Condannato a 4 anni e 6 mesi di carcere Mehdi Hamil, marocchino di 26 anni ritenuto un aspirante foreign fighter in procinto di unirsi all’Isis. La sentenza è stata emessa dal gup di Catanzaro. Su richiesta del procuratore Nicola Gratteri, dell’aggiunto Giovanni Bombardieri e del sostituto Paolo Petrolo, Hamil era stato arrestato dalla Digos nel gennaio 2016 a Luzzi, in provincia di Cosenza, ed era pronto a raggiungere Siria e Iraq per combattere al fianco delle milizie del Califfato.
“Entrato in Italia dalla frontiera di Fiumicino – si legge nella sentenza del Tribunale del Riesame che aveva confermato l’arresto – aveva chiesto ed ottenuto un permesso di soggiorno, rilasciato il 17 giugno 2005, per ricongiungimento ai propri familiari residenti a Luzzi. Concreti elementi deponevano per la concreta possibilità che Hamil Mehdi potesse essere partito alla volta della Siria con l’intenzione di combattere a fianco dei guerriglieri dell’Is”.
La Digos e il Servizio centrale Antiterrorismo lo tenevano sotto controllo da più di sei mesi, da quando nel luglio 2015 è stato bloccato a Istanbul. Secondo le autorità turche, che lo hanno rispedito in Italia, probabilmente Hamil Mehdi stava per arruolarsi nell’Isis. Nello zaino aveva un paio di pantaloni militari, un tappetino per la preghiera e un libro sui comportamenti del buon musulmano che vuole rispettare il Corano. Inoltre, il giovane marocchino aveva con sé 800 euro in contanti e due cellulari.
Il giovane marocchino si era giustificato sostenendo di aver raggiunto la capitale turca per 10 giorni di preghiera in una moschea più grande. Una versione ritenuta poco credibile e incompatibile con il biglietto di sola andata e con il “bagaglio leggero” del presunto jihadista.
Rispedito a Fiumicino, sono stati proprio i due telefoni a fornire alla Dda di Catanzaro gli elementi che hanno portato all’arresto. E se dalle indagini è emerso che il giovane si era allontanato da casa all’insaputa dei genitori, i tabulati hanno consentito agli inquirenti di ricostruire i contatti di Hamil con soggetti vicini al terrorismo. Nelle ore in cui è stato fermato a Istanbul e prima di imbarcarsi per l’Italia, infatti, il suo cellulare ha registrato strane triangolazioni con un numero che, a sua volta, era in contatto con Anas El Abboubi, coinvolto nell’operazione “Screen shot” della Digos di Brescia perché ritenuto capo fondatore della filiale italiana del movimento ultraradicale “Sharia 4“.
Dal cellulare di Hamil, inoltre, è stato più volte digitato il numero di un’utenza belga che è risultata in contatto con Ayoub El Khazzani, l’attentatore arrestato sul treno Amsterdam-Parigi nell’agosto 2015.
Non solo chiamata a esponenti radicali. Analizzando la memoria del suo telefonino, gli investigatori hanno verificato che Hamil consultava link che “riconducevano – scrive il gip nell’ordinanza – a siti e materiali di propaganda riferibili all’organizzazione terroristica del Califfato”.
Secondo la ricostruzione dei pm, Hamil non voleva realizzare attentati in Italia, “ma la frustrazione per non essere riuscito a raggiungere gli scenari di guerra” avrebbe potuto portare il giovane marocchino a trovare un ripiego in Europa per la sua “guerra santa”.