Era dalla stagione 2013-2014 che l’Italia non si presentava al fischio d’inizio della Champions League schierando tre squadre. Quattro anni fa andò malissimo, con il tiro di Wesley Sneijder che eliminò la Juventus già ai gironi sotto la neve di Istanbul, il Napoli beffato dalla classifica avulsa pur essendo arrivato a pari merito con Arsenal e Borussia Dortmund, e infine il Milan, unica italiana agli ottavi, brutalmente sbattuto fuori dall’Atletico Madrid con un 5-1 nei 180 minuti. Esattamente quello che si spera di scongiurare in questa stagione, con Juve, Napoli e Roma responsabili di dover dimostrare che l’Italia è in grado di portare in Champions League anche quattro squadre, come accadrà (finalmente) dalla prossima stagione. Per tutti, italiane e non, il punto di riferimento è il Real Madrid due volte campione in due anni, ma la corsa alla perfezione dei Blancos di Zinedine Zidane ha una lunga lista di sfidanti.
Questa Champions sarà quella dei ritorni. C’è innanzitutto Mourinho con il suo Manchester United, ma anche il nostro Antonio Conte e Jürgen Klopp con Chelsea e Liverpool. L’Inghilterra schiera i suoi pezzi da novanta per tornare protagonista dopo quattro anni di dominio spagnolo: non manca pure Pep Guardiola con il City, seppur ancora incompiuto. E se le inglesi sperano sulla scorta di storia e tradizione, in Francia il Psg ha puntato tutto sui soldi degli sceicchi: se Neymar e Mbappé basteranno per colmare il gap, lo dirà il campo. Il Bayern Monaco rimane una corazzata e Carlo Ancelotti un allenatore vincente, anche se qualcosa sembra scricchiolare nell’oliato meccanismo bavarese. Come in flessione pare anche il pragmatismo dell’Atletico Madrid del Cholo Simeone. E poi c’è il Barcellona, per tutti indebolito dal mercato e dal logoramento dei suoi campioni, ma anche primo in Liga a punteggio pieno con nove gol fatti e zero subiti. Sono loro i pretendenti alla Coppa dalle grandi orecchie.
Il borsino delle italiane – Senza dimenticare ovviamente la Juventus: i bianconeri, gli unici che hanno tenuto alto l’onore del calcio italiano negli ultimi tre anni conquistando due finali, hanno rinunciato a rinforzare la difesa per alzare ancora la qualità degli interpreti offensivi, con gli arrivi di Douglas Costa e Bernardeschi. L’obiettivo è chiaro: tanto turn-over in campionato, già messo in atto da Massimiliano Allegri contro il Chievo, per tentare un nuovo all-in sulla Champions. Ormai i bianconeri sono nella rosa delle super-favorite: per vincere manca solo l’ultimo step. E poi ci sono le sorprese: l’anno scorso è toccato al Monaco, chissà che ora sia la volta buona per Napoli e Roma. Azzurri e giallorossi, a onor del vero, nella loro ultima apparizione europea sono state entrambe eliminate agli ottavi dal Real Madrid, poi vincitore-schiacciasassi. Quest’anno l’obiettivo minimo tornano a essere proprio gli ottavi, ma finalmente l’Italia ha tre assi da giocare per poter dire la sua fino in fondo.
I gironi di Napoli e Roma – Per Maurizio Sarri la missione è più agile: prioritario non sbagliare all’esordio con lo Shaktar Donetsk, vera nemica per la qualificazione, e poi con l’abbordabile Feyenoord, in attesa della doppia e affascinante sfida contro Guardiola. Se il Napoli saprà essere quella squadra che gioca a memoria dal primo al novantesimo minuto, in Europa farà strada. Il pericolo harakiri però è dietro l’angolo, come per la Roma. A Eusebio Di Francesco è andata decisamente peggio e davvero non avrà spazio per passi falsi: Chelsea e Atletico Madrid nello stesso girone, al di là della cenerentola Qarabag, si possono tranquillamente tradurre in missione impossibile. I giallorossi dovranno trasformare l’Olimpico in un fortino fin da questa sera, quando accoglieranno i Colchoneros di Simeone. Sulla carta la Roma non parte sconfitta solo se Di Francesco saprà trasferire alla squadra tutti i pregi messi in mostra nella tranquillità di Sassuolo. Le buone prestazioni d’altronde non basteranno per evitare la terza posizione, quella che al momento pare la più scontata. C’è anche un lato positivo: se passa, la Roma sa di poter battere chiunque.
La Juve e le altre – Guardando agli altri gironi, la Juventus è nella categoria di quelli in cui già si sa chi passa. I bianconeri si giocheranno il primo posto con il Barcellona, da affrontare già all’esordio. Olympiacos e Sporting Lisbona sono destinate a fare da comparse. Lo stesso vale per il girone B di Bayern e Psg, come per le fortunate Monaco e Porto nel raggruppamento G. Strada spianata invece per Manchester United e Liverpool, mentre lo spettacolo lo assicura il girone H con Real Madrid, Borussia Dortmund e Tottenham.
