Stuprata per 14 giorni di fila, anche da cinque soldati alla volta, e picchiata. E’ quanto accaduto a Zahira – il nome è di fantasia – arrestata nel 2013 nella periferia di Damasco, in Siria, e portata all’aeroporto militare del Mezzeh, nella capitale siriana, dove ha sede il servizio segreto dell’aeronautica. Durante un interrogatorio, in cui è stata penetrata sessualmente “in ogni cavità”, un soldato ha filmato quanto avveniva, minacciandola di mostrare il video alla famiglia e all’intera comunità. Successivamente, la donna è stata spostata nella sezione 235 dei servizi segreti militari e rinchiusa in celle di 3 metri per 4 con altre 48 detenute. Una situazione d’affollamento tale da spingerle a dormire a turni e da creare condizioni igieniche disumane: l’uso del bagno – racconta – era consentito una volta ogni 12 ore e la doccia una volta ogni 40 giorni.
La storia di Zahira, insieme a quella di altre otto donne siriane fra i 30 e i 45 anni di età al momento della detenzione, è stata pubblicata in un rapporto di una ong siriana, Lawyers and Doctors for Human Rights (LDHR), dedicato alle detenute siriane e agli abusi sessuali e torture subite in prigione. Il dossier, intitolato Voices in the Dark, è stato stilato seguendo la metodologia del ‘Protocollo di Istanbul‘ delle Nazioni Unite sulla documentazione delle torture. “Questa può essere la più importante prova che avete, ci hanno detto avvocati internazionali – ha dichiarato uno dei fondatori dell’associazione siriana, parlando al telefono da Gaziantep, in Turchia, con il giornale inglese The Independent – è una delle migliori possibilità che abbiamo per ottenere giustizia per questi crimini contro l’umanità”.
Secondo il Network siriano per i diritti umani, le donne attualmente detenute in Siria sono 7,571. Come Ayda – nome di fantasia – la cui storia è presente nel report, che aveva 34 anni quando è stata fermata a un checkpoint della guardia repubblicana ad Aleppo e portata alla sede della brigata. Arrivata, racconta la donna, è stata presa a bastonate in faccia e condotta nell’ufficio del capo sezione. Dopo averle legato le mani, i militari hanno cominciato a violentarla. Terminato l’abuso, i soldati le hanno sputato addosso, mentre era distesa inerme sul pavimento, gridando che era una terrorista. Trasferita alla sezione dei servizi della sicurezza politica, Ayda è stata nuovamente torturata, questa volta con il metodo della sospensione: i polsi legati e sollevata da terra di 10 cm per un’ora. Insieme a lei, legate al muro, c’erano altre donne.
In un’altra delle testimonianze del dossier, una donna incinta, arrestata perché il marito era sospettato di rifornire di medicinali i ribelli, ha descritto di aver visto trascinare corpi nei corridoi e lasciati in pozze di sangue. Mentre un’altra prigioniera ha ricordato di essere stata rinchiusa per sei giorni in una cella con un cadavere. Tutte le detenute, durante il periodo di prigionia, non sono state assistite da un legate e hanno subito violenza sessuale. The Independent, che ha ripreso e pubblicato alcune delle storie contenute nel documento, evidenzia che ci sono poche strade percorribili per istituire un processo per crimini contro l’umanità nei confronti del governo siriano, dato l’insuccesso delle Nazioni Unite nell’istituire procedimenti contro Damasco.
Proprio questa condizione ha spinto Carla Del Ponte, magistrato svizzero, a dimettersi, il 6 agosto, dalla Commissione d’inchiesta sulla Siria creata cinque anni fa dall’Onu. “Non abbiamo alcun potere e non c’è nessuna giustizia per la Siria – aveva dichiarato – né in Ruanda, né nell’ex-Jugoslavia ho mai visto cose così gravi come quelle che stanno accadendo in Siria. E’ una grande tragedia. E non esiste ancora un tribunale”.
Per questo motivo gli avvocati esperti di diritti umani hanno ripiegato verso tribunali nazionali. Nel marzo scorso, una corte spagnola ha accettato di ascoltare il caso di un autista di camion siriano torturato e ucciso dagli uomini del governo siriano perché la sorella, querelante, era in possesso della cittadinanza spagnola. Un caso analogo è avvenuto anche in Germania, dove sopravvissuti alle torture nelle carceri siriane stanno portando avanti un processo contro Damasco, grazie al sostegno di un’altra organizzazione non governativa tedesca – la European Centre for Constitutional and Human Rights. Anche la Lawyers and Doctors for Human Rights è fiduciosa di riuscire a portare i casi all’attenzione di qualche corte europea.
