Il 77% dello spreco totale viene prodotto all'interno delle mura di casa. Ma tra i cittadini "cresce la sensibilizzazione" sul tema della sostenibilità degli scarti alimentari
Ogni anno l’Italia butta nella spazzatura 15,5 miliardi di euro di roba da mangiare. Nella pattumiera finisce quindi cibo per un valore pari allo 0,94% del Pil. Sono questi i numeri dello spreco alimentare elaborati da Last Minute Market e dall’Università di Bologna. Ed è soprattutto nelle mura di casa che gli italiani sprecano di più: il cibo che diventa immondizia è riconducibile per i quattro quinti del totale allo spreco domestico. Dalla fotografia sulle abitudini alimentari degli italiani emerge infatti che lo spreco familiare vale 12 miliardi, ovvero il 77% del totale. A fronte di una perdita percepita di 8 miliardi di euro. Il dato è ancora più allarmante se confrontato con l’intera filiera alimentare: dai campi alla produzione industriale, fino alla distribuzione lo sperpero di cibo raggiunte un totale di 3,5 miliardi.
La fotografia arriva a un anno dall’entrata in vigore della legge Gadda, per incentivare l’uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale. I dati sono stati estrapolati a partire dai test Diari di Famiglia – un monitoraggio sul cibo smaltito da 450 famiglie campione intervistate per un settimana sulle loro abitudini alimentari – ed eseguiti dal ministero dell’Ambiente con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna e con Swg. Non solo “il frigo e la dispensa”, ma anche “le mense scolastiche, dove si butta un terzo del cibo”, secondo Luca Falasconi, il responsabile scientifico di Reduce 2017 – il progetto contro lo spreco del cibo che ha commissionato lo studio – “lo spreco si annida ovunque, soprattutto vicino a noi”. Per questo “Reduce si è attivato a livello nazionale seguendo tre direttrici principali: ricerca, educazione e comunicazione”.
Ma non ci sono solo dati negativi. Per l’Osservatorio Waste Watcher (Last Minute Market/Swg) inoltre, tra i cittadini “cresce la sensibilizzazione” sul tema della sostenibilità degli scarti alimentari: 7 su 10 sono a conoscenza della normativa Gadda. Mentre oltre il 91% considera grave e allarmante la questione spreco legata al cibo, mentre l’81% è consapevole che il cambiamento deve avvenire da stessi e dalla propria famiglia. Andrea Segrè, direttore scientifico di Spreco Zero, sottolinea quanto l’impegno attuato stia dando i suoi frutti: “L’alimentazione è correlata ai processi produttivi sostenibili per il 66% degli italiani, mentre il 96% insegna ai figli a non sprecare”. E sono proprio loro “i giovani, dai bimbi ai millennials” che devono essere educati “all’ottimizzazione” delle dispense, perché “saranno loro a guidare il mondo”.