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Champions League, parte la sfida al Real: l’Italia può sperare nella Juve, ma anche sognare con Napoli e Roma
I Blancos rimangono il punto di riferimento. Ma per batterli non ci sono solo Mou, Conte e Neymar. I tifosi, non solo bianconeri, possono sognare un anno da protagonisti anche in Europa: Sarri è pronto per la sfida alle big, i giallorossi se passano il girone impossibile possono giocarsela con chiunque. L'ultima volta con tre italiane andò malissimo, è il momento di rifarsi
Era dalla stagione 2013-2014 che l’Italia non si presentava al fischio d’inizio della Champions League schierando tre squadre. Quattro anni fa andò malissimo, con il tiro di Wesley Sneijder che eliminò la Juventus già ai gironi sotto la neve di Istanbul, il Napoli beffato dalla classifica avulsa pur essendo arrivato a pari merito con Arsenal e Borussia Dortmund, e infine il Milan, unica italiana agli ottavi, brutalmente sbattuto fuori dall’Atletico Madrid con un 5-1 nei 180 minuti. Esattamente quello che si spera di scongiurare in questa stagione, con Juve, Napoli e Roma responsabili di dover dimostrare che l’Italia è in grado di portare in Champions League anche quattro squadre, come accadrà (finalmente) dalla prossima stagione. Per tutti, italiane e non, il punto di riferimento è il Real Madrid due volte campione in due anni, ma la corsa alla perfezione dei Blancos di Zinedine Zidane ha una lunga lista di sfidanti.
Questa Champions sarà quella dei ritorni. C’è innanzitutto Mourinho con il suo Manchester United, ma anche il nostro Antonio Conte e Jürgen Klopp con Chelsea e Liverpool. L’Inghilterra schiera i suoi pezzi da novanta per tornare protagonista dopo quattro anni di dominio spagnolo: non manca pure Pep Guardiola con il City, seppur ancora incompiuto. E se le inglesi sperano sulla scorta di storia e tradizione, in Francia il Psg ha puntato tutto sui soldi degli sceicchi: se Neymar e Mbappé basteranno per colmare il gap, lo dirà il campo. Il Bayern Monaco rimane una corazzata e Carlo Ancelotti un allenatore vincente, anche se qualcosa sembra scricchiolare nell’oliato meccanismo bavarese. Come in flessione pare anche il pragmatismo dell’Atletico Madrid del Cholo Simeone. E poi c’è il Barcellona, per tutti indebolito dal mercato e dal logoramento dei suoi campioni, ma anche primo in Liga a punteggio pieno con nove gol fatti e zero subiti. Sono loro i pretendenti alla Coppa dalle grandi orecchie.
Il borsino delle italiane – Senza dimenticare ovviamente la Juventus: i bianconeri, gli unici che hanno tenuto alto l’onore del calcio italiano negli ultimi tre anni conquistando due finali, hanno rinunciato a rinforzare la difesa per alzare ancora la qualità degli interpreti offensivi, con gli arrivi di Douglas Costa e Bernardeschi. L’obiettivo è chiaro: tanto turn-over in campionato, già messo in atto da Massimiliano Allegri contro il Chievo, per tentare un nuovo all-in sulla Champions. Ormai i bianconeri sono nella rosa delle super-favorite: per vincere manca solo l’ultimo step. E poi ci sono le sorprese: l’anno scorso è toccato al Monaco, chissà che ora sia la volta buona per Napoli e Roma. Azzurri e giallorossi, a onor del vero, nella loro ultima apparizione europea sono state entrambe eliminate agli ottavi dal Real Madrid, poi vincitore-schiacciasassi. Quest’anno l’obiettivo minimo tornano a essere proprio gli ottavi, ma finalmente l’Italia ha tre assi da giocare per poter dire la sua fino in fondo.
I gironi di Napoli e Roma – Per Maurizio Sarri la missione è più agile: prioritario non sbagliare all’esordio con lo Shaktar Donetsk, vera nemica per la qualificazione, e poi con l’abbordabile Feyenoord, in attesa della doppia e affascinante sfida contro Guardiola. Se il Napoli saprà essere quella squadra che gioca a memoria dal primo al novantesimo minuto, in Europa farà strada. Il pericolo harakiri però è dietro l’angolo, come per la Roma. A Eusebio Di Francesco è andata decisamente peggio e davvero non avrà spazio per passi falsi: Chelsea e Atletico Madrid nello stesso girone, al di là della cenerentola Qarabag, si possono tranquillamente tradurre in missione impossibile. I giallorossi dovranno trasformare l’Olimpico in un fortino fin da questa sera, quando accoglieranno i Colchoneros di Simeone. Sulla carta la Roma non parte sconfitta solo se Di Francesco saprà trasferire alla squadra tutti i pregi messi in mostra nella tranquillità di Sassuolo. Le buone prestazioni d’altronde non basteranno per evitare la terza posizione, quella che al momento pare la più scontata. C’è anche un lato positivo: se passa, la Roma sa di poter battere chiunque.