“C’erano molte donne fra le quali scegliere, con storie atroci, quando ci siamo messi a lavorare sulla compilazione di questo report – ha dichiarato un medico dell’associazione parlando con il giornale britannico – mi sono spesso sentito impotente durante la guerra. Questo dossier documenta la nostra storia, non importa quanto terribile, e forse è l’unico strumento che i siriani avranno per ottenere giustizia”. Una giustizia che può essere ottenuta, spiega la prima delle raccomandazioni nel preambolo del documento di LDHR, solo se la comunità internazionale “intraprenderà ogni possibile azione per garantire il rilascio di tutti i detenuti politici in Siria, ponendo la questione come punto prioritario”.
Mondo
Siria, le “voci nel buio” delle 7mila donne torturate nelle carceri di Assad: “Serve processo per crimini contro l’umanità”
La storia di Zahira - violentata per due settimane di fila anche da 5 uomini alla volta nelle celle del Mezzeh, a Damasco - è raccontata insieme a quella di altre 7 donne nel dossier "Voices in the Dark", pubblicato dalla ong 'Lawyers and Doctors for Human Rights'. Secondo il 'Network siriano per i diritti umani', le donne detenute in Siria sono 7,571
Stuprata per 14 giorni di fila, anche da cinque soldati alla volta, e picchiata. E’ quanto accaduto a Zahira – il nome è di fantasia – arrestata nel 2013 nella periferia di Damasco, in Siria, e portata all’aeroporto militare del Mezzeh, nella capitale siriana, dove ha sede il servizio segreto dell’aeronautica. Durante un interrogatorio, in cui è stata penetrata sessualmente “in ogni cavità”, un soldato ha filmato quanto avveniva, minacciandola di mostrare il video alla famiglia e all’intera comunità. Successivamente, la donna è stata spostata nella sezione 235 dei servizi segreti militari e rinchiusa in celle di 3 metri per 4 con altre 48 detenute. Una situazione d’affollamento tale da spingerle a dormire a turni e da creare condizioni igieniche disumane: l’uso del bagno – racconta – era consentito una volta ogni 12 ore e la doccia una volta ogni 40 giorni.
La storia di Zahira, insieme a quella di altre otto donne siriane fra i 30 e i 45 anni di età al momento della detenzione, è stata pubblicata in un rapporto di una ong siriana, Lawyers and Doctors for Human Rights (LDHR), dedicato alle detenute siriane e agli abusi sessuali e torture subite in prigione. Il dossier, intitolato Voices in the Dark, è stato stilato seguendo la metodologia del ‘Protocollo di Istanbul‘ delle Nazioni Unite sulla documentazione delle torture. “Questa può essere la più importante prova che avete, ci hanno detto avvocati internazionali – ha dichiarato uno dei fondatori dell’associazione siriana, parlando al telefono da Gaziantep, in Turchia, con il giornale inglese The Independent – è una delle migliori possibilità che abbiamo per ottenere giustizia per questi crimini contro l’umanità”.
Secondo il Network siriano per i diritti umani, le donne attualmente detenute in Siria sono 7,571. Come Ayda – nome di fantasia – la cui storia è presente nel report, che aveva 34 anni quando è stata fermata a un checkpoint della guardia repubblicana ad Aleppo e portata alla sede della brigata. Arrivata, racconta la donna, è stata presa a bastonate in faccia e condotta nell’ufficio del capo sezione. Dopo averle legato le mani, i militari hanno cominciato a violentarla. Terminato l’abuso, i soldati le hanno sputato addosso, mentre era distesa inerme sul pavimento, gridando che era una terrorista. Trasferita alla sezione dei servizi della sicurezza politica, Ayda è stata nuovamente torturata, questa volta con il metodo della sospensione: i polsi legati e sollevata da terra di 10 cm per un’ora. Insieme a lei, legate al muro, c’erano altre donne.
