Rende buono tutto quello che tocca, corregge i sapori troppo spigolosi, trasforma bibite e bevande in una festa dei sensi, allieta le giornate tristi e rende speciali quelle già belle.
La brutta notizia? Fa male. Lo zucchero ha il potere di metterci sempre di fronte a una tentazione. Ma purtroppo cedervi alla lunga può costare molto caro.

L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di non assumere più di 40-50 g di zuccheri semplici al giorno. Un quantitativo facile da superare, considerando che questo ingrediente non si trova solo nei dolci, ma anche nei prodotti meno sospetti, come le bibite gassate, gli alcolici o anche in alcuni cibi salati come i piselli in scatola, i sughi pronti, la maionese light, il pane confezionato. In questo caso lo zucchero serve per contrastare il gusto amaro dei conservanti e rendere più appetibile il sapore finale.

E se davanti a un dolce tradizionale o a un gelato tutti sono consapevoli del fatto che si stia ingerendo dello zucchero, la faccenda è meno limpida quando si ha a che fare con le bevande. Sembra, infatti, che ciò che si beve sia meno nocivo. Invece una bibita da 330 ml (una lattina) contiene mediamente 40 g di zucchero, che corrispondono all’incirca a 10 cucchiaini da tè. Lo stesso vale per i succhi di frutta, che spesso le mamme offrono ai loro bambini nella convinzione di dar loro qualcosa di sano (eh, la frutta!). In realtà nei prodotti di scarsa qualità la frutta è presente in percentuali limitate, mentre abbondano di coloranti, conservanti e naturalmente… di zucchero. E anche quando si tratta dei veri succhi di frutta di alta qualità, cioè quelli che non contengono né zuccheri aggiunti né dolcificanti artificiali né additivi e generalmente sono bio, vanno sempre consumati con parsimonia, poiché anch’essi racchiudono in una dose di 350 ml circa 10 cucchiaini di zucchero. Sebbene si tratti dello zucchero naturale della frutta, contribuisce sempre a superare la quota consigliata dall’Oms.

Dobbiamo quindi scegliere prodotti “senza zuccheri aggiunti”? No! La presenza di questa scritta significa soltanto che non è stato aggiunto saccarosio, ma l’alimento o la bevanda possono contenere zuccheri o edulcoranti come il glucosio e il fruttosio, l’aspartame, l’acesulfame, la saccarina, i ciclammati.

Dunque, perché lo zucchero fa male? Innanzitutto fa ingrassare e il sovrappeso è un fattore di rischio per molte malattie, tra le quali quelle legate al cuore e i tumori. Provoca carie (le popolazioni che non conoscono lo zucchero raffinato, non sono soggette a malattie dei denti), esercita un’importante influenza sia sul sistema nervoso sia sul metabolismo, poiché prima li stimola poi li porta alla depressione creando una vera forma di dipendenza, proprio come avviene con le droghe. E, soprattutto, crea l’ambiente ideale per l’insorgenza delle cosiddette malattie del benessere: diabete, ipertensione, danni a livello del fegato.

D’altra parte, lo zucchero bianco è il prodotto finale di una lunga trasformazione industriale che parte dalla barbabietola o dalla canna da zucchero e attraversa moltissimi passaggi, il più nocivo dei quali è lo sbiancamento, che prevede l’utilizzo di sostanze chimiche. Da un passaggio all’altro, le vitamine e le sostanze benefiche della materia prima iniziale vanno completamente perse. Ne risulta un ingrediente ricco di calorie, ma povero di nutrienti.

Si sente spesso dire che l’organismo ha bisogno di zucchero per produrre energia, vero! Ma non è con una merendina o un succo di frutta confezionato che si fornisce benzina all’organismo. In realtà ciò che ci serve per essere vitali non è lo zucchero, cioè il saccarosio raffinato che si usa per addolcire cibi e bevande, ma gli zuccheri, ovvero i carboidrati che si trovano in frutta, verdura, legumi e cereali.

L’unica soluzione è quella di abituarsi a sapori meno dolci, fare ogni tanto qualche rinuncia e leggere sempre le etichette!

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