Nel primo giorno di apertura al pubblico del Salone di Francoforte 2017, tempio dell’industria automobilistica tedesca, non poteva mancare Angela Merkel: ad accogliere la cancelliera c’era tutto lo stato maggiore dell’automotive “made in Germany”, come il presidente dell’associazione dei costruttori tedeschi Matthias Wissmann, Dieter Zetsche numero uno di Daimler, Harald Krueger, ceo di Bmw Group e Matthias Mueller, amministratore delegato di gruppo Volkswagen.
Nel suo discorso la Merkel ha preso subito il toro per le corna: “Tutti i Paesi devono impegnarsi sul fronte emissioni e sull’aggiornamento software dei diesel (come già stanno facendo Mercedes e VW, ndr.) e garantire incentivi affinché i vecchi modelli vengano sostituiti. Anche i costruttori esteri devono dare il loro contributo per la riduzione delle emissioni nocive e per la tutela dell’aria. E i test di omologazione devono essere più affidabili”. In altri termini l’industria dell’auto “deve riguadagnare fiducia e credibilità”, le stesse che sono un sbiadite con gli scandali del dieselgate.
La cancelliera ha altresì invitato i costruttori a fornire risposte convincenti su tematiche come il carsharing e la connettività di mezzi e infrastrutture. Il fine ultimo è quello di contenere i cambiamenti climatici e il surriscaldamento globale, mantenendo al contempo l’industria competitiva e capace di innovare. E in questo la Merkel ha assicurato l’appoggio delle istituzioni: del resto l’industria automobilistica rimane un asset strategico per la Germania, con 800.000 dipendenti e un fatturato di 400 miliardi di euro.
Va ricordato che recente Berlino ha aumento da 500 milioni a 1 miliardo di euro il Fondo nazionale contro l’inquinamento urbano e per lo sviluppo delle infrastrutture pubbliche e private. Tuttavia, secondo la Merkel, “non c’è alcun dubbio che i motori a combustione dureranno ancora per decenni. Bisogna renderli più efficienti, vanno sviluppate nuove alimentazioni per tutelare l’industria dell’auto tedesca”. Motivo più che valido per renderli quanto più efficienti e puliti in attesa che la tecnologia elettrica diventi di massa.
Ma, nonostante le strette di mano e i cenni d’intesa fra la premier e i manager delle multinazionale, l’Acea (associazione europea dei produttori automobilistici) chiede all’Europa di spostare al 2030 l’entrata in vigore dei nuovi limiti sulle emissioni di anidride carbonica: questi ultimi sono fissati a una media di 95 grammi di CO2 per chilometro (calcolata su tutta la gamma di ogni marca) da rispettare entro il 2021. L’istanza di postporre l’entrata in vigore delle suddette normative è stata ufficializzata dallo stesso Dieter Zetsche, che è anche presidente di Acea. E adesso la parola passa all’Europa.