In un’altra delle testimonianze del dossier, una donna incinta, arrestata perché il marito era sospettato di rifornire di medicinali i ribelli, ha descritto di aver visto trascinare corpi nei corridoi e lasciati in pozze di sangue. Mentre un’altra prigioniera ha ricordato di essere stata rinchiusa per sei giorni in una cella con un cadavere. Tutte le detenute, durante il periodo di prigionia, non sono state assistite da un legate e hanno subito violenza sessuale. The Independent, che ha ripreso e pubblicato alcune delle storie contenute nel documento, evidenzia che ci sono poche strade percorribili per istituire un processo per crimini contro l’umanità nei confronti del governo siriano, dato l’insuccesso delle Nazioni Unite nell’istituire procedimenti contro Damasco.
Proprio questa condizione ha spinto Carla Del Ponte, magistrato svizzero, a dimettersi, il 6 agosto, dalla Commissione d’inchiesta sulla Siria creata cinque anni fa dall’Onu. “Non abbiamo alcun potere e non c’è nessuna giustizia per la Siria – aveva dichiarato – né in Ruanda, né nell’ex-Jugoslavia ho mai visto cose così gravi come quelle che stanno accadendo in Siria. E’ una grande tragedia. E non esiste ancora un tribunale”.
Per questo motivo gli avvocati esperti di diritti umani hanno ripiegato verso tribunali nazionali. Nel marzo scorso, una corte spagnola ha accettato di ascoltare il caso di un autista di camion siriano torturato e ucciso dagli uomini del governo siriano perché la sorella, querelante, era in possesso della cittadinanza spagnola. Un caso analogo è avvenuto anche in Germania, dove sopravvissuti alle torture nelle carceri siriane stanno portando avanti un processo contro Damasco, grazie al sostegno di un’altra organizzazione non governativa tedesca – la European Centre for Constitutional and Human Rights. Anche la Lawyers and Doctors for Human Rights è fiduciosa di riuscire a portare i casi all’attenzione di qualche corte europea.
“C’erano molte donne fra le quali scegliere, con storie atroci, quando ci siamo messi a lavorare sulla compilazione di questo report – ha dichiarato un medico dell’associazione parlando con il giornale britannico – mi sono spesso sentito impotente durante la guerra. Questo dossier documenta la nostra storia, non importa quanto terribile, e forse è l’unico strumento che i siriani avranno per ottenere giustizia”. Una giustizia che può essere ottenuta, spiega la prima delle raccomandazioni nel preambolo del documento di LDHR, solo se la comunità internazionale “intraprenderà ogni possibile azione per garantire il rilascio di tutti i detenuti politici in Siria, ponendo la questione come punto prioritario”.
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Palermo, 17 feb. (Adnkronos) - Il sindaco di Catania Enrico Trantino e l'assessore alle politiche scolastiche Andrea Guzzardi questa mattina, all'inizio delle lezioni, si recheranno nella scuola Petrarca di via Pantelleria per testimoniare ai genitori, agli insegnanti e alla dirigenza scolastica, "la vicinanza delle istituzioni cittadine" alle maestre aggredite sabato dai genitori di un'alunna. Sono stati i genitori di un alunno di dieci anni a colpire con calci e pugni le due insegnanti e i carabinieri stanno indagando.
Trantino e Guzzardi hanno espresso "la più ferma condanna e vicinanza dell'Amministrazione comunale alle maestre di scuola primaria coinvolte, che abbiamo già contattato per sincerarsi delle loro condizioni. La sicurezza di studenti e personale scolastico è una priorità assoluta, e in quell'istituto stiamo concretamente operando per garantire un ambiente di apprendimento sereno e protetto e collaborare con la scuola e le forze dell'ordine per prevenire ulteriori episodi di violenza".
Sanremo, 16 feb. (Adnkronos) - "Conti ha detto che il suo festival è 'baudiano'? Sono molto contento, mi fa veramente piacere". Risponde così all'Adnkronos Pippo Baudo, commentando le parole del direttore artistico del festival Carlo Conti in conferenza stampa dove ha detto che il suo Sanremo è stato 'baudiano', ammettendo di ispirarsi allo storico conduttore del festival di Sanremo perché "ci ha insegnato lui a farlo". Baudo detiene attualmente il record di conduzioni del Festival della Canzone Italiana di Sanremo, avendolo presentato 13 volte.
