Quattro giorni fa le nuove sanzioni dell’Onu, peraltro piuttosto morbide su richiesta di Cina e Giappone. Ora la reazione del regime di Kim Jong-un: la Corea del Nord nella notte italiana ha lanciato un nuovo missile con una gittata di 3.700 chilometri che ha sorvolato l’isola di Hokkaido, la più settentrionale del Giappone, ed è poi caduto nel nord dell’oceano Pacifico. È la seconda volta in meno di tre settimane. Il missile, sparato alle 23.57 ora italiana dalla base di Sunan, non lontano da Pyongyang, avrebbe potuto raggiungere l’isola di Guam, territorio Usa nel Pacifico, che dista 3.200 chilometri dalla costa nordcoreana e che in agosto Pyongyang si era detta “pronta ad attaccare“. Il Pentagono ha tuttavia escluso una minaccia diretta per gli Usa e per l’isola americana, pur definendo il lancio “un’azione irresponsabile”.
“La Corea del Sud ha una capacità di fuoco in grado di distruggere la Corea del Nord in modo irrecuperabile”, ha detto il presidente sudcoreano Moon Jae-in all’agenzia di stampa di Seul Yonhap. Moon ha aggiunto che il dialogo con Kim Jong-un è “impossibile in una situazione come questa”. Secondo i militari sudcoreani citati sempre dalla Yonhap questa volta il missile ha avuto una gittata ben superiore rispetto a quello di fine agosto, già considerato dagli esperti un missile intercontinentale potenzialmente in grado di trasportare una mini testata nucleare verso gli Stati Uniti e l’Europa. È di pochi giorni fa – il 3 settembre – il sesto test nucleare nordcoreano, che ha fatto esplodere una bomba all’idrogeno, provocando due terremoti artificiali nel Nord-est del Paese, uno di magnitudo 6.3, l’altro di magnitudo 4.6.
Il missile lanciato oggi dai pressi della capitale Pyongyang è volato per 3.700 chilometri con un’altezza di circa 770 chilometri. Il missile precedente, quello del 28 agosto, un Hwasong-12, aveva avuto una gittata di circa 2.700 chilometri e una altitudine di circa 550 chilometri e si era spezzato in tre parti nel mare del Giappone. Proprio in queste ore, nello stesso Mar del Giappone, sarebbero in corso manovre della marina sudcoreana, secondo fonti di Seul. Manovre che potrebbero aver spinto Kim Jong-un ad anticipare il nuovo test odierno rispetto alle previsioni. Poche ore prima del lancio del nuovo missile la Corea del Nord attraverso la sua agenzia di stampa ufficiale aveva minacciato direttamente il Giappone. “Le quattro isole dell’arcipelago (giapponese) dovrebbero essere affondate da (una nostra) bomba atomica, non devono più esistere accanto a noi”, aveva dichiarato la commissione nordcoreana per la pace nel Pacifico asiatico.
“Il Giappone non può tollerare queste azioni scandalose” e la comunità internazionale deve dare un chiaro messaggio contro queste “pericolose azioni provocatorie della Corea del Nord che minacciano la pace del mondo”. Questa la reazione del primo ministro giapponese Shinzo Abe. In risposta al nuovo lancio, Washington ha chiesto nuove sanzioni contro il regime di Kim e un intervento diretto di Cina e Russia, che “devono dare prova, con proprie azioni, che non tollerano le continue provocazioni di Pyongyang”. Il segretario di Stato Usa Rex Tillerson ha “invitato tutte le nazioni ad adottare nuove misure contro il regime” nordcoreano. Le recenti sanzioni decise all’unanimità dall’Onu, ha sottolineato, “rappresentano il punto di partenza e non quello di arrivo delle azioni che dovremmo intraprendere”. Il lancio odierno, ha ricordato Tillerson, “per la seconda volta in poche settimane ha minacciato direttamente la popolazione del Giappone, alleato degli Stati Uniti”. E tali provocazioni, ha aggiunto, “non fanno che accrescere l’isolamento diplomatico ed economico della Corea del Nord”.
Per oggi, 15 settembre, è stata convocata una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. I Quindici in una dichiarazione al termine dell’incontro hanno comunicato che l’Onu “condanna fortemente” il lancio del missile della Nord Corea e le “azioni oltraggiose” di Pyongyang, chiedendo che vi “ponga immediatamente fine”. Viene poi espressa “grave preoccupazione che la Nord Corea mini deliberatamente la pace e la stabilità regionale, causando gravi timori per la sicurezza in tutto il mondo”. “Tali azioni – hanno detto – non sono solo una minaccia per la regione ma per tutti gli Stati membri”.
