La ricostruzione della notte di tempesta che ha causato la morte di nove persone può partire dalle relazioni che i due enti hanno distribuito ai giornali. E si può basare, confrontandoli, con i protocolli di prevenzione e emergenza. E secondo Firenze, il palazzo di città aveva tutti gli strumenti per monitorare i corsi d'acqua poi esondati
Come ha fatto Livorno a finire sott’acqua, in ginocchio, devastata dal fango e spezzata in due? Cos’ha comunicato la Regione Toscana per mettere in condizione la Protezione Civile di Livorno di agire in modo proporzionato? E cos’ha fatto la Protezione Civile del Comune di Livorno con quei dati in mano? Quali decisioni sono state prese dal primo dei tre temporali che hanno sconvolto la città, poco dopo cena, fino all’alba, quando i livornesi si sono svegliati in stato di choc? Chi coordinava le operazioni? La ricostruzione di quella notte può partire dalle relazioni che sia la Regione sia il Comune (con più di un problema) hanno distribuito ai giornali. E si può basare confrontandoli con i protocolli di prevenzione e emergenza.
Per cinque volte, durante la notte di Livorno, il Centro di monitoraggio della Regione ha mandato allerte alla Protezione Civile. Gli orari li scrive il Tirreno di oggi: 21.39, 23.08, 00.55, 2.49, 5.20. In quelle comunicazioni i tecnici di Firenze annunciano e confermano “la stazionarietà di fenomeni di forte intensità con pioggia superiore a 40-50 millimetri l’ora e addirittura 50-80 nella seconda parte della nottata“. In tutto i bollettini di monitoraggio meteo, in una giornata e mezzo, saranno 13. Di solito la procedura con allerta arancione ne prevede uno ogni 3 ore. Quella notte dal Centro di monitoraggio ne parte quasi uno ogni due ore. Il primo bollettino è delle 21,39 e comunica la presenza di un “forte sistema temporalesco” su Pisa e la sua costa e su Livorno: le piogge, spiegava quel bollettino, avevano già superato i 40 millimetri in un’ora e sarebbero rimaste lì per quasi 3 ore.
Come spiegano i meteorologi della Regione, tuttavia, su Livorno e su Pisa si concentrano più sistemi temporaleschi che si sono generati nel corso di 9 ore, dalle 21 alle 6 di domenica. Si sono verificati tre periodi più intensi: il terzo, iniziato tra le 2 e le 2,30 di domenica, è stato il più violento e ha travolto il sud della città. “In queste aree – aggiungono dalla Regione – si sono raggiunti valori di pioggia che sulle brevi durate sono davvero estremi con punte superiori a 40 mm/15 min, 120mm/1ora e 230 mm in 3 ore. I tempi di ritorno stimati associati alle piogge di 1 e 3 ore registrate durante tale evento sono di gran lunga superiori ai 200 anni (valori numerici stimati di 500-1.000 anni)”. Una situazione più che straordinaria. È per questo, per esempio, che il Rio Maggiore, che imbarca acqua dalle colline della Valle Benedetta e la porta in mare dopo aver attraversato lo stadio e il quartiere Ardenza, diventa un fiume in piena nonostante le casse d’espansione funzionino alla perfezione. Ma lo stesso, va detto, subiscono anche Pisa, alcuni Comuni della sua provincia come Montopoli o Arezzo.
