A Quintano e Pieranica le famiglie degli alunni hanno deciso di occuparsi personalmente dei pasti dei loro figli tramite il progetto "Il Buon cibo", che garantisce una dieta più sana e meno cara. E i sindaci sono stati costretti a sospendere il servizio pubblico
Basta con semolini, minestrine e cosce di pollo insipide: ora i genitori la mensa se la fanno da soli, meno cara e vegetariana. Accade in due piccoli comuni della provincia di Cremona: Quintano, 940 abitanti circa, e Pieranica, poco più di mille residenti. Da oggi la mensa comunale chiude i battenti. La maggior parte di mamme e papà che usufruivano della refezione organizzata dall’amministrazione comunale ha fatto due conti, si è organizzata in maniera autonoma, ha trovato un locale all’oratorio di Quintano, una gastronomia del posto con la quale avviare una collaborazione e ha dato il via a “Il buon cibo”, una mensa “sociale” (come a loro piace definirla) totalmente gestita da genitori e volontari. Nessun panino da casa. A Quintano e Pieranica per mesi le famiglie hanno progettato il “loro” sistema di refezione facendo una ricerca di mercato, studiando il menù, approfondendo le questioni legali, organizzando la gestione di questa attività che comporta la collaborazione di oltre quaranta genitori e una decina di volontari oltre al personale di “Radice Quadra”, la gastronomia vegetariana scelta per questo servizio. Una scelta non facile che ha causato un braccio di ferro tra i genitori e i sindaci delle due realtà, che non avendo più iscritti alla mensa (sono rimasti solo cinque bambini) hanno dovuto dire alle famiglie che non partecipano al progetto autogestito di tenersi i figli a casa.
“Da oggi – spiega Veronica Delcarro, coordinatrice del progetto – i nostri bambini non mangeranno più cibo industriale ma artigianale. Saranno tutte ricette fantasiose che mettono allegria. Abbiamo stipulato con la gastronomia un accordo: ogni venerdì ci mandano un menù con delle possibile alternative ed entro domenica le famiglie con i bambini possono scegliere cosa mangiare. Tutto ciò era impossibile alla mensa comunale dove i bambini non avevano scelta”. Una decisione che punta anche a far risparmiare soldi: “Prima pagavamo 150 euro al mese – spiega Veronica – indipendentemente dai giorni di presenza ora l’accordo stipulato con la gastronomia prevede cinque euro al giorno ad effettivo consumo. In questa cifra è compreso primo, secondo, acqua, pane, frutta o dolce, le spese per le vettovaglie e per la sorveglianza”. Non solo. La mensa fai da te è aperta anche a quei genitori che non usufruiscono sempre di questo servizio ma che per questioni di lavoro o personali si trovano ad avere questa necessità in maniera occasionale. Il tutto sarà vagliato da una nutrizionista che presto incontrerà anche le mamme e i papà per dare consigli affinché i bambini abbiano tra pranzo e cena una dieta non solo vegetariana ma equilibrata.
Nessun problema nemmeno con l’Asl: “C’è una circolare del ministero della Salute che chiarisce come il Comune su richiesta della famiglia debba garantire il menù vegetariano. Il nostro non necessita di una spedizione all’Asl ma ci siamo tutelati con delle specifiche richieste da parte dei genitori”. Da questa settimana saranno 20 i bambini che andranno a mangiare in oratorio: “Senza l’aiuto del parroco non saremmo riusciti in quest’impresa”, spiega la coordinatrice. Grazie ad un servizio di piedibus fatto da volontari saranno accompagnati dalla fermata dello scuolabus alla mensa dove ad accoglierli troveranno il personale di “Radice Quadra” e un gruppo di mamme e papà che si occuperanno una volta la settimana anche delle pulizie più accurate del locale. Resta solo un problema: se i bambini di Quintano hanno diritto ad essere accompagnati a casa dallo scuolabus, quelli del paese vicino di Pieranica non avranno la possibilità di raggiungere la mensa perché il sindaco Valter Raimondi ha per ora negato questa possibilità. Mamme e papà sabato scorso hanno protestato sotto le finestre dell’ufficio del primo cittadino ma l’amministrazione solleva problemi di ordine burocratico e assicurativo: “Gli enti pubblici non possono agire con la stessa libertà dei privati! Possono usufruire dello scuolabus solo i residenti dei nostri due comuni e non può essere utilizzato per scopi non conformi a iniziative organizzate dai comuni o patrocinati dagli stessi”.
Raimondi, tuttavia, lascia aperto uno spiraglio: “Vengano a parlami i cittadini del mio paese che hanno questa necessità. Lo facciano con una proposta e vedremo…”. Intanto oggi la mensa comunale non riaprirà: “Avevamo in atto – spiega il sindaco – un servizio che ritenevamo buono. Non sono mai arrivati reclami. I nostri costi (4 euro per il pasto; un euro per il vettovagliamento se effettivamente consumato e 2,50 per l’operatore) sono quelli cui dovevamo far fronte con un numero di bambini che non ci permetteva di abbassare i prezzi. E’ chiaro che ora le famiglie risparmieranno 50 euro ma abbiamo fatto tutto quello che potevamo garantendo sempre un servizio di qualità”. Intanto ieri si sono svolte le prove generali prima della grande partenza di oggi.