Era il simbolo dei soccorsi e dell’accoglienza ai migranti. Tanto da ritrovarsi, l’anno scorso, tra i candidati al premio Nobel per la pace. Oltre che protagonista di Fuocoammare, il film di Gianfranco Rosi che ha vinto l’Orso d’oro a Berlino. Ora Lampedusa dice basta. O almeno è quel che vorrebbe – come annunciato in campagna elettorale – il nuovo sindaco Totò Martello, eletto nel giugno scorso al posto di Giusi Nicolini con l’appoggio di un pezzo di Pd. “Chiedo che venga chiuso l’hotspot (centro di prima accoglienza e identificazione, ndr), una struttura inutile che non serve a niente”, ha detto Martello all’Ansa. Una provocazione diretta al governo, che secondo il primo cittadino e albergatore ha “abbandonato” l’isola. Non solo per il caso delle tasse finora sospese e adesso chieste indietro tutte in una volta. “Ho l’impressione che voglia fare del terrorismo“, ha ribattuto a distanza Nicolini, vincitrice del Premio Unesco per la Pace, voluta da Matteo Renzi nella nuova segreteria nazionale dem e considerata l’amministratrice-simbolo dell’emergenza immigrazione in Italia. “Si sta cercando di ricreare quel clima di paura che c’era a Lampedusa prima della mia elezione, quando si amministrava l’isola con la logica emergenziale”. “Sono sorpreso, io vedo un’isola vivibilissima“, aggiunge il parroco di Lampedusa, don Carmelo La Magra. Martello ha fatto sapere che “non accetta provocazioni da chi ha perso le elezioni“.
Il nuovo sindaco: “Bar pieni di tunisini che molestano donne” – “Minacce, molestie, furti. Lampedusa è al collasso, le forze dell’ordine sono impotenti, nel centro ci sono 180 tunisini molti dei quali riescono tranquillamente ad aggirare i controlli: bivaccano e vivono per strada”, è il racconto di Martello. Che era già stato primo cittadino dell’isola per due turni, fino al 2001, e all’ultima tornata ha battuto a sorpresa la Nicolini. “I bar sono pieni di tunisini che si ubriacano e molestano le donne. Ricevo decine di messaggi di turisti impauriti, gli albergatori, i commercianti e i ristoratori subiscono quotidianamente, non ce la fanno più”, è la denuncia di Martello. “Nonostante il centro sia presidiato da polizia, carabinieri e guardia di finanza, i tunisini entrano ed escono come e quando vogliono. Non c’è collaborazione fa parte delle istituzioni. Siamo soli. C’è un grave problema di ordine pubblico, chiedo l’intervento diretto del ministro degli Interni”. Poi, parlando a Rainews24, ha spiegato: “Noi dobbiamo poter stare tranquilli, ma ora non lo siamo. Noi siamo e saremo sempre accoglienti. Quando si cambiano le regole del vivere civile, serve ordine. E’ un problema di vivere civile. Dopo l’identificazione i migranti sono liberi di passeggiare in strada, così non va bene”.
Nicolini: “Furti? Solo una denuncia. Nessuna protesta dai turisti” – Il sindaco segnala diversi episodi: “Per due volte un fruttivendolo che si trova davanti alla stazione dei carabinieri ha subito il furto di fiaschi di vino. Ci sono furti continui nelle botteghe di abbigliamento e di alimentari, molestie nei confronti dei turisti. Se non si è grado di gestire questua situazione, poiché molti di questi sono delinquenti, che vengano messi in carcere“. “Basterebbe controllare il numero delle denunce presentate ai carabinieri”, risponde Nicolini. “A me risulta solo un furto da un negozio di frutta e verdura, inoltre l’isola è piena di turisti e non mi pare che ci siano state molestie da parte di tunisini”. L’ex sindaco, che oggi fa parte della segreteria nazionale del Pd, ammette tuttavia che dopo la chiusura della rotta libica si sta riaprendo un flusso di migranti provenienti dalla Tunisia. “Sono piccoli gruppi che arrivano con piccole barche, alcune delle quali riescono a raggiungere anche il litorale agrigentino per sfuggire ai controlli. Quelli che si trovano nell’hotspot di Lampedusa sanno di dover essere rimpatriati, il vero problema è quello di evitare di trattenerli a lungo nell’isola”. “Io vedo un’isola tranquilla e vivibilissima, piena di turisti”, aggiunge il parroco. “La presa di posizione del sindaco mi lascia sorpreso. Francamente non vedo il minimo problema. Il sindaco avrà avuto carte e dati alla mano perché se è vero quel che denuncia sarebbe grave. Magari ha qualche notizia più certa, ma io non vedo disordini”, sottolinea il sacerdote. “I tunisini arrivati sull’isola sono molto giovani e certamente rumorosi ma – insiste – io vedo un’isola serena e vivibilissima. Anche nei giorni scorsi ho portato delegazioni in visita a Lampedusa e i migranti sono quasi invisibili. E io non sono per nulla a conoscenza di disturbi e di reati. Il punto è che non si dovrebbe alimentare la diffidenza“.
I leghisti: “Soggetti borderline siano espulsi e rimpatriati” – Secondo la Lega-Noi con Salvini, i problemi di cui parla Martello sono “i risultati delle politiche del Pd di Renzi, di Crocetta e di Leoluca Orlando, i quali confermano ancora una volta la loro siderale distanza dalla vita reale”. “Dai migranti minacce, furti e molestie. Molti di questi sono delinquenti, vanno messi in carcere. Siamo abbandonati, lo Stato non collabora, bisogna chiudere l’hotspot: a dire queste parole non è un leghista sporco e cattivo, ma il sindaco di Lampedusa, di sinistra ex Pci“, commentano i deputati Alessandro Pagano e Angelo Attaguile, segretari regionali per la Sicilia del Carroccio. “Questa purtroppo è la realtà in quasi tutta Italia, non c’entra nulla la politica. Il tutto mentre oggi sono ripresi a centinaia gli sbarchi in Sicilia. Gli amministratori che si sporcano le mani tutti i giorni non ne possono più di questa situazione. Tutti questi soggetti borderline vanno subito espulsi e rimpatriati, e a chi possiede il permesso di soggiorno va immediatamente ritirato”.
L’hotspot attivo dal 2015 – L’hotspot per l’identificazione e registrazione dei migranti irregolari che dovrebbero poi essere ricollocati in altri Paesi Ue o rimpatriati è operativo sull’isola dal settembre 2015. Anche Nicolini ha più volte fatto presente che Lampedusa non è adatta ad ospitare quel tipo di struttura. “Con l’hotspot”, spiegava nel maggio 2016, “i tempi di trattenimento nel centro si sono allungati e sono cambiate le procedure per la richiesta d’asilo o altra forma di protezione internazionale. Con gli hotspot sono più i respinti e i rimpatriati che gli accolti e, tra questi, solo alcune nazionalità possono accedere alla relocation. Tutti gli altri sono destinati a rimanere in Italia, mentre vorrebbero raggiungere i paesi dell’Europa del nord. Tutto questo genera la sofferenza nelle strutture”.