Il codice, come ormai sanno tutti, è di colore arancio. Significa che si prevede – com’è scritto nei piani di Protezione civile di tutti i Comuni della Toscana – “fenomeni più intensi del normale, pericolosi sia per l’incolumità delle persone sia per i beni e le attività ordinarie”. Il Comune di Livorno, per questo, nel pomeriggio di sabato attiva una squadra di prontezza operativa con personale delle associazioni di volontariato, per un totale di 14 operatori. Sulla base delle previsioni il dirigente della Protezione Civile, il comandante dei vigili urbani Riccardo Pucciarelli, convoca il Ce.Si. (cioè la sala operativa che coordina) alle 7 di domenica, chiamando associazioni di volontariato e polizia municipale. Nel frattempo si allerta l’ufficio Ambiente per gli alberi di parchi e viali, l’ufficio stampa e l’ufficio Scuola, si chiede agli uffici del Commercio se ci siano iniziative in programma, si chiede un’idrovora da mettere a un sottopasso dell’Aurelia che si allaga sempre. Il sottopasso, come sempre, viene chiuso e il referente della Protezione Civile (non il capo) rientra in sala operativa. Sono le 21,41: da due minuti è arrivata la prima allerta aggiornata della Regione Toscana.
Da questo momento le comunicazioni si intensificano. Entrano in servizio le squadre dei volontari pre-allertate, mentre la sala della Protezione Civile parla una prima volta con i vigili del fuoco. Poi per due volte con la Soup, che è il cervello della Protezione Civile regionale. Alle 23,15 tra l’altro l’oggetto della conversazione è anche dell’evoluzione delle condizioni meteo. Da 7 minuti, infatti, è arrivata la seconda segnalazione di allerta dal Centro di monitoraggio della Regione. La situazione si sta complicando. Come sempre, nella zona Nord si moltiplicano gli allagamenti delle strade. La vecchia Aurelia è già chiusa da un’ora. Il referente della Protezione Civile – un dirigente del Comune – lascia la sala operativa e effettua un primo sopralluogo (e i primi soccorsi) nelle zone settentrionali della città. Cinque minuti prima dell’una una terza segnalazione di allerta parte da Firenze verso Livorno. Eppure dopo meno di un’ora smette di piovere: la circolazione torna quasi normale, i volontari vengono rimandati alle proprie strutture, anche se sempre pronti a partire. Il dirigente del Comune torna alla sede della Protezione Civile in fase di monitoraggio. Ma è un bluff.
Alle 2 e un quarto si ricomincia. E’ il momento di massima potenza del temporale su Livorno. I volontari ripartono, il referente della Protezione Civile pure. Ma questa volta, per la prima volta, si capisce che i problemi maggiori sono a Sud della città e che questa volta lo scarico d’acqua è stato molto violento tanto che poco dopo la polizia municipale si arrende: non possiamo più circolare con i nostri mezzi, l’acqua è troppo alta. Alle 3, per la prima volta, si parla del Rio Maggiore. Ma a parlarne sono i vigili del fuoco: li hanno chiamati e c’è chi segnala che il corso d’acqua che di solito è un rigagnolo la cui esistenza è ignorata dai livornesi è vicino allo straripamento. È il referente della Protezione Civile a portarsi sul ponticello vicino ai cimiteri di Ardenza, dove l’acqua abbatterà una parete. Alle 4 la risposta ai pompieri: le acque sono a un livello critico. Dal report invece non emerge alcun riferimento né al Rio Ardenza che strapperà via gli argini a ridosso dell’alba, né al Rio Banditella che già alle 2 ha cominciato a invadere Montenero.
Le strade sono invase dall’acqua. Lo stesso dirigente del Comune – che ancora alle 4 è il più alto in grado per la Protezione Civile di Livorno – deve riparare dai vigili del fuoco perché con quello che ha non può fare nulla. A quell’ora, dice il Comune, le operazioni di soccorso sono già centinaia. Da questo momento tutto passerà alla sala operativa dei vigili del fuoco, fino alle 7,30. Compresi i numerosi salvataggi di persone già avvenuti. Ma è tra le 4 e le 7,30 che vengono chieste finalmente tutte le risorse disponibili alla macchina del volontariato. È tra le 4 e le 7,30 che sia il dirigente della Protezione Civile sia il sindaco vengono a conoscenza di quanto accaduto. Come ha scritto lo stesso Nogarin in una lettera scritta sul Tirreno di lunedì, ha scoperto cos’era accaduto quando si è alzato e ha trovato la sua abitazione allagata e al buio. Com’è possibile che non fosse stato avvertito già durante tutta la notte?
