Tre notizie di ieri, in ordine di maggiore e minore somiglianza a barzellette. Prima, un pasticciere di Maratea (Potenza) espone in vetrina una torta con la faccia di Hitler, commissionata da un cliente. Seconda, un supplente al Nautico di Camogli (Genova) è postato su Facebook mentre fa il saluto romano, pare costretto (?) da quei mattacchioni dei suoi studenti. Terza, la Camera approva una legge contro la propaganda fascista, gadget e saluti romani compresi, con il voto contrario di Lega, Forza Italia e Movimento Cinque Stelle. Il tutto lo stesso giorno in cui la maggioranza rinuncia allo legge sulla cittadinanza ai figli di immigrati (cosiddetto ius soli), nel tripudio degli stessi oppositori.

Cosa c’è di comune alle tre barzellette? Ma la banalizzazione del fascismo: what else? Nel primo caso, il pasticciere s’è affrettato a giustificarsi dicendo che non era stata una sua idea: e ci mancava solo che lo fosse. Nel secondo, il Provveditore e il Nautico si affrettano a stracciarsi le vesti annunciando inchieste sugli studenti: e pure lì, il minimo sindacale. Nel terzo, la notizia dell’approvazione della legge produce centinaia di migliaia di like sui social: confermando che, nella campagna elettorale permanente in cui viviamo da anni, resta molto più facile fare una legge contro la propaganda fascista che una legge di civiltà per riconoscere un elementare diritto umano.

Continuiamo così, allora: banalizziamo il fascismo. Fingiamo di scandalizzarci per le torte naziste e i saluti romani, esprimiamo soddisfazione per l’ennesima legge-manifesto, fatta per la comunicazione più che per la sostanza. Così, fare torte naziste, filmare supplenti in difficoltà con gli smartphone sdoganati dalla ministra Fedeli, commerciare busti del Duce diventeranno definitivamente quel che già sono: goliardate di cattivo gusto, non reati penali. Mentre il pianeta verrà governato sempre più spesso da autentici fascisti, derubricati dai più a zuzzurelloni anti-establishment. Ehi, a proposito, parliamo di Donald Trump il 22 settembre all’Università di Bergamo, iniziate a organizzare i torpedoni. 

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