Milano 14 feb. -(Adnkronos) - Vorwerk ha presentato in questi giorni a Berlino il nuovo Bimby, erede dell’elettrodomestico multifunzione impostosi sin dagli anni ’70 come il robot da cucina per antonomasia. Bimby TM7 rileva il testimone del modello lanciato nel 2019 con una proposta attenta al mercato e in risposta alle esigenze dei clienti in continua evoluzione: per questo i progettisti Vorwerk hanno apportato innovazioni al design, con l’ampio schermo multitouch da 10 pollici, all’interfaccia digitale, alla piattaforma Cookidoo, con oltre 10.000 ricette per un’esperienza culinaria sempre più nuova, e al motore di Bimby . Tutto questo consente di ottimizzare la vita in cucina, liberando il proprio tempo mentre Bimby si occupa della preparazione dei piatti. La novità Vorwerk, inoltre, arriva con un corredo di funzioni e opzioni di cottura ulteriormente ampliate.
Bimby TM7, già prenotabile da febbraio e disponibile a partire da aprile, porta a un livello superiore l’integrazione tra un elettrodomestico all'avanguardia e l'ecosistema digitale Cookidoo, garantendo un'esperienza culinaria più ricca, uniforme e intuitiva che ridefinisce i metodi di preparazione dei cibi. L’ultimo nato in casa Vorwerk sfoggia un’inedita veste in nero, scelta dettata non solo dallo stile ma perché facilita l’incorporazione di un maggior numero di materiali riciclati nel dispositivo. Il nuovo rivestimento isolante del boccale permette di maneggiarlo in sicurezza, contribuendo anche al mantenimento della temperatura ottimale delle preparazioni. Protagonista assoluto è l’ampio schermo multitouch da 10 pollici, che in Bimby TM7 integra la manopola e dà accesso immediato alla piattaforma Cookidoo, agevolando sia la ricerca che l'esecuzione di qualsiasi ricetta in modalità guidata.
L’interfaccia di Bimby TM7 si contraddistingue per la sua schermata principale personalizzabile sulle necessità di ciascun utente. Inoltre, sono state perfezionate componenti come la spatola, il tappo del coperchio e l’accessorio per le cotture al vapore (il cosiddetto Varoma) ora di forma rettangolare con più spazio per gli alimenti. Con le tantissime funzioni per cui è stato creato, Bimby TM7 manifesta pienamente la sua anima di robot tuttofare: cuoce, anche a vapore e ad alta temperatura, insaporisce, rosola, riscalda, effettua cotture in sottovuoto e cotture lente, prepara uova e cereali alla cottura desiderata, caramella e fa lievitare impasti, e fermentare yogurt e formaggi fatti in casa.
Oltre alle tante funzioni di cottura, Bimby TM7 sostituisce oltre 20 piccoli elettrodomestici da cucina, facendosi carico di sbrigare in modo veloce e impeccabile i compiti più ingrati e “time consuming” quali pesare, tritare, grattugiare, amalgamare, emulsionare, e anche impastare. La connettività intelligente Wi-Fi e Bluetooth e il collegamento multi-device alla piattaforma Cookidoo (sullo schermo Bimby ma anche attraverso la app e il PC), rendono disponibile in qualsiasi momento un ricettario digitale costantemente aggiornato che spazia tra decine di migliaia di ricette, italiane ed internazionali, tutte rigorosamente testate e descritte in dettaglio, ma anche video, tutorial, articoli e suggerimenti a cui attingere per ispirarsi. L’utente può scegliere se affidarsi alla modalità guidata o esplorare la modalità manuale. Nel primo caso, una volta selezionata la ricetta su Cookidoo, Bimby si occupa di tutto, indicando ingredienti, quantità e procedura, guidando l’utente con passaggi preimpostati, regolando automaticamente tempi, temperature e velocità. In modalità manuale, l’utente può selezionare il tipo di cottura che ritiene più indicata tra quelle a disposizione per realizzare velocemente le sue preparazioni, ma soprattutto trova anche un valido aiuto nelle innumerevoli modalità preimpostate - eseguibili al tocco di una semplice icona - uno dei punti di forza di Bimby.
Un’importante novità è l’introduzione della nuova funzione Cottura Aperta, che permette di cucinare senza coperchio a 100°C in totale sicurezza. Questa funzione, disponibile anche in modalità guidata con tante ricette preimpostate, non solo offre una visione completa sul lavoro di Bimby, ma consente anche l’aggiunta di ingredienti a piacere in corso d’opera. Un’alternativa eccellente per coloro che amano aggiungere il loro tocco personale alle ricette. Il TM7 è alimentato da un nuovissimo motore sincrono da 500 Watt che dispone di un ampio intervallo di giri al minuto - da 40 a 10.700 - e di un controllo adattativo della potenza : il tutto con una silenziosità che anche a pieno regime “non alza la voce”.
