominique Wolton e si intitola Politique et société (edizioni L’Observatoire). “Lei era medico e psicanalista, – racconta Francesco parlando della donna – ed è sempre rimasta al suo posto. Poi un giorno, quando stava per morire, mi chiamò. Non per ricevere i sacramenti, dato che era ebrea, ma per un dialogo spirituale. Era una persona molto buona. Per sei mesi mi ha aiutato molto, quando avevo 42 anni”.

L’episodio svelato dal Papa si può, quindi, datare a cavallo degli anni 1978-1979, quando ciò l’allora padre Bergoglio aveva appena terminato il suo incarico di provinciale dei gesuiti d’Argentina e aveva assunto quello di rettore del Collegio Máximo dove venivano formati gli studenti che volevano entrare nella Compagnia di Gesù. Un’esperienza, quella di provinciale, che non era stata per nulla indolore per l’allora giovanissimo sacerdote e che lo aveva visto protagonista di uno scontro molto forte all’interno della sua congregazione religiosa. Per comprendere quanto fosse stato difficile quel periodo, ma soprattutto ciò che ne seguì, basta rileggere ciò che la vaticanista del quotidiano argentino LaNación, Elisabetta Piqué, tra i più autorevoli biografi di Francesco, ha ricordato recentemente. Secondo la giornalista, infatti, la nomina di Bergoglio a vescovo ausiliare di Buenos Aires, avvenuta nel 1992, “ha significato la fine del suo esilio a Cordoba e un grande cambio nella sua vita”. È facile quindi intuire che gli anni Ottanta non siano stati per nulla facili per il futuro Papa soprattutto nel rapporto con i suoi confratelli gesuiti.

Tra gli estratti del libro anticipati in Francia da Le Figaro Magazine e tradotti in italiano da Vatican Insider, Francesco si sofferma a lungo sul ruolo che hanno avuto alcune donne nelle sua vita e nella sua formazione umana e spirituale, ma anche nel suo ministero sacerdotale. Dal coraggio della madre all’immancabile ricordo delle due nonne, spesso richiamate nelle sue meditazioni, fino alla confidenza più riservata del suo rapporto con la psicanalista ebrea. Bergoglio sottolinea, inoltre, di essere grato a Dio “per aver conosciuto queste vere donne” e aggiunge: “Quelle che ho conosciuto mi hanno aiutato molto nella mia vita quando ho avuto bisogno di consultarmi”.

Parlando ai rettori e agli alunni dei Pontifici collegi e convitti romani, il Papa non aveva scartato l’ipotesi di ricorrere a uno psicanalista nei momenti difficili, anche se aveva consigliato di pregare prima la Madonna. “In questo tempo di tanta modernità buona, della psichiatria, della psicologia, in questi momenti di turbolenza – aveva affermato Francesco – credo che sarebbe meglio andare dallo psichiatra che mi aiuti. Non scarto questo, ma prima di tutto andare alla madre: perché un prete che si dimentica della madre, e soprattutto nei momenti di turbolenza, qualcosa gli manca. È un prete orfano: si è dimenticato di sua mamma! E nei momenti difficili, è quando il bambino va dalla mamma, sempre. E noi siamo bambini, nella vita spirituale, questo non dimenticarlo mai! Vigilare su come sta il mio cuore. Tempo di turbolenza, andare a cercare rifugio sotto il manto della Santa Madre di Dio. Così dicono i monaci russi, e in verità è così. Poi, cosa faccio? Cerco di capire quello che succede, ma sempre in pace”.

Proprio citando i “motivi psichiatrici” il Papa aveva spiegato il suo rifiuto di vivere nel Palazzo Apostolico vaticano preferendo la stanza 201, di appena 70 metri quadrati, a Casa Santa Marta. Appena tre mesi dopo l’elezione al pontificato, rispondendo alle domande dei docenti e degli allievi delle scuole italiane e albanesi dei gesuiti, Bergoglio aveva affermato: “Io ho necessità di vivere fra la gente, e se io vivessi solo, forse un po’ isolato, non mi farebbe bene. Questa domanda me l’ha fatta un professore: ‘Ma perché lei non va ad abitare là?’. Io ho risposto: ‘Ma, mi senta, professore: per motivi psichiatrici’. È la mia personalità. Anche l’appartamento, quello non è tanto lussuoso, tranquilla… Ma non posso vivere da solo, capisci? E poi, credo, che sì: i tempi ci parlano di tanta povertà nel mondo, e questo è uno scandalo. La povertà del mondo è uno scandalo”.

Twitter: @FrancescoGrana