Il 40enne si è giustificato così con il suo difensore e con la pm. Ha anche sostenuto che la ragazza violentata "non sembrava ubriaca" e "aveva un'aria più matura". Lei lo ha fotografato durante lo stupro: nell'immagine si vedono una parte del corpo, la divisa, la fondina con la pistola. La reazione dell'Arma: "Comportamento indegno, non esiste un rapporto consenziente in una simile situazione"
Dice di essere “devastato” e consapevole di “aver fatto una cosa inqualificabile” e di non saper spiegare “perché mi sono fatto trascinare in questa situazione”. Ma al tempo stesso non rinuncia a sostenere che la studentessa statunitense violentata a Firenze mercoledì scorso “non sembrava ubriaca, non barcollava, non puzzava di alcol, connetteva bene i discorsi”. E aggiunge anche, quasi a giustificarsi, che “aveva un’aria più matura, vicino alla trentina di anni”. E’ il racconto fatto al suo difensore, l’avvocato Cristina Menichetti, dal 40enne appuntato scelto dei carabinieri che ha ammesso di aver avuto un rapporto sessuale con una delle due ragazze incontrate nella discoteca Flo mentre era in servizio con un collega 20enne, a sua volta accusato di violenza nei confronti dell’altra giovane. A sua detta, la ragazza era “consenziente“. “Non ho percepito nessuna contrarietà“, ha affermato.
“Da 20 anni sono nell’Arma e aiuto le persone, anche correndo dei rischi”, ha detto al suo legale il militare che venerdì è andato in procura per raccontare la sua versione dei fatti prima di essere convocato dagli inquirenti ed è immediatamente stato sospeso, così come il collega. “Non so perché mi sono fatto trascinare in questa situazione”. Le stesse cose sono state dette dal militare, trasferito a Firenze in luglio dopo molti anni di servizio nel Pratese, al pm Ornella Galeotti, titolare dell’inchiesta.
La sua vittima durante la violenza, sulle scale del palazzo nel centro storico della città, gli ha anche scattato una foto: si vedono la divisa e la fondina con la pistola dentro. La ragazza ha raccontato di essere riuscita di nascosto a tirare fuori il cellulare mentre il militare abusava di lei. Lo riporta il Corriere della Sera, spiegando che l’immagine è stata consegnata agli inquirenti ben prima che uno dei due carabinieri indagati per violenza sessuale si presentasse in procura per raccontare la sua versione. “Ci hanno detto di salire – ha riferito nel corso dell’interrogatorio il militare, secondo Repubblica – quella ragazza non era ubriaca o almeno io non me ne sono accorto“.
I referti medici confermano: erano ubriache, una aveva fumato – A tre giorni di distanza dalla notte fra il 6 e il 7 settembre, quando le due giovani americane sarebbero state vittime dello stupro dei due uomini dell’Arma, quello che è successo dopo il passaggio dalla discoteca Flo al palazzo del centro storico, in quei venti minuti di buio testimoniati dalle telecamere di sorveglianza, comincia ad avere contorni più definiti. Le due studentesse americane erano ubriache, una aveva fumato dell’hashish, come documentano i referti medici dell’ospedale Torregalli. Gli stessi certificano anche che le ragazze hanno avuto un rapporto sessuale. E’ in corso l’esame del dna sui campioni di liquido biologico ritrovati sia nel palazzo che nell’appartamento e sui vestiti delle due americane.
Il legale delle due studentesse, Gabriele Zanobini, insiste nel ricordare come, in base al codice penale, la violenza sessuale non si consuma solo “con la violenza fisica, ma anche abusando delle condizioni di inferiorità psichica o fisica al momento del fatto”. “Le due ragazze erano in una situazione alterata, anche a causa dell’alcol. In questa fattispecie il non consenso è implicito”, spiega l’avvocato. La condizione di ubriachezza delle americane risulta da esami e testimonianze. Una di loro, la più giovane – spiega il Corriere – non è stata nemmeno in grado di confermare la violenza e non stava in piedi. L’altra studentessa invece era più presente. E’ lei che ha fornito ai magistrati un racconto preciso, che ha spiegato di “non aver gridato per paura perché erano armati”, che ha fornito la prova della fotografia.
La reazione dell’Arma: “Indegno” – I due carabinieri intanto sabato sono stati subito sospesi. Il Comandante generale dell’Arma, Tullio del Sette, ha parlato di “comportamento indegno che infanga il lavoro di tutti”, in una conversazione con i suoi riportata da Corriere e Repubblica. Ufficialmente le dichiarazioni sono lasciate solo al colonnello Roberto Riccardi: “Non faremo sconti – dice al quotidiano di via Solferino – non esiste un rapporto consenziente in una simile situazione. I due militari erano in turno e dunque non avrebbero dovuto fare nulla di quanto invece è accaduto”. ” E per questo pagheranno”, conclude. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti parla di “due mele marce” e ha già deciso con Del Sette di seguire la linea dura: nessuna indulgenza per evitare di scalfire la credibilità dei carabinieri.