Mondo
Corea del Nord lancia nuovo missile che sorvola il Giappone. Gli Usa: “Servono nuove contromisure”
Dopo un volo di 3.700 chilometri, e dopo aver sorvolato l'isola giapponese di Hokkaido, l'ordigno è caduto nel nord dell'oceano Pacifico. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite al termine della riunione d'emergenza: "Forte condanna, Pyongyang, ponga immediatamente fine alle sue azioni oltraggiose"
Quattro giorni fa le nuove sanzioni dell’Onu, peraltro piuttosto morbide su richiesta di Cina e Giappone. Ora la reazione del regime di Kim Jong-un: la Corea del Nord nella notte italiana ha lanciato un nuovo missile con una gittata di 3.700 chilometri che ha sorvolato l’isola di Hokkaido, la più settentrionale del Giappone, ed è poi caduto nel nord dell’oceano Pacifico. È la seconda volta in meno di tre settimane. Il missile, sparato alle 23.57 ora italiana dalla base di Sunan, non lontano da Pyongyang, avrebbe potuto raggiungere l’isola di Guam, territorio Usa nel Pacifico, che dista 3.200 chilometri dalla costa nordcoreana e che in agosto Pyongyang si era detta “pronta ad attaccare“. Il Pentagono ha tuttavia escluso una minaccia diretta per gli Usa e per l’isola americana, pur definendo il lancio “un’azione irresponsabile”.
“La Corea del Sud ha una capacità di fuoco in grado di distruggere la Corea del Nord in modo irrecuperabile”, ha detto il presidente sudcoreano Moon Jae-in all’agenzia di stampa di Seul Yonhap. Moon ha aggiunto che il dialogo con Kim Jong-un è “impossibile in una situazione come questa”. Secondo i militari sudcoreani citati sempre dalla Yonhap questa volta il missile ha avuto una gittata ben superiore rispetto a quello di fine agosto, già considerato dagli esperti un missile intercontinentale potenzialmente in grado di trasportare una mini testata nucleare verso gli Stati Uniti e l’Europa. È di pochi giorni fa – il 3 settembre – il sesto test nucleare nordcoreano, che ha fatto esplodere una bomba all’idrogeno, provocando due terremoti artificiali nel Nord-est del Paese, uno di magnitudo 6.3, l’altro di magnitudo 4.6.
Il missile lanciato oggi dai pressi della capitale Pyongyang è volato per 3.700 chilometri con un’altezza di circa 770 chilometri. Il missile precedente, quello del 28 agosto, un Hwasong-12, aveva avuto una gittata di circa 2.700 chilometri e una altitudine di circa 550 chilometri e si era spezzato in tre parti nel mare del Giappone. Proprio in queste ore, nello stesso Mar del Giappone, sarebbero in corso manovre della marina sudcoreana, secondo fonti di Seul. Manovre che potrebbero aver spinto Kim Jong-un ad anticipare il nuovo test odierno rispetto alle previsioni. Poche ore prima del lancio del nuovo missile la Corea del Nord attraverso la sua agenzia di stampa ufficiale aveva minacciato direttamente il Giappone. “Le quattro isole dell’arcipelago (giapponese) dovrebbero essere affondate da (una nostra) bomba atomica, non devono più esistere accanto a noi”, aveva dichiarato la commissione nordcoreana per la pace nel Pacifico asiatico.
“Il Giappone non può tollerare queste azioni scandalose” e la comunità internazionale deve dare un chiaro messaggio contro queste “pericolose azioni provocatorie della Corea del Nord che minacciano la pace del mondo”. Questa la reazione del primo ministro giapponese Shinzo Abe. In risposta al nuovo lancio, Washington ha chiesto nuove sanzioni contro il regime di Kim e un intervento diretto di Cina e Russia, che “devono dare prova, con proprie azioni, che non tollerano le continue provocazioni di Pyongyang”. Il segretario di Stato Usa Rex Tillerson ha “invitato tutte le nazioni ad adottare nuove misure contro il regime” nordcoreano. Le recenti sanzioni decise all’unanimità dall’Onu, ha sottolineato, “rappresentano il punto di partenza e non quello di arrivo delle azioni che dovremmo intraprendere”. Il lancio odierno, ha ricordato Tillerson, “per la seconda volta in poche settimane ha minacciato direttamente la popolazione del Giappone, alleato degli Stati Uniti”. E tali provocazioni, ha aggiunto, “non fanno che accrescere l’isolamento diplomatico ed economico della Corea del Nord”.
