“Avete fatto la foto, adesso siete contenti”. In queste parole c’è Matteo Renzi: arrogante, superficiale, timoroso e politicamente nano.
Con quelle parole l’ex presidente del Consiglio e capo del Partito democratico ha congedato una anziana cittadina italiana che si era permessa di urlargli in faccia la sua personale rabbia. La rabbia di chi si sente tradito da lui, dal suo governo, dalla sua maggioranza e dalla politica. “Avete rubato, lo dice a sua sorella“, ringhia Renzi, un tempo maestro di queste iperboli di rottamazione.
Quella signora io la conosco, si chiama Giovanna Mazzoni: ve ne avevo parlato in un post di luglio quando elogiavo il coraggio delle donne. Con lei c’erano Milena Zaggia e altri risparmiatori ferraresi riuniti da tempo sotto le insegne di No Salvabanche. Li conosco perché con loro e altri cittadini fregati a norma di legge dal sistema GangBank abbiamo animato e animiamo ancora delle iniziative che tengano accesi i riflettori su questa truffa e questa profonda ingiustizia.
Sono cittadini sottratti dal dettato costituzionale. Sono cittadini cui stanno togliendo la dignità e la salute. Colpevoli di aver creduto a un sistema bancario il cui marciume (marcio perché non sano, elementare Watson) è sotto gli occhi di tutti. Cittadini colpevoli di credere ancora in uno stato di diritto. Contro di loro, però, c’è il sistema, il Potere. C’è Matteo Renzi, il quale pensa di potersi scrollare di dosso le responsabilità politiche di un salvabanche che è una specie di “tana libera tutti”.
“Avete rubato lo dice a sua sorella”, è la frase di un politico disperato, che balbetta di fronte a un cittadino che di fronte a lui è un gigante. A Ferrara Giovanna Mazzoni è la signora del campanello, il campanello che tiene svegli i ferraresi dormienti e magari complici (a proposito, il ferrarese Franceschini perché non parla di questo argomento? Perché teme il comitato di risparmiatori?); è la signora della bandiera agitata in faccia ai responsabili. Il nome di Giovanna, come quello di Milena, di Luca, di Cleonice, di Franco e di tanti altri è nei dossier della digos: schedati come fossero dei pericolosi delinquenti. Eccola la democrazia secondo il Palazzo. Ecco come si sradica quel consenso riconosciuto dalla Costituzione. Ecco la democrazia che deve schedare, prendere nomi, deve allontanare. “Avete fatto la foto, adesso siete contenti”, taglia corto il politico dei selfie. Sottinteso: ora levatevi di torno, rompiballe!
Quello che è successo a Bologna è un’altra pessima pagina dello stato di salute della democrazia secondo il Potere. Quelle persone sono state schedate. Avevano chiesto un incontro: niente. Nessuno si è fatto vivo nonostante vi fossero il sindaco di Bologna Merola e il segretario emiliano Calvano. Nessuno scambio. Di contro, nemmeno chi – come Il Fatto – ha tentato di parlare con Giovanna lo ha potuto fare perché allontanato.
In giro per l’Italia ci sono risparmiatori che aspettano risposte, verità e un risarcimento per la truffa di cui sono stati vittime. Vittime, già, perché alla fesseria di furbi speculatori non ci crede nessuno. Colpevolizzare la vittima è la prima contromossa di chi racconta balle. Spaventarli con le carte bollate è la seconda.