La polemica sulla concessione del marchio dop al prodotto caseario di Gioia del Colle diventa un botta e risposta politico tra i due governatori regionali. L'ex sindaco di Salerno: "La mozzarella è solo campana". L'ex pm: "Ha parlato mentre stava inaugurando uno stabilimento dove si faranno pizze surgelate"
La guerra delle mozzarelle continua. Senza esclusione di colpi. Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano risponde alle dichiarazioni rilasciate ieri dal governatore della Campania Vincenzo De Luca, secondo cui “la mozzarella è campana”. Lo ha ribadito ieri, intervenendo con il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio de Vincenti alla presentazione della nuova linea di produzione della Buitoni, del gruppo Nestlè, che produrrà a Benevento la pizza surgelata da esportare nel mondo. E ha aggiunto: “Mi dispiace per gli amici pugliesi che non possono andare oltre la burrata”. Ma Emiliano non ci sta: “Penso che la cosa migliore – ha detto – sia invitare il presidente De Luca a farsi una bella mangiata di mozzarelle in Puglia così si rende conto che, oltre alle burrate, le nostre mozzarelle sono perfettamente all’altezza di quelle campane”. Poi il sassolino dalla scarpa sulle burrate: “Sono una esclusiva pugliese perché loro non ci riescono a farle, almeno buone come le nostre. E consiglio quelle di Andria”. Ma questa non è solo una polemica di fine estate, fatta di botta e risposta. Perché a certe latitudini la mozzarella è una cosa seria. Lo dimostra il fatto che il Consorzio di tutela della Bufala Dop ha dato mandato ai propri legali di ricorrere alla giustizia amministrativa così come, tra l’altro, ha annunciato la Regione Campania, contro il provvedimento del Ministero delle Politiche Agricole che riconosce il marchio dop al prodotto caseario pugliese.
di Fabio Capasso
L’INIZIO DELLA POLEMICA – Tutto è iniziato a fine agosto quando Franco Alfieri, ex sindaco di Agropoli e attuale consigliere del governatore De Luca per Agricoltura, Foreste, Caccia e Pesca ha protestato contro la proposta di riconoscimento del marchio dop alla mozzarella di Gioia del Colle che non è mozzarella di bufala. Secondo la Campania, il marchio ‘Mozzarella di Gioia del Colle’ proposto e pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 28 agosto viola “quanto stabilito in materia dalla normativa europea” perché la denominazione è in parte omonima a quella della DOP ‘Mozzarella di Bufala Campana’.
LA PETIZIONE PER ‘SUA ECCELLENZA’ – Pochi giorni dopo il deputato di Forza Italia Paolo Russo, che sulla mozzarella di bufala campana ha scritto anche un libro intitolato Sua eccellenza, ha lanciato una petizione sulla piattaforma change.org (che ha raccolto oltre 2.700 adesioni) per chiedere al ministro delle Politiche agricole di sospendere la procedura per il riconoscimento del marchio dop alla mozzarella di Gioia del Colle. Richiesta contenuta anche nell’interrogazione presentata dallo stesso parlamentare. “A farne le spese, tra equivoci e confusione – è scritto nella petizione – sarà la filiera agricola e produttiva della mozzarella di bufala Campana dop che perderà quote di mercato e sarà costretta a competere con il fior di latte”. Il 6 settembre scorso Russo ha chiesto anche un confronto con il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina. “Nulla contro la Puglia – ha dichiarato – ma confondere due prodotti diversi equivale a creare equivoci e confusioni sui mercati internazionali e tra i consumatori generando danni ad una filiera agricola che conta 50mila addetti e anche all’economia nazionale”.
DE LUCA, EMILIANO E LA BURRATA – Ieri l’affondo di De Luca. “Il Governo dovrebbe concedere il marchio dop a quei prodotti che hanno importanti volumi produttivi e commerciali e non seguire finalità politiche” ha commentato il governatore. Aggiungendo: “La mozzarella di bufala campana è esportata e conosciuta ovunque, per cui non mi vede d’accordo la proposta di creare un’altra dop come quella della mozzarella di Gioia del Colle, che ha una dimensione molto locale ed è realizzata più o meno nelle stesse zone di produzione della bufala dop”. La risposta di Emiliano non si è fatta attendere. “Tutto il cibo italiano – ha detto – è di grandissima qualità. E quindi mettersi a conquistare l’esclusiva delle mozzarelle è un errore abbastanza grave che va evitato. La Puglia e la Campania devono essere alleate non contrapposte”. Per Emiliano la mozzarella è anche pugliese, oltre che campana. “In particolare ci sono mozzarelle da Capo Santa Maria di Leuca al Gargano” ha aggiunto il governatore della Puglia, ricordando che “le mozzarelle pugliesi sono di latte bovino e le più buone sono le fior di latte”. E per avvalorare la sua tesi, ha utilizzato un’altra eccellenza campana: “Per fare la pizza napoletana ci vuole la mozzarella fior di latte, non quella di bufala che è la dop campana. Quindi – ha detto – per fare la pizza napoletana potrebbe benissimo essere utilizzata anche la mozzarella pugliese”. Un sacrilegio, forse, per De Luca. Come quello compiuto, secondo Emiliano, dal presidente della Regione Campania che la battuta sulle burrate l’ha fatta “mentre stava inaugurando – ha ricordato Emiliano – uno stabilimento dove si faranno pizze surgelate”.
I TIMORI DEGLI ADDETTI AI LAVORI – A prendere posizione è stato anche Cesare Baldrighi, presidente dell’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche (Aicig) e massimo dirigente del Consorzio del Grana Padano e di Afidop, l’associazione che riunisce i formaggi Dop e Igp. Presente ieri alla Reggia di Caserta, presso la sede del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Dop, ha difeso l’eccellenza campana minacciata dalla mozzarella pugliese. “La bufala campana – ha detto Baldrighi – ormai è nota a tutti con il generico appellativo di mozzarella. Una nuova dop proveniente dalla stessa zona creerebbe confusione a danno del prodotto qualitativamente più elevato, come la bufala”. Anche il Consorzio della Bufala Dop è preoccupato per la reazione tra i consumatori. “Già immagino la confusione che si creerà sugli scaffali dei supermercati del Nord – dice il presidente del Consorzio Domenico Raimondo – dove le massaie troveranno due mozzarelle provenienti dalla stessa zona, la mozzarella di bufala dop che ha un prezzo maggiore perché ha costi di produzione più elevati, l’altra, quella di Gioia del Colle, che costa di meno e si mantiene di più. Non è così che si valorizza un’eccellenza come la mozzarella di bufala dop”.