La Juve e le altre – Guardando agli altri gironi, la Juventus è nella categoria di quelli in cui già si sa chi passa. I bianconeri si giocheranno il primo posto con il Barcellona, da affrontare già all’esordio. Olympiacos e Sporting Lisbona sono destinate a fare da comparse. Lo stesso vale per il girone B di Bayern e Psg, come per le fortunate Monaco e Porto nel raggruppamento G. Strada spianata invece per Manchester United e Liverpool, mentre lo spettacolo lo assicura il girone H con Real Madrid, Borussia Dortmund e Tottenham.
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(Adnkronos) - Serie di attacchi aerei di Israele nella Striscia di Gaza, ripresi nella notte su ordine di Benjamin Netanyahu, che ha ordinato "la ripresa della guerra" contro Hamas, dopo che gli sforzi per estendere il cessate il fuoco sono falliti. Il bilancio delle vittime continua a salire. Secondo il direttore del ministero della Sanità della Striscia, Mohammed Zaqout, i morti sono saliti "ad almeno 330, per la maggior parte donne e bambini palestinesi, mentre i feriti sono centinaia"
Secondo quanto appreso dall'Afp da due fonti del movimento di resistenza islamico, tra le vittime c'è anche il generale di divisione Mahmoud Abu Watfa, che era a capo del ministero dell'Interno del governo di Hamas.
L'ufficio del primo ministro Netanyahu ha dichiarato che lui e il ministro della Difesa Israel Katz hanno dato istruzioni alle Forze di Difesa Israeliane (Idf) di intraprendere “un'azione forte contro l'organizzazione terroristica di Hamas” nella Striscia di Gaza. “Questo fa seguito al ripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi, così come al suo rifiuto di tutte le proposte ricevute dall'inviato presidenziale statunitense Steve Witkoff e dai mediatori”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in un post su X. “Israele, d'ora in poi, agirà contro Hamas con una forza militare crescente”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in una dichiarazione riportata dal Times of Israel, aggiungendo che i piani per la ripresa delle operazioni militari sono stati approvati la scorsa settimana dalla leadership politica.
Israele continuerà a combattere a Gaza "fino a quando gli ostaggi non saranno tornati a casa e non saranno stati raggiunti tutti gli obiettivi", ha affermato Katz.
La Casa Bianca dal canto suo ha confermato che Israele ha consultato l'amministrazione americana prima di lanciare la nuova ondata di raid. "Hamas avrebbe potuto rilasciare gli ostaggi per estendere il cessate il fuoco, invece ha scelto il rifiuto e la guerra", ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Brian Hughes, al Times of Israel, dopo la ripresa dei raid israeliani contro la Striscia di Gaza.
Dal canto suo Hamas ha dichiarato che Netanyahu, con la sua decisione di "riprendere la guerra", "ha condannato a morte gli ostaggi" che si trovano ancora a Gaza. "Netanyahu e il suo governo estremista hanno deciso di sabotare l'accordo di cessate il fuoco - accusa il movimento in una nota - La decisione di Netanyahu di riprendere la guerra è la decisione di sacrificare i prigionieri dell'occupazione e di imporre loro la condanna a morte”. Hamas denuncia poi che il premier israeliano continua a usare la guerra a Gaza come "una scialuppa di salvataggio" per distrarre dalla crisi politica interna.
Hamas ha quindi esortato i mediatori internazionali a “ritenere l'occupazione israeliana pienamente responsabile della violazione dell'accordo” e ha sottolineato la necessità di “fermare immediatamente l'aggressione”.
Il cessate il fuoco era rimasto in vigore per circa due settimane e mezzo dopo la conclusione della prima fase, mentre i mediatori lavoravano per mediare nuovi termini per l'estensione della tregua. Hamas ha insistito per attenersi ai termini originali dell'accordo, che sarebbe dovuto entrare in vigore nella sua seconda fase all'inizio del mese. Questa fase prevedeva che Israele si ritirasse completamente da Gaza e accettasse di porre fine definitivamente alla guerra in cambio del rilascio degli ostaggi ancora in vita. Sebbene Israele abbia firmato l'accordo, Netanyahu ha insistito a lungo sul fatto che Israele non porrà fine alla guerra fino a quando le capacità militari e di governo di Hamas non saranno state distrutte. Di conseguenza, Israele ha rifiutato anche solo di tenere colloqui sui termini della fase due, che avrebbe dovuto iniziare il 3 febbraio.
Gli Houthi dello Yemen "condannano la ripresa dell'aggressione del nemico sionista contro la Striscia di Gaza". "I palestinesi non verranno lasciati soli in questa battaglia e lo Yemen continuerà con il suo sostegno e la sua assistenza e intensificherà il confronto", minaccia il Consiglio politico supremo degli Houthi, che da anni l'Iran è accusato di sostenere, come riportano le tv satellitari arabe.
Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.