In attesa dell’inizio ufficiale delle consegne ad aprile, il nuovo Bimby può essere prenotato già da subito attraverso gli incaricati alla vendita, che accompagnano l’utente alla scoperta di tutte le nuove funzionalità del prodotto. La consulenza gratuita e personalizzata è parte integrante del mondo della vendita diretta Vorwerk.
Bruxelles, 16 feb. (Adnkronos) - Un anno fa, il 16 febbraio 2024, moriva l'attivista Alexei Navalny mentre era detenuto in un carcere russo: aveva 47 anni. Sono tante le persone che questa mattina si sono radunate a Mosca per rendere omaggio al più forte oppositore del Cremlino In centinaia si sono recate al cimitero Borisov. Qui hanno sfilato persone arrivate da sole, altre in piccoli gruppi, anche famiglie con bambini.
I sostenitori di Navalny hanno deposto fiori sulla sua tomba con la polizia che ha concesso l'ingresso al cimitero Borisov filmando tutto. C'erano anche diplomatici stranieri, compresi gli ambasciatori di Usa e Ue, Lynne Tracy e Roland Galharague, secondo notizie rilanciate dall'agenzia Dpa.
Nel ricordare Navalny, l'Ue dichiara che la riguardo "il presidente Putin e le autorità russe hanno la responsabilità ultima" della sua morte. "Mentre la Russia intensifica la sua guerra di aggressione illegale contro l'Ucraina, continua anche la repressione interna, prendendo di mira coloro che si battono per la democrazia - prosegue la dichiarazione dell'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Ue, Kaja Kallas, a nome dei Ventisette - Navalny ha dato la sua vita per una Russia libera e democratica. Oggi i suoi avvocati restano ingiustamente in carcere, insieme a centinaia di prigionieri politici".
Secondo l'Ue "la Russia deve liberare immediatamente e senza condizioni i legali di Navalny e tutti i prigionieri politici". L'Unione chiede anche alla Russia di "porre fine alla sua repressione brutale della società civile, dei media dei membri dell'opposizione e di rispettare il diritto internazionale".
Yulia Navalnaya ha diffuso un video in occasione del primo anniversario della morte di suo marito Alexei Navalny in cui ricorda ciò in cui credeva il principale oppositore del Cremlino: "Sappiamo perché stiamo combattendo: una Russia del futuro che sia libera, pacifica e bella, quella che sognava Alexei è possibile. Bisogna fare di tutto affinché si realizzi il suo sogno".
"Ognuno può fare qualcosa: manifestare, scrivere ai prigionieri politici, far cambiare opinione ai propri cari, sostenersi a vicenda", prosegue Navalnaya, attesa a Berlino nell'ambito delle iniziative per ricordare Navalny. "Alexei è fonte di ispirazione in tutto il mondo. Capiscono che il nostro Paese non è solo guerra, corruzione, repressione", afferma, accusando il leader russo Vladimir Putin di "voler cancellare dalla nostra memoria il nome di Alexey, nascondere la verità sul suo omicidio e di costringerci alla rassegnazione".
"Ma non ci riuscirà. Il dolore ci rende più forti e quest'anno ha dimostrato che siamo più forti di quanto pensassimo", incalza la donna, chiedendo di prendere esempio dal "coraggio" e dalla "capacità di amare davvero il nostro Paese" che aveva Navalny.
"Navalny è morto un anno fa perché si batteva per la democrazia e la libertà in Russia", ha scritto il cancelliere tedesco Olaf Scholz su X, aggiungendo che il leader russo Vladimir "Putin combatte in modo brutale la libertà e i suoi difensori". Così, "il lavoro di Navalny è stato ancor più coraggioso - ha rimarcato - Il suo coraggio ha fatto la differenza e va ben oltre la sua morte".
Anche il ministero degli Esteri, Antonio Tajani, ha scritto un messaggio su X : "A un anno dalla morte di Aleksej Navalny, non dimentichiamo il suo coraggio e il suo sacrificio a favore della libertà e della democrazia. La mia vicinanza alla sua famiglia e a tutti i difensori dei diritti umani che ogni giorno combattono nel mondo per avere più giustizia e stato di diritto".
