L’estate ha decapitato l’Opposizione, che si è mobilitato contro papa Francesco prendendo spunto dalla sua apertura ai divorziati risposati dopo il Sinodo sulla famiglia del 2015.

In rapida successione, tra luglio e settembre, sono morti i cardinali Meisner e Caffarra, le figure più rappresentative del quartetto di porporati che un anno fa spedì al pontefice argentino il documento dei 5 Dubia, contestando la fondatezza dottrinale dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia redatta da Francesco. E chiedendogli successivamente – visto che a loro non era pervenuta nessuna risposta – un incontro (mai concesso).

Ma già si fa avanti un nuovo capofila dell’opposizione militante: il cardinale Mueller, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede silurato da papa Bergoglio.

Joachim Meisner, figura polifa di spicco dello schieramento conservatore tedesco, era una personalità molto forte, autorevole nel suo campo e capace a suo tempo di dire anche in faccia a Benedetto XVI di liberarsi del cardinale Bertone come Segretario di Stato (cosa che il biografo di Ratzinger, Peter Seewald, non ha avuto il coraggio di ricordare al pontefice emerito nel suo ultimo libro-intervista).

Meisner, già titolare della diocesi di Berlino e presidente della conferenza episcopale dell’allora Germania orientale e poi arcivescovo di Colonia, era dottrinalmente sulla stessa lunghezza d’onda con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, con il quale è rimasto in contatto sino all’ultimo. Non a caso Benedetto XVI, nel suo messaggio trasmesso al funerale di Meisner, ha rilanciato le note più pessimiste sullo stato della Chiesa nella situazione attuale. E dunque nel pontificato attuale. “… il Signore non abbandona la sua Chiesa anche se talvolta la barca è già sovraccarica al punto da rovesciarsi…”.

Carlo Caffarra, ex arcivescovo di Bologna, era la testa pensante del gruppo degli oppositori. Il suo scritto pubblicato sul Foglio resta l’attacco più lucido e inesorabile alla linea di misericordia di Francesco in tema di divorziati risposati. Non ingannino le parole con cui ha rifiutato veementemente l’etichetta di anti-Bergoglio: “Preferirei si dicesse che l’arcivescovo di Bologna ha un’amante piuttosto che ha un pensiero contrario a quello del Papa”. E non inganni nemmeno l’abbraccio cordiale di Francesco a Caffarra, quando i due si incontrarono a Carpi l’aprile scorso. Il rispetto reciproco formale è un costume fortemente introiettato nella tradizione ecclesiastica. Ma ciò non toglie che in tema di principi le posizioni possano essere inflessibili. E Caffarra è stato la punta di lancia di una opposizione non-negoziabile alle aperture dottrinali di Francesco.

Decapitata dei suoi esponenti più in vista l’Opposizione tuttavia permane ed è vasta. Come dice un esponente importante di Curia, “Francesco ha reso non chiare cose che erano molto chiare”. I divorziati risposati non possono ricevere la comunione. E’ la linea ribadita senza eccezioni da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

Naturalmente, teologicamente, è un punto di vista. Ma le guerre civili si basano sempre su punti di vista e visioni radicalmente opposte. Dentro la Chiesa l’opposizione, in tema dottrinale ma anche su alcune questioni liturgiche, è ramificata, mugugnante, attendista. Sicuramente il suo zoccolo duro parte dal 30 per cento della gerarchia ecclesiastica. E ora come suo esponente più visibile si sta portando avanti l’ex titolare del Sant’Uffizio, il cardinale Ludwig Gerhard Mueller. A Mannheim, presentando il suo ultimo libro sulla “missione del Papa”, Mueller ha attaccato nemmeno tanto velatamente la competenza teologica di Francesco. Affidarsi nelle questioni dottrinali soltanto all’ “ispirazione dello Spirito Santo” sarebbe gravemente sbagliato, ha suggerito. Poi ha citato il cardinale Bellarmino che nel ‘500 affrontò a brutto muso papa Clemente VIII, dandogli dell’incompetente in questioni teologiche: “Di queste cose Voi non capite niente!”.

Non è una posizione nuova quella del cardinale Mueller: già da prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede aveva detto pubblicamente che il suo compito era di “strutturare teologicamente”  la missione del Papa, perché Bergoglio “non è un teologo”. Ma adesso – la citazione di Bellarmino suona brutalmente eloquente – l’attacco del cardinale tedesco è frontale. Unitamente ad un’altra critica rivolta al ruolo della Segreteria di Stato vaticana: “Diplomazia e questioni di potere hanno oggi la priorità (in Vaticano) e questa è un’impostazione sbagliata che va corretta”.

Interessante la cornice della sortita pubblica di Mueller. La presentazione del suo libro era stata organizzata dalla nobildonna Gloria Thurn und Taxis, legatissima a Benedetto XVI. Era presente anche mons. Gaenswein, che si è mantenuto su posizioni riservate. Tuttavia, come ha scritto il cronista locale, dalle sue parole si è capito che esistono oggi nella Chiesa i Benedettini e i Francescani. E questo è un dato di fatto.

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