Tutta colpa di una burocrazia ostile che ha impiegato nove mesi a far partire i tirocini. E chiede ancora tempo fino a settembre per i pagamenti dovuti da effettuare con fondi già presenti nelle casse della Regione, ma stanziati a favore dei sussidi di disoccupazione. Per i lavoratori calabresi si tratta di un periodo lunghissimo, assolutamente surreale per il mondo delle imprese private
Doveva essere un accordo pilota che avrebbe accorciato i tempi di pagamento delle indennità ai tirocinanti, ex mobilità in deroga negli enti locali e imprese. E, invece, un “cortocircuito” fra ministero del Lavoro, Inps e Regione Calabria ha mandato in tilt 6.700 lavoratori calabresi che da almeno un mese attendono il loro assegno da 800 euro lordi. Tutta colpa di una burocrazia ostile che ha impiegato nove mesi a far partire i tirocini. E chiede ancora tempo fino a settembre per i pagamenti dovuti da effettuare con fondi già presenti nelle casse della Regione, ma stanziati a favore dei sussidi di disoccupazione. Per i lavoratori calabresi si tratta di un periodo lunghissimo, assolutamente surreale per il mondo delle imprese private. Ma, interpellato sul tema da ilfattoquotidiano.it, il ministero di Giuliano Poletti fa sapere che la situazione non si può sbloccare se il dicastero “non ha la certezza contabile della disponibilità finanziaria di ogni singola Regione, certezza che può essere data solo dalle verifiche che deve svolgere l’Inps sulle decretazioni regionali già effettuate”. Detta in altri termini, il ministero scarica sulla Regione la responsabilità per i ritardi nei pagamenti causati dall’assenza di una banca dati locale degli ex mobilità in deroga. Ma per l’ente guidato da Mario Oliviero, la colpa è invece delle “incertezze” del ministero e dalla lentezza della Corte dei conti che non ha ancora firmato la convenzione essenziale all’Inps per liquidare le indennità.
Ma che cosa è accaduto esattamente? Lo scorso 7 dicembre 2016 la Regione Calabria ha firmato con le organizzazioni sindacali un accordo in cui si proponeva di spostare alcune risorse già in pancia all’ente dalle politiche passive del lavoro a quelle attive. In pratica, l’operazione serviva a sbloccare vecchi fondi residui per l’ex mobilità in deroga per farli confluire sui tirocini in enti locali e imprese “riservati” a coloro che avevano già percepito l’indennità della mobilità in deroga. Ottenuto l’ok dal ministero, il bando regionale è stato emesso solo sei mesi dopo e la graduatoria definitiva è stata stilata a giugno. A quel punto, i tirocinanti hanno iniziato con tempistiche diverse a lavorare per i loro “datori di lavoro”, enti locali e imprese selezionati dalla Regione.
Secondo la procedura usata per strumenti come i piani di inserimento professionale (Pip), l’ente o l’impresa dove si svolgeva il tirocinio avrebbe dovuto comunicare mensilmente le presenze alla Regione che poi via decreto avrebbe provveduto al pagamento dei tirocinanti. Per evitare questo farraginoso meccanismo e d’intesa con il sindacato, prima dell’estate, la Calabria ha chiesto al ministero del Lavoro che fosse direttamente l’Inps a pagare i lavoratori alla stregua di quanto accade con le indennità di disoccupazione. Ed è qui che la macchina amministrativa si è nuovamente inceppata trasformando una semplificazione nell’ennesimo ritardo e facendo scattare lo “scaricabarile” fra i diversi rami della pubblica amministrazione interessati.
