Sofia, figlia di una coppia italiana residente a Trento, era arrivata sabato scorso già in condizioni disperate. E' stata in vacanza sulla riviera veneta, mai in un Paese malarico. Sia il primario trentino che l'infettivologo dell'università bresciana confermano: "L’ultima trasmissione autoctona tramite zanzara risale a 20 anni fa"
Una bambina di 4 anni è morta per malaria. Sofia Zago, figlia di una coppia italiana residente a Trento, era arrivata in coma sabato scorso agli Ospedali Civili di Brescia, dove oltre alla Rianimazione pediatrica è presente un Istituto per le malattie tropicali. La causa dell’infezione è la puntura di una zanzara. La piccola però non è mai stata in un Paese malarico e la zanzara che trasmette la malattia non risulta presente, come specie, in Italia. Sia la Procura di Trento che quella di Brescia hanno aperto due inchieste sulla morte della piccola. Giovanni Rezza, responsabile del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, lo ha definito “un caso criptico” e “rarissimo”. Se confermato, sarebbe il primo caso autoctono da trent’anni. Sofia era stata prima in ospedale a Portogruaro, poi a Trento, per un esordio di diabete infantile. A ricostruire le tappe della vicenda clinica è stato il direttore generale dell’Apss (Azienda provinciale dei servizi sanitari del Trentino), Paolo Bordon, che ha spiegato anche come in uno dei giorni del ricovero a Trento della bimba erano presenti, “in un’altra stanza, due bambini con la malaria, che sono guariti”.
“Dalle prime indicazioni che abbiamo avuto pare che la bambina potrebbe aver contratto la malaria in ospedale, a Trento, il motivo per il quale sarebbe un caso molto grave” ha detto invece il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha poi confermato di aver “mandato immediatamente degli esperti sia per quanto riguarda la malattia sia per la trasmissione da parte delle zanzare“. “Dobbiamo accertare se c’è stato un contagio di sangue o se invece la malaria può essere stata contratta in altro modo” ha annunciato inoltre la Lorenzin, secondo cui “prima di esprimere qualsiasi tipo di valutazione dobbiamo capire esattamente cosa è accaduto. Ed è il motivo per il quale – è stato l’appello della ministra – invito tutti alla cautela nelle dichiarazioni, che ho già letto in alcune agenzie: prima di pronunciarsi, appena morta una bambina di quattro anni, cerchiamo di capire cosa è capitato”.
“La malaria si contrae da una zanzara vettore di una specie particolare che esiste in Italia, ma non è mai stato dimostrato che la zanzara italiana possa trasmettere una forma di malaria come quella contratta dalla bambina” ha spiegato il professor Alberto Matteelli, esperto in malattie tropicali degli Ospedali Civili di Brescia. “Ogni luogo frequentato dalla bambina sarà campionato per valutare il tipo di zanzare presenti”, ha aggiunto il medico. Sofia quest’estate è stata in vacanza a Bibione, sulla riviera Veneta. Una delle ipotesi è che la bimba possa avere contratto la malattia proprio durante le ferie per colpa di una zanzara giunta dall’estero in qualche bagaglio.
Paolo Bordon, direttore generale Apss Trento: “Due pazienti con malaria ricoverati negli stessi giorni di Sofia”
“Due bambini con malaria, poi fortunatamente guariti e dimessi, erano ricoverati nella nostra struttura sanitaria, in un reparto diverso, negli stessi giorni in cui la piccola Sofia si trovava in questo ospedale” ha sottolineato il direttore generale dell’Apss di Trento Paolo Bordon, il quale poi ha aggiunto: “Dato che la trasmissione della malaria non avviene per via aerea o per contatto, stiamo indagando l’ipotesi seppur rarissima che i piccoli avessero delle zanzare nei bagagli o nei vestiti, che abbiano punto loro e poi la bambina”. Bordon ha anche ricostruito tutte le tappe della storia, con la piccola Sofia Zago transitata in altri due ospedali (Portogruaro e Trento), prima di morire nella notte tra domenica e lunedì a Brescia: “Il 13 agosto la bimba è stata ricoverata a Portogruaro per problemi legati al diabete; è stata poi trasferita il 16 agosto a Trento, all’ospedale Santa Chiara, dove è stata trattata per quel tipo di problema e dimessa il 21 agosto – ha spiegato Bordon – Dopodiché si è rivolta nuovamente al nostro pronto soccorso il 31 agosto, con febbre alta e sintomi che prima non aveva. Le è stata diagnosticata una faringite: per una bambina che non ha fatto viaggi all’estero, non si poteva immaginare la malaria. E’ stata prescritta una terapia antibiotica e la piccola è tornata a casa”.
La conclusione della vicenda è ormai cronaca: “La famiglia l’ha riportata da noi in gravissime condizioni – ha proseguito il Dg – sabato 2 settembre e a quel punto si è sospettata una epilessia, ma dopo primi accertamenti come Tac e risonanza, risultati negativi, si è esclusa. A quel punto è stato effettuato un ulteriore emocromo – ha detto Bordon – e grazie ad alcuni alert e alla competenza dei tecnici biologici si è cominciato a sospettare la malaria e a indagare su questo fronte. Poi purtroppo è stato riscontrato il parassita Plasmodium falciparum, il più aggressivo, ed è stata fatta la diagnosi e un primo trattamento”. Infine, la bimba è stata trasferita a Brescia, dove è deceduta. “Ci tengo a esprimere lo sconcerto e il cordoglio mio e di tutto il personale per una vera e propria tragedia” ha concluso Bordon.
