Lo ritrovo per caso, inaspettatamente. Come gli attimi regalati, le intese impreviste, i ricordi riaffiorati. Lo osservo senza toccarlo, all’inizio, poi allungo la mano e lo afferro. “E’ più piccolo”, il mio primo pensiero. Sorrido, perché è la mia mano che adesso è più grande.
Si intitola Arturo e Clementina. Ha la copertina rigida, l’illustrazione al centro ritrae due tartarughe che si guardano negli occhi. Mi sforzo, ma non riesco a ricordare quanti anni avessi quando mi è stata regalata questa storia pubblicata per la prima volta nel marzo del 1976, firmata da Adela Turin e Nella Bosnia.
Non resisto, lo sfoglio e piombo in una lettura che mi travolge. Mentre scorro le pagine, con illustrazioni meravigliose, arriva la notizia che a Napoli una ragazza è morta dopo un litigio con il fidanzato: non accettava di essere lasciata, si è aggrappata alla macchina mentre lui metteva in moto e si è lasciata trascinare sull’asfalto.
La sua agonia è durata meno di 24 ore.
Arturo e Clementina sono due tartarughe, compagne di vita. Tra i due è lui, Arturo, l’intraprendente. Vuole vedere il mondo, conoscere nuove realtà, spaziare in altri universi. E’ irrequieto, è smanioso. E così propone a Clementina di partire e andare via. Lei tentenna all’inizio, ma lui la rassicura: “Porteremo con noi tutto il nostro mondo”. E così accadrà. Ma sarà Clementina a caricare su di sé – uno dopo l’altro, una pagina dopo l’altra – tutti gli oggetti che costituiscono il loro piccolo grande focolare.
Il vaso di fiori? Certo! I libri? Come no! L’amato grammofono? Prego, tutto comodamente affastellato sul carapace della povera Clementina, disponibile e innamorata. Bellissime anche le illustrazioni, che raccontano con il tratto la fatica della povera tartaruga stanca ma felice di portarsi appresso tutti i pesi di una vita.
Ancora una notizia, arriva da Rosolini, vicino a Siracusa. Le indagini hanno chiarito che a uccidere e poi a dare fuoco al corpo della donna trovata morta in casa qualche mese fa è stato il marito. Aveva simulato un incidente domestico, dicendo che era esplosa una bomboletta di gas.
Arrivo alla fine del racconto. Accarezzo il volume, un cartonato che ha resistito a oltre 40 anni, vari traslochi, dita imprecise di bambina che lo hanno sfogliato. Lo perlustro palmo a palmo perché cerco una notizia e anche se so dove trovarla, rallento l’attimo della scoperta.
“edizioni dalla parte delle bambine”, scritto così, tutto minuscolo.
Riguardo questo volume: era il 1976 e qualcuno si era preso la briga di realizzare un’opera come questa, senza principesse, vestiti lunghi e principi. Un’opera che è educazione, coraggio e prevenzione.
“dalla parte delle bambine”, leggo di nuovo.
Un’esperienza editoriale unica, con volumi illustrati che presentavano con humor e in modo concreto e intelligente il problema del rapporto tra i sessi, fornendo anche a genitori e insegnanti gli strumenti di un dialogo con i bambini su un problema ancora oggi cruciale. E che indicavano una via: essere dalla parte delle bambine e da subito, perché essere dalla parte delle donne” è sempre, irreversibilmente tardi e perché è sulle piccole menti che si formano che vanno inculcati i principi inderogabili: indipendenza, libertà, autonomia.
E forse non ci sarebbero così tante tragedie che vedono vittime le donne se solo si lavorasse a livello culturale quando è davvero il momento, quando si è in tempo. Operare sulle menti fresche, dunque ed essere “dalla parte delle bambine”, ma anche e soprattutto dei bambini: questa è la via.
Non c’è scampo altrimenti. E sarà sempre troppo tardi, sarà inevitabilmente una corsa a ripari che non esistono. Alla fine Clementina se ne va. Lascia tutto e lascia anche il suo mondo a rimorchio, che come tutti i rimorchi sono pesi insostenibili che si trascinano a fatica. Arturo la cerca, non sa dove sia, improvvisamente si rende conto di non sapere neanche dove cercarla.
E’ una poesia infinita la fine di questo racconto, che per piccoli non è.
Perché Clementina non si trova più. Si è dileguata, alla ricerca del suo mondo migliore che si chiama libertà, sullo sfondo di un’illustrazione d’autore che ritrae paesaggi sconfinati e lidi ignoti, meravigliosi.