Dopo un decennio di stagnazione il bilancio della difesa olandese è ora destinato ad aumentare con una previsione di spesa che crescerà di circa 1,3 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni. A causa delle necessità della modernizzazione degli armamenti, degli impegni della Nato e dell’immagine legata alla sicurezza globale, l’investimento olandese non sembra casuale anzi piuttosto politico.
Il ministro della Difesa olandese, Jeanine Hennis-Plasschaert, ha deciso di investire 347 milioni di dollari per il 2017 in modo da migliorare sia la formazione di base che di specialità. Obiettivo principale è quello di rafforzare le capacità militari in tutto il territorio e, in particolare, di condurre operazioni di maggiore intensità. Inoltre il governo olandese prevede di istituire un “fondo di riserva” all’interno del bilancio per la difesa, pari a 40 milioni di euro (45,6 milioni di dollari Usa), per coprire eventuali perdite.
Con una nuova flotta di F-35 non ancora interamente pagati, a partire dal 2019, si intende iniziare a sostituire la Royal Netherlands Air Force F-16. Nel 2010 il Ministero della Difesa olandese ha intrapreso un sondaggio sul ruolo futuro delle forze olandesi per il 2030 basandosi su cinque questioni strategiche fondamentali. Che ruolo vogliono avere i Paesi Bassi nel mondo, quali saranno gli sforzi della difesa, quanta importanza hanno le forze olandesi nella sicurezza interna e quanto il Paese sia pronto a dipendere dagli altri per la sua difesa? Dopo gli avvenimenti del 2014, con la Crimea, l’Isis e, in particolare, con l’abbattimento dell’MH17 in volo da Amsterdam a Kuala Lumpur, la difesa ha sicuramente guadagnato un posto di rilievo tra la popolazione olandese anche se molti cittadini preferirebbero maggiori investimenti nell’istruzione e nell’assistenza sanitaria.
Il futuro ruolo olandese sul palcoscenico mondiale è ancora difficile da giudicare. Nonostante l’ampio sostegno a operazioni di successo come l’operazione navale antimissilistica al largo della costa somala e la campagna aerea anti-Isis, c’è ancora scetticismo.
La buona notizia per l’Olanda però è che il Pentagono ha ufficializzato la sua decisione di costruire proprio nel paese dei tulipani, scavalcando l’Italia, il magazzino dei pezzi di ricambio per le flotte europeo-mediterranee dell’aereo da attacco statunitense Lockheed Martin F-35. Un affare valutato intorno al miliardo di dollari, assicurando all’Olanda un ruolo fondamentale per l’esecuzione del programma e nel sostegno tecnico-logistico delle centinaia Joint Strike Fighter che opereranno al di qua dell’Atlantico. Saranno non meno di una settantina le imprese olandesi (l’industria aeronautica locale Fokker in testa) a trarre vantaggi tanto da una mera conservazione e smistamento delle parti di ricambio quanto soprattutto delle attività tecnologiche connesse alla loro gestione.
In merito invece alla minaccia terroristica un recente database realizzato dal Centro dell’Aja per Studi Stategici contiene i profili di 207 sospettati jihadisti olandesi che hanno viaggiato verso la Siria o Iraq per combattere. I dati mostrano che i jihadisti olandesi provengono da un’ampia varietà di culture etniche, di cui tre quarti sono maschi e sono soprattutto giovani con una età media di 23 anni. La maggior parte dei jihadisti olandesi, 45,9 per cento sono di natura olandese-marocchina. 17,3 per cento sono olandesi e 10 per cento sono olandesi-turchi. A questi vanno aggiunti anche jihadisti olandesi-iracheni (7,2 per cento), olandesi-egiziani e olandesi-somali, 3,6 per cento ciascuno. Per realizzare il database sono state utilizzate fonti pubbliche come i social media, la documentazione giudiziaria e governativa e interviste con persone direttamente coinvolte – membri della famiglia, insegnanti, amici, ex estremisti.
Il rischio che anche in Olanda si possa creare una nuova Molenbeek resta comunque alto.