Secondo i coltivatori del modenese c'è il rischio che il nuovo proprietario del gruppo compri il mosto altrove, come consentito dal disciplinare. L'ente che tutela il balsamico al contrario ritiene che il marchio Igp sia sufficiente per salvaguardare il legame con il territorio. E che l'acquisizione sia una prova di forza perché "grandi gruppi accettano tutte le regole e le logiche dei prodotti della tradizione"
E’ successo alla birra, al latte, al gelato, alla pasta. E ora, con l’acquisizione da parte della britannica Abf (Associated British Foods) di Acetum Spa, la maggiore azienda nella produzione e nella distribuzione dell’aceto modenese Igp, anche l’oro nero dell’Emilia non sarà più in mano a imprenditori italiani. Un altro duro colpo per il made in Italy, a detta di Coldiretti, secondo la quale tre marchi storici dell’alimentare su quattro sono già in mani straniere. Il rischio, secondo l’organizzazione, è che l’operazione possa incidere negativamente anche sulla qualità del prodotto: “Ci auguriamo che il cambiamento di proprietà da mani italiane a mani estere non significhi lo spostamento delle fonti di approvvigionamento della materia prima a danno dei coltivatori modenesi che offrono il prodotto agricolo di più alto standard qualitativo” ha commentato il presidente di Coldiretti Modena, Francesco Vincenzi.
Frena invece gli allarmismi il Consorzio per la tutela dell’aceto balsamico di Modena, che ha invece accolto con favore il fatto che un colosso come l’Abf si sia interessato all’aceto balsamico, che dopo il Prosciutto di Parma e il Parmigiano Reggiano è il prodotto più imitato al mondo, rivolgendosi direttamente alla sua terra d’origine: “In un mondo in cui grosse aziende decidono di percorrere la strada della contraffazione o dell’imitazione e dell’evocazione del nostro prodotto per cercare di rubarne la reputazione ingannando il consumatore – spiega a ilfattoquotidiano.it il direttore del Consorzio Federico Desimoni – varie società anche di provenienza estera scelgono di impegnarsi per la produzione e la tutela dell’aceto balsamico di Modena originale”.
L’azienda di Cavezzo, che nel 2016 ha realizzato vendite per 103 milioni di euro in oltre 60 paesi, continuerà la sua produzione in Emilia nonostante il cambio al vertice dell’azienda leader. E’ vero infatti che la proprietà di Acetum finirà in mano a imprenditori stranieri, ma il marchio Igp, così come il Dop, salvaguardano il legame dei prodotti ai territori d’origine. Quindi l’aceto balsamico, con una produzione che nel 2016 ha superato i 94 milioni di litri e che viene esportata per oltre il 90 per cento, continuerà a essere prodotto a Modena. “Nel mondo delle Dop e delle Igp, non sono le eccellenze italiane a venire acquisite – continua Desimoni – ma proprio il contrario: sono i nostri territori e i nostri prodotti che hanno la forza di inglobare nel sistema anche grandi gruppi che accettano di venire nel territorio, di entrare nel sistema produttivo e normativo, accettando tutte le regole e le logiche dei prodotti della tradizione e della qualità”.
Per Coldiretti invece le garanzie non sono così rassicuranti, a partire dal fatto che nel caso di Acetum la società acquirente proviene da un paese che con la Brexit si pone fuori dall’Unione europea, che riconosce le norme sulla denominazione di origine. Inoltre il disciplinare per l’aceto balsamico Igp dell’Ue, spiega l’organizzazione, ammette l’uso di mosti provenienti da tutto il mondo e “l’utilizzo di prodotto agricolo estero rischia di aumentare con l’acquisizione da parte di società straniere”. L’origine delle materie prime dunque sarebbe a rischio e per Coldiretti potrebbe avere conseguenze anche sull’economia locale. “Nel mondo il termine ‘aceto balsamico’ rievoca chiaramente la nostra provincia – aggiunge il presidente Vincenzi. – L’acquisizione da parte di un gruppo straniero rischia di far perdere la connotazione territoriale del prodotto per farlo finire nel mare magnum indistinto della produzione agroalimentare mondiale, mettendo a repentaglio l’intero sistema economico territoriale”.
Nell’azienda Acetum, che neanche il terremoto del 2012 era riuscito a fermare per più di un giorno e mezzo nonostante i danni alle acetaie e agli stabilimenti abbiano richiesto diverso tempo per la ricostruzione, i due fondatori Cesare Mazzetti e Marco Bombarda rimarranno nei ruoli di presidente e direttore del business. Nel 2015 i due avevano ceduto l’80 per cento delle quote al Fondo Clessidra, che a sua volta lo ha passato all’Abf, conosciuta in Italia per la distribuzione del tè Twinings e la catena d’abbigliamento Primark.