Nuovo record del debito pubblico italiano: a luglio è stato pari a 2.300 miliardi, in aumento di 18,6 miliardi rispetto al mese precedente e dell’1,9% rispetto a luglio 2016. In un anno la quota in mano a Bankitalia è aumentata del 44%, passando da 230 a 330 miliardi. Un dato che riflette gli acquisti di titoli del Tesoro fatti da via Nazionale nel quadro del Quantitative easing lanciato dalla Bce. Di conseguenza l’istituto centrale detiene ora il 14,5% del totale del debito, contro il 6,2% di luglio 2015.

Si tratta di una percentuale tra le più elevate delle economie del G7: ad esempio, in base agli ultimi dati la Federal Reserve dopo i pesanti interventi seguiti alla crisi finanziaria detiene titoli del Tesoro Usa per 2.465 miliardi di dollari, pari al 12,4% del totale (19.845 miliardi). Molto superiore però il peso del debito pubblico di Tokyo nel bilancio della Bank of Japan: su un totale pari a 8.088 miliardi di euro a banca centrale nipponica ne ha in pancia il 37%, 3mila miliardi di euro.

Dal bollettino della stessa Banca d’Italia emerge che l’incremento del debito riflette l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (per 32,9 miliardi, a 85,6) in parte compensato dall’avanzo di cassa delle amministrazioni pubbliche (13,3 miliardi). Il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 19 miliardi, mente è calato di 400 milioni quello delle amministrazioni locali. Quanto agli enti di previdenza il debito “è rimasto pressoché invariato”.

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