Il caro dittatore di Pyongyang continua a fare la voce grossa. Nei giorni pari fa esplodere ordigni nucleari, in quelli dispari tira qualche missile in giro per il mondo. La diplomazia internazionale risponde con l’embargo su vestiti e intimo.
Se si vive in Italia ci si sente – non troppo a ragione – al sicuro. La Corea è lontana, non importa se del Nord o del Sud. Se invece ce l’hai per oltre 1400 chilometri vicina di casa, le cose sono diverse. Gli “esperimenti” di Kim-Jong-un si sentono perché ti trema – letteralmente – la terra sotto i piedi per i terremoti generati dalle esplosioni nucleari. Di prova, dicono.
Interessante allora riportare quanto scritto dall’autorevole Global Times, anche perché stampa autorizzata dal Partito del Popolo cinese, su come Pechino risponde alle azioni – da queste parti non si parla di provocazioni – di Pyongyang. Quando la Corea del Nord conduce quelle che vengono diplomaticamente chiamate “prove nucleari”, il Ministero degli Affari Esteri della Cina, come tutti d’altronde, rilascia dichiarazioni: ovviamente si oppone fermamente e condanna il tutto. La cosa è talmente regolare che si può ragionevolmente pensare che sulle scrivanie dei ministeri degli Esteri di mezzo mondo ci sia un pre-stampato, cui basta aggiungere la data per darlo ai media.
In occasione dell’esplosione della bomba – pare – all’idrogeno, hanno anche aggiunto che: “La scelta è sbagliata, Pyongyang ha violato le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e ha leso la volontà della comunità internazionale. Questo test porta a un’ulteriore crescita delle tensioni e aumenta il rischio che la situazione vada fuori controllo a causa di possibili errori di valutazione e decisione”. Corretto, molto elegante e diplomatico.
La realtà è che la Cina è molto più preoccupata di quanto non voglia fare credere. Esplodere ordigni nucleari comporta sempre e comunque il rischio di rilascio di radiazioni o di materiali radioattivi. Il fatto che non sia accaduto per le cinque esplosioni nucleari precedenti non lascia comunque tranquilli.
L’ultimo test nucleare e i recenti lanci del Hwasong-14, missile balistico a lunga gittata, dimostrano che Pyongyang è determinato a ottenere capacità di deterrenza nucleare e a non volere cedere alle pressioni internazionali esterne. La questione nucleare nordcoreana ha ora raggiunto un punto di stallo.
“Di fronte a una situazione così complessa, la Cina ha bisogno di una mente sobria e ridurre al minimo i rischi che la società cinese deve sopportare”, dice il governo di Pechino. “La sicurezza delle regioni nordorientali della Cina è una priorità. Dobbiamo rendere chiari a Pyongyang attraverso vari canali che i suoi test nucleari non possono mai contaminare le province nordorientali della Cina. La sicurezza strategica della Cina e la sicurezza ambientale sono per la Cina limite invalicabile. Se la Corea del Nord attraversa questa linea, i legami Sino-Nord Coreani si romperanno”. Messaggio più tecnico e meno diplomatico, ma certamente chiaro. Meno chiaro quali siano i vari canali cui si accenna, ma suona di minaccia.
L’opinione pubblica cinese, perché esiste, è decisamente arrabbiata con la Corea del Nord e il governo dichiara di volere evitare reazioni istintive e il ricorso a mezzi estremi quale un embargo totale. Lo fa a ragione veduta. Se la Cina interrompe completamente la fornitura di petrolio alla Corea del Nord o addirittura chiude il confine, non ha comunque certezza di potere impedire a Pyongyang di condurre ulteriori prove nucleari e lanciare missili. Anzi, probabile che si ottenga l’effetto contrario, ovvero un’accelerazione delle attività.
La Cina prende in considerazione la possibilità di un confronto fra Corea del Nord e Usa, ma già da ora prende le distanze. Se dovrà esserci conflitto fra Cina e Corea del Nord è una questione che riguarda solo la Cina e il suo ruolo nello scacchiere politico-militare internazionale. In altre parole, la Cina non si allea con nessuno. I suoi panni sporchi se li lava in casa. Se Usa e Seul vogliono schiantare il caro dittatore di Pyongyang facciano pure, sapendo però che gli interessi nazionali della Cin sono altri. Posizione alquanto sibillina, ma strategicamente valida per riservarsi qualsiasi decisione o azione futura. Riassumendo, se le attività nucleari della Corea del Nord non contaminano le regioni nordorientali della Cina, la Cina sta buona a guardare gli sviluppi della faccenda; se gli Stati Uniti e Seul se la piantano di mettere pressione su Pyongyang, generando un senso di insicurezza, la Nord Corea se la smette con il suo piano di sviluppo nucleare che considera la sola garanzia per la sopravvivenza del suo regime; se Usa e Corea del Sud attaccano la Corea del Nord, la Cina si riserva le sue decisioni in merito.
Non scherza. La Cina si considera, ed è, una grande potenza e le sue agende e interessi sono sempre e comunque definite a livello globale. Considera la questione coreana solo un piccolo, sgradevole disturbo che non merita di certo la sua attenzione.
Di tutti i messaggi, questo è quello che rende agitate le notti dei Presidenti Trump e Moon Jae-in, mentre Kim Jong-un non lo fa dormire proprio.
