Tanti anni fa, direi trenta se non erro, andai a Biella per partecipare alla nascita dell’associazione ambientalista Mountain Wilderness. In quella occasione venne letto un messaggio di Reinhold Messner che non poteva essere presente, ma condivideva appieno gli scopi dell’associazione. Il poetico messaggio parlava della necessità di salvaguardare i puntini bianchi sul mappamondo. Quei puntini bianchi erano le montagne più alte del mondo in qualsiasi continente, a qualsiasi latitudine. In realtà, poi, Mountain Wilderness non si è limitata alla tutela dei puntini bianchi, ma di tutta la montagna ancora integra.
In quei puntini bianchi ti sembra di toccare il cielo, così come succede con le cime anche se non innevate, così come succede con i colli.
Mi è venuto da pensare a tutto questo quando un amico della Val Maira, in provincia di Cuneo, mi ha informato nelle scorse settimane dell’ennesima violenza che si sta perpetrando ai danni di quelle selvagge montagne. Una pista agrosilvopastorale, cioè una vera e propria strada percorribile da automezzi, nel comune di Prazzo, da Grange Chiotti al Colle di Chiosso.
Non ho mai creduto alla favola della Val Maira come esempio di virtuosa gestione del territorio. Ho visto un sacco di altre piste devastanti per non parlare delle centraline idroelettriche, volute dalla stessa Comunità montana, adesso Unione montana Valle Maira.
Quindi ero idealmente preparato all’idea che qualche altra violenza potesse essere perpetrata. E quindi ecco le foto della macchina movimento terra che squarcia la montagna. Un’immagine che rimanda alla violenza che, con altri mezzi, gli uomini perpetrano sulle donne.
Per cosa poi? La “valorizzazione dei pascoli“, quasi che la natura non avesse un valore di per sé, ma solo mettendola a reddito lo acquisisse. È terribile che uomini di montagna, che vivono il territorio, l’ambiente, non abbiano la sensibilità di capire che il futuro della montagna non è nella violenza, ma nella pace. Per la carità, quando non ci saremo più, la montagna si riprenderà anche da questi scempi, ma intanto piange il cuore.
Contro la strada, un ragazzo originario del luogo riuscì a raccogliere 1569 firme per fermarla: persone che evidentemente conoscevano ed amavano la montagna. Non sono valse a nulla e fa un po’ specie vedere oggi la delibera del comune in cui due persone due decidono per tutti, anche per me che un tempo quei luoghi frequentavo, e ora non ci andrò più, come spero quei 1569. Intanto, nonostante le violenze sulla montagna, i pastori sono sempre più anziani, o spesso fanno un secondo lavoro, e magari portano le mucche al pascolo ma solo per qualche giorno e solo per lucrare le sovvenzioni europee. E adesso non mi si venga per favore a dire che sono il solito ambientalista da salotto.