È stato il mitico Rambaldo Melandri di quegli “Amici miei” di cui era l’ultimo rimasto in vita. Il mondo del cinema dice addio anche a Gastone Moschin. Protagonista con Ugo Tognazzi, Adolfo Celi, Philippe Noiret e Duilio Del Prete della pellicola cult diretta da Mario Monicelli. L’attore aveva 88 anni e aveva recitato anche in teatro. Con una presenza scenica e vocale notevole erano in di caratterizzare sempre i suoi personaggi che fosse sulle tavole di un palcoscenico, davanti a una macchina da presa televisiva e cinematografica.
Nato a San Giovanni Lupatoto (Verona) Moschin si era diplomato all’Accademia d’arte drammatica di Roma. Nel 1955 aveva debutta in Ivanov di Antron Čechov. Collaborò anche con il Piccolo Teatro di Milano dove lavorò con il talentuoso e indimenticato Giorgio Strehler. Dal teatro era passato al cinema ed era stato apprezzatissimo interprete di Signore e signori nel 1965, poi Il conformista (1970) e il celebre Amici miei cinque anni dopo. Sul grande schermo poi ha interpretato prevalentemente commedie: Com’è dura l’avventura, Amici miei, atto II e Amici miei, atto III nel 1985, Donne con le gonne (1991); Non chiamarmi Omar (1992), Magi randagi (1996), La grande quercia (1996), ma anche Porzus nel 1997. Nel 2000 ha invece recitato nelle serie televisive Don Matteo e Sei forte maestro. Ma il suo personaggio più famoso resta quello dell’architetto Rambaldo Melandri che con gli amici si ritrovava in piazza Beccaria, davanti al cinema Metropolitan. Prima tappa di un giro che prevedeva la sosta al bar Necchi e in piazza Santa Croce: un giro per la città di Firenze passando per il piazzale Michelangelo a fare “zingarate”.
Moschin, che già da alcuni anni era seguito dall’equipe di Cardiologia dell’ospedale Santa Maria di Terni, dove è morto. Era stato ricoverato lo scorso 30 agosto a seguito di un peggioramento di una grave cardiopatia cronica e il 31 agosto era stato trasferito dalla Cardiologia all’Unità di terapia intensiva cardiologica (Utic).
Quando arrivò Amici Miei, nel 1975, aveva appena finito di girare il Padrino parte seconda con Francis Ford Coppola, tanto per intenderci. E aveva vinto un Nastro d’argento per miglior attore non protagonista (Signore e signori di Pietro Germi) e lavorato con Luigi Zampa, Bernardo Bertolucci, Damiano Damiani, Duccio Tessari. Il cult di Monicelli gli aveva regalato una fama immensa. Lui era l’architetto Melandri, appunto, “il più fragile”, racconta oggi dalla sua casa, “l’ingenuo del gruppo, il meno preparato alla vita” aveva raccontato in una intervista al FattoQuotidiano in cui raccontava come erano nate “le zingarate”. Di quel set mitico aveva raccontato: “Fu tutto perfetto. Anche se iniziammo male: Pietro Germi, il primo autore, morì una settimana prima dell’inizio delle riprese. Monicelli, con grande signorilità, girò il film come Germi lo aveva pensato”.