Andrea Aparo von Flüe
Fisico, docente universitario a Roma
Mondo - 15 Settembre 2017
Cronache pechinesi, le bombe di Kim ad appena 1400 km di distanza
Il caro dittatore di Pyongyang continua a fare la voce grossa. Nei giorni pari fa esplodere ordigni nucleari, in quelli dispari tira qualche missile in giro per il mondo. La diplomazia internazionale risponde con l’embargo su vestiti e intimo.
Se si vive in Italia ci si sente – non troppo a ragione – al sicuro. La Corea è lontana, non importa se del Nord o del Sud. Se invece ce l’hai per oltre 1400 chilometri vicina di casa, le cose sono diverse. Gli “esperimenti” di Kim-Jong-un si sentono perché ti trema – letteralmente – la terra sotto i piedi per i terremoti generati dalle esplosioni nucleari. Di prova, dicono.
Interessante allora riportare quanto scritto dall’autorevole Global Times, anche perché stampa autorizzata dal Partito del Popolo cinese, su come Pechino risponde alle azioni – da queste parti non si parla di provocazioni – di Pyongyang. Quando la Corea del Nord conduce quelle che vengono diplomaticamente chiamate “prove nucleari”, il Ministero degli Affari Esteri della Cina, come tutti d’altronde, rilascia dichiarazioni: ovviamente si oppone fermamente e condanna il tutto. La cosa è talmente regolare che si può ragionevolmente pensare che sulle scrivanie dei ministeri degli Esteri di mezzo mondo ci sia un pre-stampato, cui basta aggiungere la data per darlo ai media.
In occasione dell’esplosione della bomba – pare – all’idrogeno, hanno anche aggiunto che: “La scelta è sbagliata, Pyongyang ha violato le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e ha leso la volontà della comunità internazionale. Questo test porta a un’ulteriore crescita delle tensioni e aumenta il rischio che la situazione vada fuori controllo a causa di possibili errori di valutazione e decisione”. Corretto, molto elegante e diplomatico.
La realtà è che la Cina è molto più preoccupata di quanto non voglia fare credere. Esplodere ordigni nucleari comporta sempre e comunque il rischio di rilascio di radiazioni o di materiali radioattivi. Il fatto che non sia accaduto per le cinque esplosioni nucleari precedenti non lascia comunque tranquilli.
L’ultimo test nucleare e i recenti lanci del Hwasong-14, missile balistico a lunga gittata, dimostrano che Pyongyang è determinato a ottenere capacità di deterrenza nucleare e a non volere cedere alle pressioni internazionali esterne. La questione nucleare nordcoreana ha ora raggiunto un punto di stallo.
“Di fronte a una situazione così complessa, la Cina ha bisogno di una mente sobria e ridurre al minimo i rischi che la società cinese deve sopportare”, dice il governo di Pechino. “La sicurezza delle regioni nordorientali della Cina è una priorità. Dobbiamo rendere chiari a Pyongyang attraverso vari canali che i suoi test nucleari non possono mai contaminare le province nordorientali della Cina. La sicurezza strategica della Cina e la sicurezza ambientale sono per la Cina limite invalicabile. Se la Corea del Nord attraversa questa linea, i legami Sino-Nord Coreani si romperanno”. Messaggio più tecnico e meno diplomatico, ma certamente chiaro. Meno chiaro quali siano i vari canali cui si accenna, ma suona di minaccia.
L’opinione pubblica cinese, perché esiste, è decisamente arrabbiata con la Corea del Nord e il governo dichiara di volere evitare reazioni istintive e il ricorso a mezzi estremi quale un embargo totale. Lo fa a ragione veduta. Se la Cina interrompe completamente la fornitura di petrolio alla Corea del Nord o addirittura chiude il confine, non ha comunque certezza di potere impedire a Pyongyang di condurre ulteriori prove nucleari e lanciare missili. Anzi, probabile che si ottenga l’effetto contrario, ovvero un’accelerazione delle attività.
La Cina prende in considerazione la possibilità di un confronto fra Corea del Nord e Usa, ma già da ora prende le distanze. Se dovrà esserci conflitto fra Cina e Corea del Nord è una questione che riguarda solo la Cina e il suo ruolo nello scacchiere politico-militare internazionale. In altre parole, la Cina non si allea con nessuno. I suoi panni sporchi se li lava in casa. Se Usa e Seul vogliono schiantare il caro dittatore di Pyongyang facciano pure, sapendo però che gli interessi nazionali della Cin sono altri. Posizione alquanto sibillina, ma strategicamente valida per riservarsi qualsiasi decisione o azione futura. Riassumendo, se le attività nucleari della Corea del Nord non contaminano le regioni nordorientali della Cina, la Cina sta buona a guardare gli sviluppi della faccenda; se gli Stati Uniti e Seul se la piantano di mettere pressione su Pyongyang, generando un senso di insicurezza, la Nord Corea se la smette con il suo piano di sviluppo nucleare che considera la sola garanzia per la sopravvivenza del suo regime; se Usa e Corea del Sud attaccano la Corea del Nord, la Cina si riserva le sue decisioni in merito.
Non scherza. La Cina si considera, ed è, una grande potenza e le sue agende e interessi sono sempre e comunque definite a livello globale. Considera la questione coreana solo un piccolo, sgradevole disturbo che non merita di certo la sua attenzione.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".