A margine del Gran Premio di Formula Uno di Monza, l'amministratore delegato del sodalizio italo-americano ha confermato il possibile spin off dell'azienda del gruppo che si occupa di componentistica. Un'attività che, secondo Marchionne, "non appartiene a un produttore di auto". Al contrario, Alfa Romeo e Maserati non verranno "scorporate"
Sergio Marchionne è tornato a parlare di Magneti Marelli, polo tecnologico della componentistica del gruppo FCA. Già a ottobre dello scorso anno si vociferava di una possibile cessione dell’azienda di Corbetta ai coreani della Samsung, operazione poi sfumata.
“Ci sono delle attività che non appartengono a un produttore di auto, per esempio la componentistica. Il gruppo deve essere purificato da queste realtà”, ha dichiarato Marchionne prima della qualifiche del Gran Premio di F1 di Monza. “Spero che possa succedere prima della fine del 2018. La cosa importante è confermare l’intenzione, poi la tempistica arriverà al momento giusto”. Se, come ha detto il manager canadese, “Alfa Romeo e Maserati sono due realtà fondamentalmente non mature per essere scorporate” e ogni decisione in merito è rimandata in futuro, lo spin off di Magneti Marelli dal gruppo italoamericano visto il pensiero del suo numero uno potrebbe essere questione di settimane.
Il tema della tecnologia è sempre più fondamentale per l’automotive. Per questo si fatica a comprendere la necessità di alleggerire FCA da un colosso, Magneti Marelli, che vale 7,9 miliardi di euro di fatturato, conta 43mila dipendenti, 86 poli produttivi e 14 centri di ricerca e sviluppo in tutto il mondo: fra i clienti di MM, oltre a FCA, ci sono nomi come gruppo VW e Daimler per intendersi. Tuttavia l’eventuale cessione dell’azienda lombarda in seguito allo scorporo potrebbe dare una grossa sforbiciata al debito di Fca, che a fine giugno ammontava a oltre 6 miliardi di euro. Secondo gli analisti, infatti, la Marelli potrebbe valere fino a 3 miliardi.
Eppure secondo Marchionne, lo scorporo di MM servirebbe a “depurare il titolo per creare valore per gli azionisti e per rendere FCA un costruttore adeguato”. Un’operazione da fare prima di dodici mesi. In seguito alla quale MM potrebbe essere anche solo quotata in Borsa, similmente a quanto fatto con Ferrari. Il valore del titolo del Cavallino è cresciuto del 35% dal 2016, toccando i 5,5 miliardi, e dal debutto a Piazza Affari la Scuderia viaggia spedita verso il raddoppio della capitalizzazione.
Certo, Magneti Marelli non ha lo stesso appeal della casa di Maranello, neanche nell’ottica di future alleanze. Ma i numeri sono comunque illuminanti nell’ottica della strategia “debt-free”, che FCA vuole ultimare a fine 2018, quando Marchionne dovrebbe lasciare le redini del comando.