Sanremo, 16 feb. - (Adnkronos) - “Lucio Corsi è stata la vera novità del festival. Partito come uno sconosciuto al grande pubblico e riuscito a conquistare chi lo ha ascoltato grazie ai suoi testi pieni di poesia, ironia e fantasia". Così Carlo Verdone, all'Adnkronos, commenta il successo di Lucio Corsi, secondo classificato a Sanremo 2025.
Con il brano 'Volevo essere un duro', l'artista toscano si è classificato secondo e ha vinto il Premio della Critica "Mia Martini". Un successo che Verdone aveva in qualche modo previsto, includendo Corsi nel cast della terza stagione di 'Vita da Carlo'. Nella serie, Verdone interpreta il direttore artistico del Festival, scegliendo proprio Corsi come artista in gara. Una finzione che si è trasformata in realtà.
Verdone non loda solo il talento artistico di Corsi, ma anche le sue qualità umane: "Quello che traspare in Lucio è l’essere una persona piena di garbo, che vive di stupore. Non c’è mai rabbia in lui. Ma la sua forza non è solo nel suo talento ma anche nella sua pacatezza di persona perbene e umile. L’umiltà è la cosa che lo contraddistingue più di tutte. E’ andato avanti con i suoi soli mezzi".
E conclude: "Grazie a lui la musica mi sembra abbia iniziato a prendere un’altra direzione, meno ansiogena, più riflessiva e amabile, fondata su dei testi belli. E’ un poeta. Sono contento anche perché puntare su di lui nella mia serie è stata una scommessa vinta anche per me. Gli auguro tutto il successo che merita”, conclude.
Bruxelles, 16 feb. (Adnkronos) - Un anno fa, il 16 febbraio 2024, moriva l'attivista Alexei Navalny mentre era detenuto in un carcere russo: aveva 47 anni. Sono tante le persone che questa mattina si sono radunate a Mosca per rendere omaggio al più forte oppositore del Cremlino In centinaia si sono recate al cimitero Borisov. Qui hanno sfilato persone arrivate da sole, altre in piccoli gruppi, anche famiglie con bambini.
I sostenitori di Navalny hanno deposto fiori sulla sua tomba con la polizia che ha concesso l'ingresso al cimitero Borisov filmando tutto. C'erano anche diplomatici stranieri, compresi gli ambasciatori di Usa e Ue, Lynne Tracy e Roland Galharague, secondo notizie rilanciate dall'agenzia Dpa.
Nel ricordare Navalny, l'Ue dichiara che la riguardo "il presidente Putin e le autorità russe hanno la responsabilità ultima" della sua morte. "Mentre la Russia intensifica la sua guerra di aggressione illegale contro l'Ucraina, continua anche la repressione interna, prendendo di mira coloro che si battono per la democrazia - prosegue la dichiarazione dell'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Ue, Kaja Kallas, a nome dei Ventisette - Navalny ha dato la sua vita per una Russia libera e democratica. Oggi i suoi avvocati restano ingiustamente in carcere, insieme a centinaia di prigionieri politici".
Secondo l'Ue "la Russia deve liberare immediatamente e senza condizioni i legali di Navalny e tutti i prigionieri politici". L'Unione chiede anche alla Russia di "porre fine alla sua repressione brutale della società civile, dei media dei membri dell'opposizione e di rispettare il diritto internazionale".
"Navalny è morto un anno fa perché si batteva per la democrazia e la libertà in Russia", ha scritto il cancelliere tedesco Olaf Scholz su X, aggiungendo che il leader russo Vladimir "Putin combatte in modo brutale la libertà e i suoi difensori". Così, "il lavoro di Navalny è stato ancor più coraggioso - ha rimarcato - Il suo coraggio ha fatto la differenza e va ben oltre la sua morte".
Napoli , 16 feb. - (Adnkronos) - Una bimba di appena 9 mesi è morta nella notte tra sabato e domenica all'ospedale di Acerra (Napoli) a causa delle gravissime ferite alla testa e al volto causate dai morsi del cane pitbull di famiglia.
Secondo quanto si apprende, la piccola era in casa con il padre. La tragedia è avvenuta nella tarda serata di sabato in un appartamento di Acerra. In ospedale sono intervenuti gli agenti del commissariato di polizia di Acerra che hanno avviato le indagini, coordinati dalla Procura di Napoli Nord.
Secondo i primi accertamenti, pare che la bimba sia stata aggredita dal cane di famiglia mentre il padre dormiva e la madre era al lavoro. Sul caso sono in corso accertamenti. Incensurati e sotto i 30 anni, i genitori sono sotto shock.