Diritti

Dj Fabo, Cappato vuole il rito immediato: “Così in Italia si potrà discutere di come aiutare i malati a essere liberi”

L'esponente radicale: "Dovrebbe occuparsene la politica, ma le leggi sono ferme in Parlamento". I pm avevano chiesto l'archiviazione del processo, ma il gip lo ha rinviato a giudizio

Rito immediato perché “in Italia si possa discutere di come aiutare i malati a essere liberi fino alla fine”. E’ la decisione di Marco Cappato, esponente dei Radicali e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, che ha chiesto di saltare l’udienza preliminare e passare direttamente al dibattimento nel processo in cui a Milano è imputato per aiuto al suicidio per aver accompagnato, a febbraio, Dj Fabo in una clinica svizzera per il suicidio assistito. L’udienza preliminare era stata fissata per il 15 novembre. Nei giorni scorsi un altro caso aveva scosso l’opinione pubblica anche perché chi aveva scelto di andare in una clinica in Svizzera era in cura per depressione. Il processo, continua Cappato, “sarà un’occasione per discuterne ed è bene che sia il prima possibile. Certo, dovrebbe occuparsene la politica, però la proposta di legge dell’Associazione Luca Coscioni, per l’eutanasia legale, è ferma da 4 anni in Parlamento. E c’è il rischio che non riescano a decidere nemmeno sul testamento biologico. Fabo ha avuto il coraggio di rendere pubblica la propria richiesta. Io spero che ora i parlamentari abbiano il coraggio di assumersi le proprie responsabilità e di decidere finalmente. In ogni caso ci sarà il mio processo, senza ritardi”. La legge sul testamento biologico, dopo un primo ok alla Camera, aspetta ancora di essere discussa al Senato

I pm di Milano Tiziana Siciliano e Sara Arduini avevano chiesto nei mesi scorsi, dopo le indagini scattate per l’autodenuncia dello stesso Cappato, di archiviare il caso o di sollevare una questione di costituzionalità della norma sull’aiuto al suicidio. Per la Procura non sarebbe stato commesso alcun reato ma sarebbe semplicemente stata aiutata una persona ad esercitare un diritto individuale, quello di morire con dignità. In questo caso l’autodeterminazione prevarrebbe sul diritto alla vita.  Il gip Luigi Gargiulo, però, ha respinto l’istanza e ordinato l’imputazione coatta e la successiva richiesta di rinvio a giudizio per Cappato: avendo prospettato a Dj Fabo, che era cieco e tetraplegico per un incidente stradale, una dolce morte qualora si fosse rivolto a una struttura svizzera, Cappato non solo lo avrebbe aiutato a morire ma avrebbe rafforzato “l’altrui proposito di suicidio”.