Se ai convegni la pensassero tutti allo stesso modo, non ci sarebbe motivo di seguirli. Ma che non sia il caso dell’AGI, l’associazione degli avvocati giuslavoristi italiani, lo si capisce subito. Basta chiedere a presidente e vicepresidente un giudizio sulla salute del diritto del lavoro, quello italiano in particolare. “Tutto sommato, mi sembra che l’Italia sia un Paese dove le regole del lavoro non sono poi così male”, dice l’avvocato Aldo Bottini, presidente AGI, a pochi istanti dall’inizio del convegno che quest’anno si tiene a Torino dal 14 al 16 settembre (convegnoagi2017.it). “Io credo che in questi anni ci si sia incamminati verso una deriva pericolosa”, commenta invece il vicepresidente Vincenzo Martino, che tira in ballo il Jobs act del governo Renzi sottolineandone i troppi squilibri sul fronte della tutela del lavoratore. Ma è proprio nel confronto tra le due anime, quella “pro labour” e quella “pro imprese”, che secondo i due interlocutori risiede la “ricchezza dell’associazione”. Che al centro del confronto di quest’anno ha messo, accanto al lavoro e ai diritti, la concorrenza. “Ci domanderemo se il diritto del lavoro debba essere solo quello che tutela i lavoratori, o se debba essere anche quello che regola la concorrenza: tra imprese ma anche tra gli stessi lavoratori”, spiega Bottini. E aggiunge: “Oggi, forse, la bilancia pende più dalla parte della concorrenza”. Tendenza che sarebbe dettata anche da necessità sovranazionali, prima fra tutte quella europea di scongiurare casi di dumping sociale tra paesi Ue. “Si deve andare verso un diritto del lavoro unitario”, spiega il presidente. Che considera utile la direzione presa dall’Italia con il Jobs act. Mentre il vicepresidente Martino è di tutt’altra opinione: “Scopriremo presto che il Jobs act ha diversi punti di frizione con i livelli minimi di garanzia previsti dalla normativa comunitaria. Lo vedremo nei tribunali, sia a livello comunitario che a livello nazionale con eccezioni di costituzionalità che iniziano ad essere presentate nelle aule italiane”. Ma su una cosa in AGI sono d’accordo: “Il denominatore comune è la competenza, non la visione”, dichiara Bottini. E Martino conferma: “Auspichiamo che la politica ci ascolti di più, per delle leggi scritte meglio e più coerenti dal punto di vista tecnico”.
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