Il coordinamento di associazioni: "Serve un Piano nazionale per il biennio 2018-2020 che stanzi 5,1 miliardi in più rispetto al miliardo e 845 milioni di euro attuali. Altrimenti si creano poveri di serie A e di serie B". Inoltre "l'ammontare medio del beneficio economico previsto dal Rei è di 289 euro al mese, mentre secondo noi dovrebbe essere di 396 euro"
“Il Reddito di inclusione andrà ad appena un povero su quattro“. A una settimana dall’approvazione in via definitiva da parte del Consiglio dei ministri, l’Alleanza contro la povertà in Italia, ricorda che per rendere davvero “universale” il nuovo strumento per la lotta all’indigenza servono molti più fondi. Per ora si tratta di “un’innovazione importante, ma non sufficiente”, ha sottolineato in conferenza stampa alla Camera il coordinamento di oltre trenta tra associazioni, sindacati e rappresentanze di comuni e regioni, che è stato tra i promotori del Rei. La platea sarà di 400mila famiglie, pari a circa 1,8 milioni di persone, ma a trovarsi in povertà assoluta sono ben 4,75 milioni di italiani, pari al 7,9% della popolazione complessiva.
“Va dato atto a governo e Parlamento di avere conseguito un risultato importante”, ha riconosciuto l’Alleanza. Ma “riceveranno il Rei 1,8 milioni di individui, cioè il 38% del totale. Pertanto, il 62% dei poveri ne rimarrà escluso“. Per essere beneficiari del Reddito di inclusione è infatti necessario avere un Isee, in corso di validità, non superiore a 6mila euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20mila euro. Hanno accesso prioritario alla misura i nuclei familiari con figli minorenni o disabili, le donne in stato di gravidanza e i disoccupati ultra cinquantacinquenni. Il Rei è compatibile con lo svolgimento di un’attività lavorativa, ma non con la contemporanea fruizione, da parte di qualsiasi componente del nucleo, della NASpI o di qualunque altro ammortizzatore sociale per la disoccupazione involontaria.
L’Alleanza contro la povertà parla di “discriminazione”, soprattutto ai danni dei più piccoli. “Il 41% dei minori in povertà assoluta non sarà raggiunto dalla misura. Il profilo attuale della misura dividerà i poveri in due gruppi: quelli che riceveranno il Rei e quelli che non lo riceveranno, poveri di serie A e poveri di serie B. Tale discriminazione può essere compresa solo se temporanea e, quindi, da considerare come un primo passo nella prospettiva di un progressivo ampliamento dell’utenza”.
La proposta del coordinamento di associazioni – di cui fanno parte, tra le altre, Caritas, Comunità di Sant’Egidio, Confcooperative, Save The Children e Cgil-Cisl-Uil – è di adottare un Piano nazionale contro la povertà per il prossimo biennio 2018-2020, che prosegua il percorso iniziato con l’introduzione del Rei. L’obiettivo è quello di estendere gradualmente la misura a tutti gli indigenti, sostenendone l’attuazione “soprattutto a livello locale, dove c’è un impegno congiunto di Stato, Regioni e altri soggetti”. Secondo il coordinatore dell’Alleanza e presidente Acli Roberto Rossini, alla conclusione del piano, nel 2020, serviranno a regime circa 5,1 miliardi in più rispetto al miliardo e 845 milioni di euro attuali. “Solo con queste risorse e con servizi adeguati l’Italia sarà dotata di una misura nazionale contro la povertà assoluta che possa dirsi universale, ovvero rivolta a chiunque viva in tale condizione, continuamente monitorata e adeguata nei contributi economici e nei percorsi di inclusione. Altrimenti – concludono le associazioni – il Rei costituirà l’ennesima riforma incompiuta nella storia italiana”.
Il Reddito di inclusione, che diventerà esecutivo dal primo gennaio 2018, è articolato in due componenti: un beneficio economico erogato su dodici mensilità, con un importo che andrà da circa 190 euro mensili per una persona sola fino a 490 euro per un nucleo con 5 o più componenti, e una componente di servizi alla persona che daranno vita a un progetto personalizzato volto al superamento della condizione di povertà, cioè all’inserimento o reinserimento lavorativo. L’assegno, in parte, sarà condizionato allo svolgimento di specifiche attività. “Attualmente l’ammontare medio del beneficio economico previsto dal Rei è di 289 euro al mese, mentre secondo noi dovrebbe essere di 396 euro“, continua l’Alleanza contro la povertà. “La cifra attuale non è bassa, ma non permette di rispondere alle necessità delle famiglie in condizione di povertà assoluta”, ha spiegato il professor Cristiano Gori.
“L’obiettivo è rafforzare questo strumento già con la prossima legge di bilancio, come anche detto dal premier Gentiloni”, ha replicato il deputato del Pd Edoardo Patriarca, ringraziando Alleanza contro la povertà per aver “sostenuto questa battaglia contro l’esclusione sociale”.