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Se il Buondì si vede dal mattino…

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Non è affatto vero che di fronte a una cosa fatta male, o addirittura un insulto all’intelligenza, la soluzione migliore sia ignorare. Per chi ha a cuore l’ecologia della comunicazione è sbagliato non analizzare di tanto in tanto la logica e i modelli di riferimento.

Quindi, parliamo dei nuovi spot per Buondì Motta. E parliamo di modelli. In tutto quello che è già stato detto, nessuno ha fatto notare che esiste un precedente importante che utilizza la stessa struttura logica. Cioè lo spot della campagna per Pacco Celere 3 di Poste Italiane girato diversi anni fa da Ferzan Ozpetek. Qual è la differenza?

Nello spot di Buondì Motta, dopo che la bambina che parla come un briefing scritto dal cliente, chiede: «Mamma, mamma, vorrei una colazione leggera, ma decisamente invitante, che possa coniugare la mia voglia di leggerezza e golosità!», la mamma risponde: «Ma non esiste una colazione così, cara, possa un asteroide colpirmi se esiste…». E così viene colpita.

Nello spot di Poste Italiane, l’impiegato spiega: «Con pacco Celere 3 i vostri pacchi arrivano in tre giorni. Sicuro! Cascasse una pannocchia!», e fuori dalla vetrina, per strada, piove dal cielo un’enorme pannocchia. Dopo un attimo di imbarazzo, però, l’impiegato aggiunge: «In questo caso, vi restituiamo i soldi della spedizione».

Stesso schema retorico. Ma c’è un ma. Nel primo caso il meteorite piove gratuitamente dal cielo per negare l’affermazione della madre. Nel secondo caso il paradosso dell’evento impossibile è giocato tutto a favore del prodotto/servizio: se mai dovesse capitare un ritardo, l’utente verrà rimborsato. Ma siccome è appunto impossibile che accada, il servizio è assolutamente affidabile.

Sono sciocchezzuole, è vero, ma su queste sciocchezzuole si gioca tutta la credibilità e la reputazione della marca. Poi, come tutti sanno, il successo nelle vendite è indipendente da queste cose. Intanto la stupidità si sta diffondendo come un invisibile e insidioso virus. E se il Buondì si vede dal mattino, siamo solo all’inizio di un ulteriore decadimento della pubblicità italiana, come se già non bastasse il livello demenziale su cui si è adagiata. Preghiamo.

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