In caso di codice arancio il sindaco è determinante per il coordinamento della Protezione Civile. Già dal 1999 il primo cittadino ha la responsabilità di informare i cittadini di eventuali pericoli e di guidare la Protezione Civile, perché è responsabile dell’incolumità pubblica. Ma, ancora una volta: si poteva fare quello che dice il vescovo di Livorno Simone Giusti, cioè “gridare alla gente di uscire”? A prescindere dalle previsioni meteo giuste o sbagliate, può un Comune cambiare “strategia” di Protezione Civile? Secondo Nogarin no: “Non abbiamo gli strumenti” ha spiegato più volte al fattoquotidiano.it. “La competenza dell’andamento e dell’osservazione dei fiumi è in competenza alla Regione” ha spiegato e da quando le Province sono enti a metà è cessato il monitoraggio in continuo.
Secondo la Regione Toscana sì, i Comuni possono valutare minuto dopo minuto tutta la situazione e prendere le decisioni che ritiene: “In Toscana i sindaci hanno dati in tempo reale sulla quantità di piogge e molti si sono dotati di strumenti per comunicare con i cittadini in questi casi”. Anzi, sostiene la Regione che il monitoraggio in tempo reale non è mai cessato. “La sorveglianza dell’andamento delle piogge e dei livelli dei fiumi viene gestito dal Centro Funzionale di protezione civile della Regione. Lo stabilisce la cosiddetta direttiva De Bernardinis del 27 febbraio 2004. Quindi è di competenza regionale come sempre è stata”. Faceva eccezione solo una categoria particolare di fiumi in cui però “i corsi d’acqua oggetto dell’alluvione del 9 e 10 settembre non sono mai rientrati”. Alla Provincia, spettava invece il Pronto intervento idraulico, cioè “le attività che si svolgono dopo l’evento alluvionale per garantire nel più breve tempo possibile il ripristino delle condizioni del corso d’acqua”: con la regge Delrio è passato anche questo alla Regione.
Ma al netto dei dettagli tecnici i dati sono a disposizione dei Comuni? E come possono essere usati? La Regione spiega che ci sono esistono strumenti informativi in tempo reale che permettono ai Comuni di tenere sotto controllo la situazione. Tanto più che in Toscana c’è una delle migliori reti di monitoraggio d’Italia: circa 300 pluviometri e circa 120 idrometri con trasmissioni dati in tempo reale e visibilità sul sito del Centro funzionale regionale ogni 15 minuti”. Nel territorio di Livorno gli idrometri, i sensori che misurano cioè l’andamento del livello del fiume, si trovano solo lungo l’Arno e il canale scolmatore, ma ci sono quattro pluviometri che permettono di monitorare in tempo reale la quantità d’acqua che sta cadendo. Con quei dati poi i Comuni possono decidere di comunicare ai cittadini. “Si tratta di strumenti che è di competenza di ogni sindaco procurarsi e che moltissimi sindaci in Toscana hanno. Consistono in sistemi di messaggistica e alert system ovvero un sistema che allerta i cittadini tramite telefonate o messaggi telefonici”.
La regola è che alle attività di vigilanza già previste si aggiungano progressivamente altre attività. Tra queste la comunicazione capillare dei cittadini che si ritengono in situazione di pericolo. Il Comune di Pisa, distante da Livorno 20 chilometri, prima del temporale ha mandato messaggini, email e telefonate ai numeri fissi. Quello di Livorno, spiega una nota dell’ufficio stampa, ha mandato comunicati a giornali e tv, modificato i pannelli luminosi che si trovano in piazza Mazzini (in centro) e in via Firenze, alla periferia nord e ha diramato l’allerta con la applicazione per smartphone della Protezione Civile che i cittadini possono avere sul cellulare se la scaricano dagli app store. Attualmente, secondo quanto si legge sullo app store, risultano “più di 500 download”.