Per oggi, 15 settembre, è stata convocata una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. I Quindici in una dichiarazione al termine dell’incontro hanno comunicato che l’Onu “condanna fortemente” il lancio del missile della Nord Corea e le “azioni oltraggiose” di Pyongyang, chiedendo che vi “ponga immediatamente fine”. Viene poi espressa “grave preoccupazione che la Nord Corea mini deliberatamente la pace e la stabilità regionale, causando gravi timori per la sicurezza in tutto il mondo”. “Tali azioni – hanno detto – non sono solo una minaccia per la regione ma per tutti gli Stati membri”.
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Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Il Segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato alla Cbs che ci sarà un aumento dei casi di detenzione simili a quello del manifestante filo-palestinese Mahmoud Khalil. "Ogni giorno, ormai - ha aggiunto - approviamo revoche di visti e anche di Green Card".
"Devi fare certe dichiarazioni", ha spiegato a proposito dei non cittadini che arrivano negli Stati Uniti. "Se ci dici, quando fai domanda per un visto, che stai arrivando negli Stati Uniti per partecipare a eventi pro-Hamas che vanno contro gli interessi della politica estera... Se ci avessi detto che lo avresti fatto, non ti avremmo mai dato il visto".
Beirut, 16 mar. (Adnkronos) - Hezbollah ha condannato in una dichiarazione gli attacchi americani contro obiettivi Houthi nello Yemen. "Affermiamo la nostra piena solidarietà nei confronti del coraggioso Yemen e chiediamo a tutti i popoli liberi del mondo e a tutte le forze di resistenza nella nostra regione e nel mondo di unirsi per contrastare il progetto sionista americano contro i popoli della nostra nazione", ha scritto in una nota il Partito di Dio.
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi americani in Yemen sono "un avvertimento per gli Houthi e per tutti i terroristi". Lo ha detto a Fox News il vice inviato degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Morgan Ortagus, sottolineando che "questa non è l'amministrazione Biden. Se colpisci gli Stati Uniti, il presidente Trump risponderà. Il presidente Trump sta ripristinando la leadership e la deterrenza americana in Medio Oriente".
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Steve Witkoff, ha definito "inaccettabili" le ultime richieste di Hamas in merito al cessate il fuoco a Gaza. Riferendosi alla conferenza del Cairo di inizio mese, l'inviato statunitense per il Medio Oriente ha detto alla Cnn di aver "trascorso quasi sette ore e mezza al summit arabo, dove abbiamo avuto conversazioni davvero positive, che descriverei come un punto di svolta, se non fosse stato per la risposta di Hamas".
Hamas avrebbe insistito affinché i negoziati per un cessate il fuoco permanente iniziassero lo stesso giorno del prossimo rilascio di ostaggi e prigionieri palestinesi. Secondo Al Jazeera, Hamas ha anche chiesto che, una volta approvato l'accordo, i valichi di frontiera verso Gaza venissero aperti, consentendo l'ingresso degli aiuti umanitari prima del rilascio di Edan Alexander e dei corpi di quattro ostaggi. Inoltre, il gruppo ha chiesto la rimozione dei posti di blocco lungo il corridoio di Netzarim e l'ingresso senza restrizioni per i residenti di Gaza che tornano dall'estero attraverso il valico di Rafah.
"Abbiamo trascorso parecchio tempo a parlare di una proposta di ponte che avrebbe visto il rilascio di cinque ostaggi vivi, tra cui Edan Alexander, e anche, tra l'altro, il rilascio di un numero considerevole di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane", ha detto Witkoff. "Pensavo che la proposta fosse convincente: gli israeliani ne erano stati informati e avvisati in anticipo". "C'è un'opportunità per Hamas, ma si sta esaurendo rapidamente", ha continuato Witkoff. " Con quello che è successo ieri con gli Houthi, ciò che è successo con il nostro ordine di attacco, incoraggerei Hamas a diventare molto più ragionevole di quanto non sia stato finora".
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano ha scoperto un nascondiglio di armi nel campo profughi di Nur Shams, fuori Tulkarem, nella Cisgiordania settentrionale. Lo ha reso noto l'Idf, precisando che sono state rinvenute diverse borse contenenti armi, una delle quali conteneva anche un giubbotto con la scritta 'Unrwa'. Le armi confiscate sono state consegnate alle forze di sicurezza per ulteriori indagini.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.