Politica

Ius soli affossato al Senato: non è in calendario. Pd: “Non c’è maggioranza”. M5s: “Bene, serve referendum”

Il provvedimento sulla riforma della legge di cittadinanza non sarà discusso a Palazzo Madama almeno fino ad ottobre. Il capogruppo dem Zanda: "I gruppi che lo hanno supportato alla Camera mostrano di non volerlo rivotare". Calderoli: "Sparisce dai radar, si rassegnino". Esultano Fi e Lega Nord. Sinistra Italiana: "Pronti a fiducia di scopo, anche se siamo all'opposizione"

Lo Ius soli scompare dal calendario del Senato. Dopo settimane di annunci e promesse, quando è stato il momento della verità nella riunione dei capigruppo, la maggioranza ha evitato di fissare la data di discussione del provvedimento che regola la cittadinanza italiana per gli stranieri. “In questo momento la maggioranza non c’è”, ha dichiarato il dem Luigi Zanda. Esultano Lega Nord e Forza Italia, ma anche i 5 stelle che invocano il “referendum“. Silenzio dal segretario Pd Matteo Renzi che ha più volte dichiarato negli scorsi mesi che “è un dovere” approvarlo, salvo poi fare parziale marcia indietro ad agosto. Appena poche ore fa il ministro Maurizio Martina aveva detto che “bisogna andare avanti”. E invece no, lo Ius soli è da oggi fuori dall’agenda politica di Palazzo Madama, praticamente in maniera definitiva con quel “a data da definirsi”. Un po’ come la legge sul biotestamento, pure quella ormai con tempi strettissimi per l’approvazione prima della fine della legislatura.

Zanda: “Manca maggioranza”. Per Ap “vince realismo”
Ma a certificare l’addio non c’è solo il mancato inserimento tra i lavori in calendario a settembre. Ci sono, soprattutto, le parole del capogruppo del Pd Luigi Zanda che sventola bandiera bianca dopo la riunione della capogruppo che ha stilato i provvedimenti da esaminare a Palazzo Madama nei prossimi 19 giorni: “Lo Ius soli”, ha detto, “in passato è stato calendarizzato su nostra richiesta, ma le leggi per essere approvate hanno bisogno di una maggioranza e in questo momento la maggioranza non c’è“. Una sentenza. Perché di traverso, spiega il senatore dem, si sono messi “anche i gruppi che lo hanno votato alla Camera”. Tradotto: Alternativa Popolare di Angelino Alfano non ne vuole sapere. Non a caso Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Ap, parla di “vittoria del realismo” perché “le priorità del Paese sono altre”. Del resto, lo si era già capito prima della pausa estiva dei lavori, che terminerà domani, quando si era deciso di rinviare l’esame del disegno di legge sulla cittadinanza – già approvato alla Camera – spostando il problema di qualche mese. Adesso, come ampiamente prevedibile, la grana si è presentata di nuovo. Resta speranzoso il ministro della Giustizia Andrea Orlando: “Se serve qualche giorno in più per portare a casa un risultato così importante, non credo che questo debba far dire che si è abbandonato l’obiettivo”.

M5s: “Servirebbe un referendum”
Di sicuro il Pd non può contare sull’appoggio dei 5 stelle. Che malgrado alcune posizioni discordanti al loro interno, e nonostante il fatto che sul punto non sia mai stata consultata la rete, hanno annunciato che non voterebbero in sostegno del provvedimento. “Sullo ius soli Luigi Zanda”, ha dichiarato il capogruppo grillino a Palazzo Madama Enrico Cappelletti, “ha dato in modo chiaro la posizione del Pd che è quella di non chiedere la calendarizzazione fino a che non ci sia una maggioranza chiara per farla approvare. Per noi una valutazione su una legge così importante andrebbe fatta dai cittadini tramite referendum: quindi la decisione è in linea con quelle che sono le richieste del M5s”.

Gioscono Lega Nord e Fi: “Mai più in aula”
Così, alla fine, ad esultare sono la Lega Nord e Forza Italia. “Per fortuna lo Ius soli per ora è sparito dal radar dell’agenda parlamentare, anche se il Pd dice che verrà esaminato quando ci sarà una maggioranza in grado di poterlo approvare – è il commento del vice-presidente del Senato, Roberto Calderoli –  e questo significa che non lo si affronterà mai, perché non solo sullo Ius soli non c’è una maggioranza nel Paese, perché la stragrande maggioranza di cittadini è contraria, ma non c’è neppure una maggioranza in un Parlamento di transfughi”. Dello stesso tenore le parole di Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega Nord al Senato: “Vittoria: abbiamo affossato la legge sulla cittadinanza. Pericolo scampato, ma restiamo vigili e pronti alle barricate perché questo Paese ha bisogno di tutto tranne che di regalare la cittadinanza agli immigrati“. E sorride anche un altro vice-presidente del Senato, il forzista Maurizio Gasparri, che si augura “non torni mai in aula”.

Sinistra Italiana: “Pronti a fiducia di scopo”
Eppure il Partito Democratico avrebbe un’altra via, stretta, strettissima, quasi impercorribile per altri – e più importanti – equilibri di governo. La mano tesa è quella di Sinistra Italiana: “Le argomentazioni di Zanda sulla mancanza dei numeri per approvare la norma sono incomprensibili: i numeri in maggioranza si trovano e ho confermato ancora oggi che siamo disposti anche a votare una fiducia di scopo sulla legge, pur essendo noi una forza di opposizione – spiega la presidente Loredana De Petris – Evidentemente il Pd non ritiene prioritario il provvedimento e più si rinvia, più passa il tempo, minori sono le chance per l’approvazione della legge”. Critici con il Pd anche gli ex dem: “Abbiamo verificato che alla ripresa dei lavori la legge sullo Ius soli non è più in calendario pur essendo stata incardinata prima dell’estate – ha detto la presidente dei senatori di Mdp Cecilia Guerra – Abbiamo chiesto con forza assieme a Sinistra Italia la sua ricalendarizzazione immediata. Non ci sono alibi”. Mentre per Roberto Speranza si tratta di una “resa culturale inaccettabile e un cedimento alla destra”.

Senatori dem: “Resta priorità, dopo il Def”
Al Partito democratico non resta che ripetere il solito mantra, questa volta affidato a Daniele Borioli, Rosaria Capacchione, Valeria Cardinali e Camilla Fabbri: “È un provvedimento fondamentale, che va assolutamente portato a termine prima della conclusione della legislatura. Da esso dipendono tanto la qualità civile e culturale della società italiana, quanto il futuro del nostro Paese, caratterizzato da un costante invecchiamento della popolazione”, dichiarano i senatori dem. Allo stesso tempo, sottolineano chiarendo che se ne parlerà (almeno) dopo l’approvazione del Def, quanto sia “indispensabile” preservare il governo “dal rischio di tensioni e fratture nel momento in cui esso ha il compito fondamentale di mettere a frutto i segni incoraggianti della ripresa economica”.