Nella regione di Castilla y Leòn la tazzina non s’accende più perchè le tante, belle città dense di storia si susseguono. Prima di entrare a Salamanca – vivacissima con la sua università fondata ottocento anni fa, la cui biblioteca è la più antica d’Europa, il delizioso cabrito asado (capretto al forno) e i churros di Chamorro – foto d’obbligo per lo stadietto di Calvarrosa de Abayo, dedicato a Vicente del Bosque, futbalista e entrenador celeberrimo. Poi tocca a Zamora, Toro e Tordesillas, la città sul fiume Duero dove i regnanti di Spagna e Portogallo firmarono il Trattato per spartirsi le zone d’influenza nel mondo. La Yalta iberica, insomma.
Tra Valladolid e Leòn (dove la squadra di calcio locale è sciccosamente chiamata La Cultural), appagante fermata a Medina de Rioseco, antica città fortificata con portici in legno, e a Mayorga, dove giriamo come criceti per trovare “el buzòn mas antiguo de España”: la prima “buca” per le lettere.

I giorni passano e bisogna accelerare. Prima di riattraversare i Pirenei scoprendo il paesino medievale di Roda de Isabena e aver occupato una parte della stiva con i vini del Rioja e di Somontano, riusciamo a far arrampicare la C4 Picasso, con grande tranquillità anche grazie al meccanismo anti-slittamento all’indietro, sull’arduo e ripido sterrato che conduce al castello diroccato di Castrojeriz, che fu dei Romani ma pure dei Visigoti e di altri ancora. E’ un punto di passaggio tipico per gli scarpinatori del Camino di Santiago.

Ma possiamo scappare senza dare un’occhiata alla splendida Burgos e al paesello natìo del Cid Campeador? No, e neppure rinunciare alle straordinarie “patatas bravas” di Logroño, una città tranquilla ma con un quartierino di tapas-bar da favola. Così come alla visita veloce di Vitoria, la capitale del Paese Basco, e alla sbirciata al percorso della corsa dei tori di Pamplona. La C4 Picasso non fa un piega, non ha fretta di riattraversare la patria per riportarci a Milano. Dopo 17 giorni è quasi una seconda casa. E io ho quasi smesso di far partire inavvertitamente il tergicristallo mentre porto la mano destra verso il cambio (che si aziona, pure lui, con una leva piazzata sulla destra del volante). Quasi.

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