I tecnici del Centro funzionale di monitoraggio hanno dato alla Protezione civile locale almeno due aggiornamenti sulle condizioni meteo in arrivo sulla città con precipitazioni fino agli 80 millimetri. Il sindaco: "Ho chiesto un report per capire chi ha saputo cosa e quando"
Il Comune di Livorno sapeva dell’arrivo di un “forte sistema temporalesco” dalle 21,39 di sabato sera. Un aggiornamento sull’evoluzione della situazione meteorologica arrivato dal Centro funzionale di monitoraggio della Regione Toscana. Nelle ore successive lo stesso centro aveva aggiunto all’amministrazione livornese e agli altri enti che la costa sarebbe stata interessata da precipitazioni che avrebbero raggiunto i 70-80 millimetri nella seconda parte della notte. Lo dice, intervistato dal Tirreno, il funzionario della Regione Enzo Di Carlo, ingegnere idraulico che era di guardia proprio al Centro funzionale di monitoraggio di Firenze, ente che pubblica i bollettini di criticità e indica il grado di allerta, ma vigila anche sull’evoluzione del tempo e degli eventi idraulici e idrogeologici e quindi informa costantemente Comuni e relativi uffici della Protezione Civile. E’ successo sabato prima del disastro di Livorno: in tutta la Toscana sono state notificate centinaia di allarmi: “Superamenti di soglie di 20 millimetri in 15 minuti e di 40 millimetri in un’ora sono stati numerosissimi, non solo su Livorno, ma anche a Montopoli (in provincia di Pisa, ndr) o nella zona di Arezzo“.
L’ufficio della Protezione civile di Livorno non ha rilasciato dichiarazioni. Parla invece il sindaco Filippo Nogarin all’agenzia Ansa: “È giunto il momento di fare chiarezza su quanto accaduto la notte del nubifragio – dichiara – Ieri sera abbiamo chiesto agli uffici di produrre un report sulle comunicazioni intercorse tra la protezione civile comunale e tutti gli organismi tecnici della Regione. Voglio capire chi ha saputo cosa, quando e con quali modalità. Solo a quel punto potremo fare le valutazioni opportune“. Nogarin, al Fatto.it, ha spiegato di non avere gli strumenti per cambiare in corso l’assetto della macchina della Protezione Civile, specie se l’evento atmosferico è più grave rispetto all’allerta (che in questo caso, come ormai è noto, era arancione).
E il report annunciato dal sindaco è arrivato: “Stando alle previsioni meteo e ai modelli di previsione emanati dal Lamma – dice l’ufficio stampa del Comune – la perturbazione che ha messo in ginocchio la città di Livorno avrebbe dovuto colpire la città tra le 8 del mattino e le 13 di domenica 10 settembre, con punte massime attorno alle 11″. Il Comune spiega che sin dalle prime ore del pomeriggio del sabato la Protezione civile ha diffuso l’allerta meteo attraverso l’ufficio stampa del Comune, i media locali, la app degli smartphone e i pannelli luminosi in centro e nella zona nord. Poi ha convocato il Ce.Si., il centro situazioni (la sala operativa), per le 7 del giorno dopo “sulla base di quanto contenuto nei modelli di previsione” e preallertato le squadre di volontari. Quando nella serata di sabato la situazione meteo è peggiorata, il referente della Protezione civile ha attivato le squadre di volontari in pre-allerta e si è messo in contatto con i vigili del fuoco.
Resta da capire se le due ricostruzioni stanno insieme in modo coerente. La notifica delle 21,39 da parte del centro della Regione verso il Comune di Livorno, spiega Di Carlo al Tirreno, è avvenuta via intranet e attraverso una app in utilizzo ai Comuni e agli enti preposti alla protezione civile: nel bollettino, dice la Regione in una nota, si comunicava la presenza di un forte sistema temporalesco sulla costa pisana e livornese con piogge intense che già avevano superato i 40 millimetri in un’ora e avrebbero insistito su quella stessa area per le seguenti 2/3 ore. Un altro monitoraggio è stato comunicato al Comune un’ora e mezzo dopo, alle 23,08. E poi da lì altri aggiornamenti ogni due ore “confermando – racconta l’ingegnere – che la costa livornese sarebbe stata interessata da fenomeni di intensità superiore a 40-50 millimetri l’ora e addirittura 70-80 nella seconda parte della notte: questi sono gli strumenti che noi mettiamo a disposizione all’ente sul territorio, che poi deve attivarsi e mettere in atto le procedure e le azioni possibili”. In tutto i bollettini sono stati 13.
Il codice non era rosso, continua Di Carlo, perché “perché l’instabilità prevista era associabile ad un codice arancione: per classificare come allerta rossa un evento di quel tipo, esso avrebbe dovuto avere una persistenza di almeno sei ore, che non ha avuto”. Il sindaco Nogarin più volte in questi giorni ha spiegato di non aver preparato la macchina della Protezione Civile perché nelle ultime settimane diversi allerta di codice arancione si erano conclusi con nessuna perturbazione rilevante. In ogni caso, aggiunge il tecnico della Regione, il sistema di gravità degli avvertimenti conta finché l’evento accade. “Il codice di allerta ha la funzione di preavvisare gli enti locali in modo che mettano in atto le misure previste. Ma è una fase che nasce da una fase di previsione. Poi c’è il momento dell’evento, che vive di vita propria”.