Prima di dare il via libera all’Inps per i pagamenti ai tirocinanti, il ministero ha chiesto a Regione e all’ente previdenziale un aggiornamento della banca dati degli ex percettori di mobilità in deroga. La questione non è di lana caprina perché la ricostituzione della banca dati consentirà di verificare gli effettivi fondi regionali residui dell’ex mobilità in deroga da girare sui tirocini. Come ha puntualizzato il ministero, infatti, “le Regioni possono procedere all’utilizzo delle risorse da destinare alle politiche attive solo a seguito di chiusura delle decretazioni relative agli ammortizzatori sociali in deroga. Pertanto, è necessaria apposita dichiarazione regionale all’Inps attestante che sia completato il processo di decretazione da parte della singola Regione”. Nonostante la rilevanza contabile del passaggio, la Regione Calabria con il supporto dell’Inps ha avviato questa operazione che riguarda 23mila persone solo a luglio senza riuscire ancora a completarla. E per il ministero, è responsabile, assieme all’Inps, dei ritardi nei pagamenti ai lavoratori.
Ma per l’ente guidato dal governatore Mario Oliviero, “il problema del pagamento è legato non ad una dimensione regionale, ma ad una dimensione di carattere nazionale, di iniziale incertezza sull’organismo pagatore delle indennità e poi di problematiche nella definizione della convenzione”, come spiega la Regione Calabria interpellata da ilfattoquotidiano.it. Per la Regione, la prova della responsabilità ministeriale che lo scorso 27 luglio, la riunione della IX Commissione della Conferenza delle Regioni, insisteva con il ministro Poletti sulla necessità di “sbloccare rapidamente tutti gli strumenti attuativi (come previsto nell’intesa calabrese di dicembre 2016, ndr) riguardanti i trattamenti di mobilità in deroga nelle imprese operanti nelle aree di crisi industriale complessa e l’utilizzo delle risorse residue riferite ai trattamenti di integrazione salariale per il finanziamento delle misure di politica attiva per i lavoratori che hanno terminato tutte le misure di sostegno al reddito”. Una richiesta cui il ministero ha risposto tre giorni dopo con una bozza di Convenzione che disciplina le modalità di pagamento delle politiche attive, ma che riferisce una nota della Regione Calabria, “sino alla data del 31 agosto la Corte dei Conti non aveva provveduto a registrare” ed era impossibile da firmare. Per la Regione ad impedire finora i pagamenti ai lavoratori sono stati i ritardi del ministero nello sblocco delle risorse e i tempi lunghi della magistratura contabile.
La banca dati degli ex precettori sarebbe invece a buon punto e potrebbe essere ultimata a settembre: “Gli uffici del dipartimento lavoro della Regione Calabria, insieme al gruppo di supporto di Anpal, hanno già completato gran parte del caricamento dei dati richiesti dall’Inps, proprio per non creare alcun ulteriore ostacolo al pagamento dei lavoratori – conclude la nota della Regione – . Vista la chiara disponibilità da parte del ministero del Lavoro e dell’Inps, siamo certi che a breve lo scoglio burocratico per il pagamento sarà superato”. L’ente previdenziale guidato da Tito Boeri ha infatti fatto sapere di essere invece già pronto a fare la sua parte non appena la Regione, con cui sta collaborando, avrà ultimato la banca dati. A patto, naturalmente, che la convenzione venga firmata come ha spiegato ilfattoquotidiano.it il direttore dell’Inps in Calabria, Diego de Felice. A parole, insomma, sono tutti operativi, ma in realtà la macchina amministrativa ha funzionato a singhiozzo e a farne le spese sono stati i lavoratori.
“Abbiamo fatto un buon lavoro con la Regione, avremmo sperato in una maggiore celerità amministrativa a livello nazionale per attivare i pagamenti attraverso l’Inps”, dice Antonio Cimino, responsabile Nidil Cgil Calabria. E, invece, i ritardi burocratici stanno mandando all’aria un’operazione di ”semplificazione”. “In questo modo, il lavoro che abbiamo fatto rischia di non avere il giusto riconoscimento”, aggiunge il sindacalista senza escludere la possibilità che la stessa problematica possa ripetersi anche in altre Regioni, principalmente meridionali, dove sono presenti avanzi di fondi per la mobilità in deroga.“Credo che sulla tempistica abbia inciso l’avvio delle vacanze estive”, conclude Cimino, secondo cui, una volta implementata la banca dati, tutto dovrebbe filare liscio come l’olio nei pagamenti dei cinque mesi successivi.