“Quattro mezzo cartelle”, proposta numero dieci. Le indicazioni su come inviare i propri inediti sono qua. Buone cose (rb)
Little China Girl
di Massimiliano Scudeletti
Incipit
La casa da gioco delle Otto Fortune si trovava all’interno di un edificio affacciato su una strada dell’Osmannoro, alla periferia di Firenze: uno dei posti meno esotici del mondo. A gestire il locale era una giovane cinese che si stava facendo strada con tanta spregiudicatezza da meritarsi il soprannome di Farfallina d’oro.
A dispetto del nome, l’ambiente era del tutto anonimo. Unica concessione alle suggestioni orientali, una serie ininterrotta di otto tracciata sulle pareti. L’otto, per i cinesi, è il numero fortunato per antonomasia. Le ragioni autentiche affondano nella notte dei tempi, prima del Confucianesimo e del Taoismo, e oggi non le ricorda più nessuno. È rimasta solo la superstizione, e il fatto che una tessera telefonica che contiene il numero otto costa di più rispetto a una tessera con altri numeri.
La casa da gioco era nascosta, ma neanche tanto, al terzo piano di un palazzo per uffici; uno dei tanti che la crisi economica aveva consegnato, prima ancora di essere terminato, ai cinesi e alla loro disponibilità di contante.
Brano scelto dall’autore
«Credimi», lo rabbonì, «questa storia non ti appartiene. E questi sono assassini, a qualsiasi cultura appartengano. Almeno le Tong assomigliano alla mano nera degli emigranti che dal paesello andavano in America. Io aiuto te, tu aiuti me. Ti chiedo il pizzo, ma se hai bisogno di soldi, te li trovo; se qualcuno ti ha fatto un dispetto, te lo sistemo. Insomma, la versione sociale della mafia, la guanxi che è l’architrave dei rapporti sociali cinesi: instaurare relazioni che portino benefici a tutti. Ma questo lo sai bene anche tu. Il problema è che forse quel mondo comincia a piacerti».
«Tra tutte le cose che hai detto», gli rispose Alessandro, «questa è quella che mi preoccupa di più. Non ho paura di passare il tempo con gente poco pulita: l’ho fatto per lavoro o anche solo per curiosità. Ma mi sentivo intoccabile, integro. Oggi è diverso, in un certo senso mi sento coinvolto, anche se non so dirti come».
«Io invece posso immaginarmelo». D’Ambrosio sorrise. «Sei troppo romantico. Vorrei vedere se frequentassi un boss di Medellin con i baffoni».
Gli strizzò un occhio, quindi riprese.
«Sono ingiusto, lo so, e magari anche un po’ invidioso».
«Cosa vuoi dire?».
«No, non mi riferisco alla tua nuova fiamma. Solo che abbiamo passato anni a memorizzare quei cazzi di ideogrammi e a vocalizzare come cantanti d’opera. Io sono rimasto lo stesso, tu forse hai trovato una chiave per entrare in un mondo che mi è precluso. Forse è naturale essere attratti da quello che abbiamo studiato per tanto tempo».
«Questa storia è davvero troppo cinese», proseguì Alessandro sporgendosi verso il tavolo. «Ma se un carabiniere comincia a capirmi così, insomma… o siamo ubriachi o il mondo non è più lo stesso».
Quarta di copertina
Zio Hu, boss della mafia cinese in Italia, convoca nel suo magazzino alla periferia di Firenze Alessandro Onofri, videoreporter di guerra legato da tempo alla comunità cinese. A causa dei suoi debiti di gioco, Alessandro non può rifiutarsi di esaminare le riprese della scena di un crimine: una giovane immigrata è stata uccisa in maniera efferata e l’intervento delle autorità, come sempre, non è gradito. Ma è solo la prima delle richieste perché zio Hu ha altri progetti per Alessandro, progetti che lo condurranno per una provincia sconosciuta dove si mescolano nuovi schiavi cinesi, italiani diventati razzisti e una mafia potente quanto quella siciliana: la Triade. Al primo delitto ne seguono altri. È in corso una guerra tra i mandarini della Triade e le Thongs, le bande giovanili? La risposta va trovata, e in fretta. Sia che si trovi in una misera fabbrica di Prato o in uno sperduto villaggio dello Yunnan. E a fornirla potrebbe essere un riluttante Alessandro, sul punto di perdere la sua identità, affascinato da un mondo precluso agli occidentali.
L’autore
Firenze 1962, per un quarto di origine Sinti. Liceo classico. Dopo gli studi si dedica alla realizzazione di documentari e spot televisivi prima come sceneggiatore, poi come regista. Lunghi viaggi nel Sud-Est asiatico. Nel passaggio tra analogico e digitale, abbandona l’attività e si ritira a gestire un’agenzia assicurativa che opera prevalentemente nella comunità cinese. Compiuti i cinquant’anni, decide di lasciare il mondo assicurativo per dedicarsi completamente alla cultura tradizionale cinese e alla scolarizzazione di adulti immigrati. “Little China Girl” è il suo primo romanzo. Little China Girl è stato finalista al concorso di Rai1 Tramate con noi.
m.scudeletti@libero.it