Bordon: “In corso disinfestazione, posizionate trappole per zanzare anofele”
“Resta il fatto – ha precisato il direttore generale – che la piccola poi morta e i due malati di malaria erano in stanze diverse, le cure sono state effettuate tutte con materiale monouso e non ci sono state trasfusioni. La malaria non è trasmissibile da uomo a uomo e nessun altro paziente ha avuto dei sintomi riconducibili alla malaria”. “La bimba – ha detto ancora Bordon – aveva il diabete, che nulla aveva a che fare con la malaria. Il periodo di latenza potrebbe fare pensare che l’avesse contratta prima, poi, certo, la presenza di due bambini malati qui fa insospettire. Il punto è che dovrebbe esserci stata qualche zanzara anofele, magari in dei bagagli. I nostri veterinari, interpellati, dicono che una zanzara nostrana non può farsi vettore, anche se ha punto malati”. Il direttore generale, poi, ha annunciato le prime mosse messe in campo: “Abbiamo messo delle apposite trappole per zanzare ieri pomeriggio, che verranno rimosse oggi pomeriggio, mentre tutti i bambini ricoverati sono stati trasferiti ed è in corso la disinfestazione di tutto il reparto. Dobbiamo capire se la temuta zanzara anofele, che in Italia è non c’è, possa per qualche motivo essere in realtà presente – ha detto – In maniera casuale, trasportata magari nelle valigie di qualche paziente” che ha soggiornato all’estero. “Resta il fatto – ha sottolineato – che la piccola poi morta e i due malati di malaria erano in stanze diverse, le cure sono state effettuate tutte con materiale monouso e non ci sono state trasfusioni. La malaria non è trasmissibile da uomo a uomo e nessun altro paziente ha avuto dei sintomi riconducibili alla malaria. Il periodo di latenza – ho concluso – potrebbe fare pensare che l’avesse contratta prima, poi, certo, la presenza di due bambini malati qui fa insospettire. Il punto è che dovrebbe esserci stata qualche zanzara anofele, magari in dei bagagli. I nostri veterinari, interpellati, dicono che un’altra zanzara, nostrana, non può farsi vettore, anche se ha punto malati”.
Medico ospedale di Trento: “Primo caso in 30 anni in questa regione”
“È la prima volta in trent’anni di carriera che assisto ad un caso di malaria autoctona in Trentino”, ha detto Claudio Paternoster, primario di malattie infettive all’ospedale Santa Chiara di Trento. “Con i servizi di veterinaria e igiene pubblica faremo un’indagine – ha aggiunto – Per la nostra conoscenza non esistono in Trentino e in Italia vettori idonei alla trasmissione della malaria”. Giampiero Carosi, infettivologo dell’università di Brescia, conferma l’eccezionalità dal caso: “L’ultima trasmissione autoctona tramite zanzara risale a 30 anni fa nel grossetano, da allora ci sono stati solo alcuni casi tramite scambio di siringhe o trasfusione. Quello che potrebbe essere successo è che qualcuno, di ritorno da un viaggio nelle zone colpite, abbia ‘portato’ il plasmodio e sia stato punto da una anofele ‘nostrana’ che a sua volta ha punto la bambina. Qui c’è una seconda eccezionalità, perché le zanzare che circolano da noi non sono molto adatte a trasmettere il microrganismo, anche se in teoria potrebbero”. Il caso a Grosseto risale al 1997, e a sua volta era il primo dopo 30 anni.
Sofia è stata colpita dal plasmodio di tipo falciparum, che secondo l’infettivologo circola sia in Africa che in Asia. “Il 90% dei casi africani è di questo tipo, così come il 30-50% di quelli asiatici. Bisogna vedere se intorno alla bambina c’è qualcuno che ha viaggiato in un qualche paese malarico, sono indagini molto complesse, ogni anno milioni di persone viaggiano in quei paesi e ritornano in Italia”. Il plasmodio falciparum è la specie più aggressiva perché colpisce il cervello e induce al coma o alla morte nel giro di poche ore.
Disinfestazione nel reparto di Trento – L’Azienda provinciale per i servizi sanitari del Trentino ha annunciato che, secondo le indicazioni dell’Iss, verrà effettuata “una disinfestazione del reparto come misura di ulteriore profilassi”, anche se “non si ravvisano rischi per coloro che hanno frequentato il reparto nei giorni scorsi”. “Questo caso ha colpito una paziente che non aveva frequentato Paesi in cui la malaria è endemica, sono stati fatti tutti gli accertamenti necessari per escludere altre possibili fonti di contagio ma senza risultati apprezzabili: rimane quindi di origine incerta“, ha detto l’Azienda provinciale. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha chiesto una relazione all’assessorato alla salute di Trento e ha inviato un gruppo di esperti presso l’ospedale Santa Chiara di Trento per accertare le modalità del contagio. Del gruppo – si legge nella nota del ministero – faranno parte anche esperti di malattie infettive e tropicali ed esperti dell’Istituto Zooprofilattico.