Il ragazzaccio compie 40 anni, i siti British lo celebrano, il loro eroe ruvido, macho, sexy, l’opposto al concetto di gentleman. L’unico londinese plausibile nel selvaggio West o in una palestra di boxe dei bassifondi, tatutato e strafottente, eppure “a piece of ass” dal talento sconfinato. Perché come tanti suoi connazionali attori, Tom Hardy è un animale formato sul palcoscenico ancor prima che una super star di Hollywood e, a detta di molti, l’erede di Marlon Brando anche per evidente somiglianza fisica.
Nel 2011 aveva ancora il suo MySpace e lì si autodefiniva, “Sono fluido e diretto, recito per vivere, adotto personaggi perché mi pagano, e la recitazione è un linguaggio in cui sono nato, di famiglia. Ho sempre voluto essere qualcun altro, d’altra parte non è astrofisica, è facile, e ora ho trovato una scusa per mentire a me stesso, spero di non farmi travolgere dal “vivere in un sogno”. Che è un posto così solitario..”. Nelle sale, di questi tempi, lo possiamo “intuire” (più che vedere, essendo sempre rivestito di casco) nell’ultimo capolavoro di Nolan, Dunkirk, “Siccome Tom è Tom, quello che riesce a fare con un solo occhio supera di gran lunga quello che tanti altri attori possono fare recitando con il corpo intero. È un uomo dal talento straordinario”. Dice di lui l’amico Chris, che l’ha voluto in Inception (2010) per poi consacrarlo nel villain Bane ne Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno (2012).
D’altra parte Edward Thomas Hardy è figlio d’arte, con tanto di papà “Chips” commediografo (con lui ha ideato e prodotto per la BBC la spettacolare serie tv Taboo) e mamma artista: la famiglia agiata e mentalmente aperta, l’ha fatto studiare nelle migliori scuole, incluso il Drama Centre London dove ha condiviso alcune classi con l’altro grande talento suo coetaneo, Michael Fassbender. Ciò non gli ha impedito – anzi forse lo ha incentivato – verso un abuso di droghe (la dipendenza da crack rientra fra i suoi momenti più oscuri), alcool e tutto quanto si possa immaginare “eccessivo”:
Tom non si è fatto mancare nulla, specie le donne (non sempre trattate coi guanti…) essendo già al secondo divorzio e con un figlio oggi di 9 anni. Eppure il suo essere “over the top” trova misura nell’aderire ai ruoli, che sarebbe sbagliato individuare solo da superman maledetto/bad guy benché questi abbiano la prevalenza: dai muscolari Bronson (2008) di Nicolas Winding Refn e Warrior (2011) di Gavin O’Connor, al contrabbandiere “orso” in Lawless (2012) di John Hillcoat fino al feroce nemico di Leonardo DiCaprio in Revenant (2015) di A. G. Iñárritu, personaggio che gli è valsa la sua prima candidatura all’Oscar.
Hardy, infatti, è gigantesco anche da “nascosto” come suggerisce Nolan, o da seduto in auto mentre monologa sul senso della vita in Locke (2013) dell’amico Stephen Knight (che poi l’ha diretto in Taboo, di cui attendiamo la seconda stagione…): qui recita un intero film da solo, ed è supremo. Prossimamente l’attore nativo del quartiere londinese di Hammersmith lo vedremo diretto dal grande talento del cinema cileno Pablo Larraìn in The True American, dramma post 11/9 sull’odio profondo che tale tragedia ha purtroppo innervato in alcuni cittadini americani.